Corriere della Sera, 6 settembre 2020
Jane Fonda si racconta
L’occasione per raccontarsi è la pubblicazione del nuovo libro, Cosa posso fare? La verità sui cambiamenti climatici, e, se serviva la conferma che 82 anni non possono essere una scusa per abbandonare attivismo e proteste, eccola: «Non ho paura». Jane Fonda non l’aveva all’epoca del Vietnam e non l’ha ora, nonostante cinque arresti poco prima della pandemia e gli attacchi del presidente americano Donald Trump. La ragione è che cercare di cambiare ciò che non va, la fa sentire viva: l’iniziativa creata a Washington l’anno scorso, «Fire Drill Fridays», manifestazioni settimanali con il motto «la nostra casa è in fiamme, unitevi a noi», le ha permesso di ritrovare il buonumore e l’energia di sempre. «Mi sentivo giù, ero depressa perché tutto stava andando a rotoli. Quando ho capito cosa dovevo fare è passato tutto».
«Mi succede molto raramente di avere paura», ha raccontato a Hadley Freeman, giornalista e scrittrice che l’ha intervistata per il quotidiano britannico Guardian. «Non so come mai. Mi sono trovata in situazioni di ogni tipo. Mi hanno sparato addosso, mi sono scoppiate bombe accanto. Niente. Forse l’unica cosa a farmi un po’ di paura è l’intimità emotiva. Ecco dove risiedono i miei timori».
Humour, fascino e intelligenza emergono dalla chiacchierata con Freeman così come dal libro che Fonda ha scritto, in parte biografia, in parte guida a come protestare in modo efficace. E chapeau: Jane Fonda dopotutto ha inventato un nuovo genere. Le sue lezioni di aerobica hanno dato il via a un’industria, quella del fitness in televisione, che ancora ora vive un momento d’oro, ma furono create per raccogliere fondi per il Centre for Economic Democracy, charity fondata assieme al secondo marito, Tom Hayden (raccolsero 17 milioni di dollari). Oggi, a dimostrazione della grande sintonia con le nuove tendenze e il fiuto per la comunicazione, si è spostata su TikTok (app cinese al centro delle polemiche negli Stati Uniti). Danza e attivismo. «È divertente – dice – e attira un pubblico nuovo, più giovane».
Se la pandemia non è riuscita a rallentare il suo impegno umanitario – le proteste del venerdì online hanno attratto milioni di persone – non accennano a diminuire né il lavoro (le riprese della nuova serie di Grace e Frankie, sceneggiato di Netflix, cominciano il mese prossimo) né l’attenzione per il fisico e l’aspetto. «Nonostante tutto – ha spiegato – mi incaglio sull’idea che se non hai l’aspetto giusto nessuno ti vorrà bene, così ho sempre cercato di avere l’aspetto giusto. Quando sei povero ti tagli, quando sei ricco ti fai la plastica».
L’amore per il padre Henry – piange durante l’intervista ammettendo di guardare e riguardare Sul lago dorato, suo e loro ultimo film – ha contribuito in parte ai suoi problemi con la bulimia. «Papà era ossessionato dalle donne magre, quando sono arrivata all’adolescenza parlava del mio aspetto solo quando ero troppo grassa», sottolinea. «Ho sempre cercato di uscire con uomini diversi da lui senza capire che in realtà li sceglievo uguali, nel senso che avevano difficoltà con l’intimità». Dall’incubo dei disturbi alimentari si è liberata attorno ai 40 anni, grazie «alla determinazione, la fede religiosa e la fortuna».
Continua l’attrice: «È successo così, che ho cominciato a cambiare, lo sentivo dentro il corpo, come quando due lati di te arrivano a combaciare e finalmente creano una persona sola».
Due Oscar, tre mariti, pochi rimpianti. «Ho cinque anni in più di quanti ne aveva mio padre quando morì e sono forte, sono più forte di lui, sono più forte di tutti gli uomini con cui sono stata. E ora, sto benissimo da sola».