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 2020  settembre 06 Domenica calendario

Biografia di Pierre Gasly

Non scendeva più dal podio, Pierre Gasly. Ha cercato in tutti i modi di restare lassù sospeso almeno per un attimo da solo. E ci è riuscito. Forse per immaginarsi come avrebbe potuto essere con la marea sotto di lui. «Fatico ancora a crederci», ha provato a spiegare. «Non posso nemmeno descrivere quanto sono felice», ha solo detto. Felice e incredulo per sé e per l’AlphaTauri vincitori. Per la Marsigliese e Fratelli d’Italia quasi mixati, uno dopo l’altro. Un’esagerazione: tutto troppo, al di là di qualsiasi immaginazione concepibile nella Formula 1 della Mercedes e di Hamilton. Una F.1 apparentemente senza speranze né sogni per nessun altro che non guidi una Freccia Nera o che non si chiami Max Verstappen. Ma per fortuna a volte arrivano giorni così, in cui qualche favola è ancora possibile. In cui l’AlphaTauri, già Toro Rosso, gia Minardi, la piccola casa di Faenza diventa la prima squadra d’Italia. Era successo 12 anni fa su questa stessa pista, con un ragazzino sorridente e promettente che sarebbe poi diventato quattro volte campione del Mondo, Sebastian Vettel. E non era mai più ricapitato. Fino a ieri e fino a Pierre Gasly. Anche lui, come Vettel allora, alla prima vittoria in carriera. Che nel suo caso è anche una grande e godutissima rivincita.


Il rilancio
Quasi una vendetta, da servire alla Red Bull, sua protettrice e matrigna. E da sbattere in faccia a Helmut Marko, patron e patrigno che se lo è preso in Formula 1, in Toro Rosso, nel 2017, a campionato in corso. Che lo ha promosso in prima squadra per il 2019. Salvo poi redbullizzarlo, nel bizzarro e spietato stile della casa, rimandandolo cioè indietro in Toro Rosso dopo il GP di Ungheria, poco più di un anno fa, quando era sesto in classifica con 63 punti. Una bocciatura, a favore di Alex Albon. «È una scelta che mi ferisce», disse allora Pierre. Dalla quale si è presto rimesso in piedi. A Interlagos ha stupito tutti, arrivando secondo, più giovane francese di sempre su un podio di F.1. «Il più bel giorno della mia vita», lo aveva definito allora. Il più bel giorno fino a ieri.


L’eredità di famiglia
Fino alla vittoria quasi in casa, visto che ormai da qualche mese vive a Milano, nel quartiere del Bosco Verticale e di Piazza Gae Aulenti e che, senza tradire il suo PSG, conta di andare presto a vedere il Milan. “Il Milanese” lo sentiamo definire in telecronaca, in una quasi citazione del più celebre dei francesi che amava farsi chiamare così: Stendhal, che se lo è fatto persino scrivere sulla tomba: “Henri Beyle, Le Milanais”. Più prosaicamente: la storia di Gasly ha radici in Normandia, a Rouen. Dove è nato in una famiglia di quelle che ti segnano il destino. Nonno Jean è stato nazionale di kart, nel 1961; papà Jean-Jacques, sempre coi kart, ha vinto il campionato di Normandia e poi anche quello nazionale di Endurance. Ma è nonna Evelyn il vero fenomeno, perché anche lei è stata campionessa normanna coi kart. Dal che si capisce l’entusiasmo condiviso in casa, ma anche che Pierre non ha la storia di altri rampolli suoi avversari. Ha quattro fratelli maggiori e, per capirci, il kart regalo di Natale a otto anni è stato un sacrificio. Con un patto stipulato con mamma Pascale: «Corri solo se sarai il primo della classe». Se ci sia sempre riuscito non è dato a sapersi. Ma di certo ha corso. «Sul podio ho ripensato a tutti loro – ha detto ieri Pierre - alla famiglia, ai miei amici, a tutto quello che c’è dietro questa vittoria». E cioè alle prime uscite al circuito di Anneville-Ambourville. Ai successi (tre) al campionato di Normandia, come papà e nonna. E poi al salto: campione di Francia nel 2010, a 14 anni. Così da entrare nell’orbita Red Bull. Col successo nel Formula Renault 2.5 del 2013. E col 2° posto che forse un po’ gli brucia ancora l’anno dopo, sempre in Formula Renault, un vecchio conto forse chiuso ieri, perché era stato dietro Carlos Sainz. Poi è arrivata la GP2: qualche apparizione nello stesso 2014, il titolo nel 2016 con la Pramac, davanti ad Antonio Giovinazzi. Fino alla chiamata di Marko. E fino a ieri.


Il più giovane francese
Era da Olivier Panis a Montreal 1996 che un francese non vinceva in F.1. «Me lo dicevo da tempo che era ora di far finire questa attesa», ha sorriso lui ieri. Ed era dal 1989 che un francese non saliva in cima al podio di Monza. L’ultimo era stato Alain Prost. «Io non volevo più scendere perché nella vita non sai mai quante volte puoi goderti momenti così». Con un particolare: che nessuno dei connazionali suoi predecessori è stato precoce come lui. Nella F.1 dei Norris e dei Verstappen, Pierre Gasly — a 24 anni — è il più giovane francese a vincere in F.1. Ha fatto più in fretta anche dello stesso Prost. Bel presagio. Che mamma Pascale ha chiaro da sempre. Fin dal debutto del suo Pierre in F.1, nel 2017, quando sentenziò: «Essere in F.1 è buono, ma lui vuole diventare campione del Mondo».