Corriere della Sera, 5 settembre 2020
Marica Pellegrinelli parla dell’ex Ramazzotti
Su Whatsapp appare come «Patonfilù». «È il soprannome che mi ha dato mamma da piccola perché ero coccolona. Cantavo sempre quella canzone che faceva parim-pampum».
Marica Pellegrinelli è una bergamasca doc: è nata il 17 maggio 1988 sotto il segno del toro. Non gioca con le parole ed è una perfezionista nei cassetti degli armadi così come nella gestione della vita privata. A 31 anni ha già vissuto intensamente: laureata in Scienze dei beni culturali, ex signora Ramazzotti, è la mamma di Raffaella Maria, 9 anni e di Gabrio Tullio, 5. A 13 anni faceva già la modella, con il sogno di diventare un’attrice, poi sopito sotto il peso di una storia (fin troppo) importante – per citare Eros. Adesso però il sogno sta tornando.
«Ho frequentato corsi di recitazione fin da quando ero al liceo. E ora ho ricominciato a prendere lezioni private. Voglio tornare a fare provini, ma mi sono presa un periodo di assestamento. Mi sto concentrando sullo stare bene e sul vivere il presente, senza ansia per il futuro né rimorso per il passato».
La modella era predestinata. «Fin da piccola ero molto bella». Un vantaggio o un peso? «Una fortuna, in una società come la nostra, vieni accettata più facilmente. Certo, ho dovuto farci i conti. Da bambina ero timida, pensavo che mi volessero bene solo per il mio aspetto. Al liceo e all’università ero molto brava, ma se avevo l’esame con la prof donna mettevo la tuta e andavo con i capelli unti perché avevo capito che se ci andavo troppo carina il 30 non arrivava. Però i problemi sono altri. Il corpo va coltivato perché è l’involucro dell’anima».
Adesso Marica è la testimonial della campagna Yamamay, per la quale ha posato davanti all’obiettivo di Raffaele Marone con il corredo di vestaglie e pigiami in seta dalle stampe tropicali, ispirati ai disegni di Beppe Spadacini che decorano il resort sul Lago di Como che ha fatto da location (proprietà Cimmino, patron del brand). Lei, comunque, ha la stessa confidenza con la moda che un amministratore delegato ha con le cifre. «Ho uno scaffale di intimo. Scelgo in base all’abbigliamento e all’occasione; non andrei mai in palestra con un perizoma, se viaggio ho pigiami carini, 4 bottoni in seta blu perché potrei incontrare un cameriere o un truccatore e in quel caso ho una lingerie liscia senza ferretto. Sì, è tutto organizzato».
Si definisce «ordinata, empatica e trasversale»: «Ho amici molto diversi tra loro. E poi sono energetica, amo allenarmi la sera e andare a ballare. Veramente non sono concentrata sulla mia bellezza, anche se poi su Instagram calco un po’ questo aspetto perché per me è un lavoro, ma per il 95% del tempo sto con i miei figli. Mi sono data la regola che la mattina non tocco il telefono e sinceramente spero che questa febbre passi».
Ho ricon-quistato
la mia indi-pendenza anche economica, che in verità ho sempre cercato di conservare perché fon-damentale
A tavola è un’onnivora convinta. «Negli anni sono stata molto attenta alle reazioni del mio corpo, quindi c’è stato un momento in cui ho tolto tutto e fatto una lista dei cibi che mi alzavano l’energia e quelli che me la abbassavano, per esempio il riso; ho un approccio un po’ olistico. Tendo a dissociare gli alimenti e mangio 5-6 volte al giorno. Bevo tanta acqua lontana dai pasti, solo uno o due bicchieri di vino rosso se ho una cena. Sono un po’ noiosa da questo punto di vista. Anche per l’allenamento tendo a fare da sola. Mi piace la piscina, ricorro al personal solo se ho un servizio». Alquanto volitiva, è questo essere bergamaschi? «Hai un rigore interno. Dico sempre che il mio peggior difetto è la coerenza, ogni tanto bisognerebbe cambiare idea. A 14 anni ho deciso che se avessi avuto un figlio lo avrei chiamato Gabrio e difatti è andata così». Si commuove ricordando la sua città martoriata: «Non è stato facile, i miei genitori hanno avuto il Covid, mia nonna anche e ha perso un fratello. Però vedo nei bergamaschi una grande voglia di vivere, ora. È giusto dare una voce a tanti imprenditori che non riescono a dormire la notte. Sono vicina a Gianluigi Cimmino che si è messo in prima linea, lo stimo per questo, siamo amici».
«L’anno scorso ho fatto un anno off. Perché oltre al fatto che la separazione è una cosa molto forte e dolorosa, avevo bisogno di capire come riorganizzarmi. Negli ultimi dieci anni ho vissuto soprattutto la vita del mio ex marito, perché era talmente importante… da lui dipendono tante famiglie, è come una fabbrica. Io collaboravo (non stipendiata), sapevo cosa avrei fatto il lunedì di 18 mesi dopo; era tutto molto bello e mi ha permesso di conoscere tante persone diventate amiche».
«Mi sono ritrovata compagna/moglie a 23 anni, un ruolo abbastanza impegnativo, poi ho avuto due figli. Ho preferito fare la modella perché non volevo espormi troppo. Quando ti avvicini a un uomo così grande, tutto quello che hai fatto prima sparisce. Io comunque a 21 anni avevo già imbastito e fatto tante cose di qualità. Ero abbastanza matura, abitavo da sola, avevo trascorso un anno in Germania come modella. Da un momento all’altro mi ero fermata, perché dalla moda ero finita negli ingranaggi del gossip e quindi era difficile pensare di lavorare; avrebbe voluto dire scendere al compromesso di sfruttare la sua immagine».
«Finalmente mi sono presa i miei tempi per stare vicina ai bambini, poi ho lavorato molto come modella. Ho riconquistato la mia indipendenza anche economica che in verità ho sempre cercato di conservare perché penso che per una donna sia fondamentale».
Le letture notturne, saggistica, narrativa libri sul tantra e sull’arte. Niente best seller. «Ho appena finto “Il Soccombente” di Thomas Bernhard». Ha detto di aver provato amarezza per gli attacchi degli haters dopo la separazione: erano arrivati a definirla un’arrampicatrice. Che cosa le ha fatto più male? «Ma niente... C’è una serie di giornali che io neppure apro, ti fanno la foto con un amico e diventa il tuo fidanzato». Si riferisce a Paul Ferrari e Charley Vezza? «No. A Marco Boriello». Lo dica lei: è innamorata? «Dei miei figli e di me stessa; ho già amato fin troppo nella mia vita». Marica, ha capito perché gli amori finiscono? «Gli amori non finiscono. Io amo Eros, ma a un certo punto ti rendi conto che l’amore ti deve fare star bene e se non ti porta a essere felice e a realizzarti forse è meglio cercarlo in un’altra forma. Il nostro è stato un legame molto bello, ci siamo dati tanto, è un capitolo della mia vita che esiste ancora perché è sempre nella mia famiglia, comunque condividiamo le nostre case. Le persone cambiano e vale anche per lui. La nostra separazione è una cosa privata. Forse lo amo più di prima perché è stato molto doloroso separarci».