ItaliaOggi, 5 settembre 2020
Periscopio
«Sei socialista nelle budella. Se da noi finisse male, ti rifugi in Svezia?». Resterei qui. Per vivere la catastrofe con le persone cui voglio bene. Claudio Martelli, ex delfino di Craxi (Giancarlo Perna). La Verità.
Cossiga è stato anche il primo presidente della repubblica che ha fatto uso del sense of humour: i sui predecessori e successori furono collerici o stucchevoli, noiosi o pomposi. Ovvi e tromboni. Marcello Veneziani. La Verità.
Il calcio è la cosa più importante fra le meno importanti. Arrico Sacchi, più volte ct della nazionale italiana di calcio.
Il rivale gemello di Galimberti su Repubblica è Massimo Recalcati, il quale è rimasto aggrappato a Lacan, al suo meraviglioso modo di scavare le parole, etimologia, suono, nessuna è sinonimo dell’altra ma sviscerano l’abisso, eccetera. Una volta in tivù c’era padre Mariano, cappuccino; adesso si susseguono trasmissioni dove Recalcati, lacaniano, si addentra nel linguaggio dei baci, delle carezze. Renato Farina, Libero.
Vedo anche gente molto stimabile, miei colleghi, che parlano continuamente di sé, della loro cultura, di quello che sanno. Ma che bisogno c’è che qualcuno ti apprezzi? Io per esempio son presuntuosissima, non ho bisogno che gli altri mi apprezzino. Basto io che mi apprezzo così tanto che non ho bisogno di nessuno. Ma poi non ha senso, in un mondo come questo, che vive solo di insulti. Quando dici che sei di un’intelligenza superiore ti fanno solo una pernacchia. Natalia Aspesi (Arnaldo Greco). Linkiesta.
Se pensiamo solamente all’ambiente di lingua inglese troviamo George Bernard Shaw, Ernest Hemingway. John Boynton Priestley, Herbert George Wells. Poi, ovviamente, c’erano i poeti: Cecil Day Lewis, Stephen Spender, W.H. Auden. Si può tranquillamente affermare che le opinioni politiche di tali persone, tutte stupidamente adoranti il comunismo e l’Urss, non sarebbero oggi riproponibili. Alcune loro affermazioni erano stupide o funeste, altre semplicemente sciocche, ingenue o superficiali. Quelle di George Orwell invece, anche se da loro demonizzato, resistono perfettamente. Christopher Hitchens, La vittoria di Orwell. Scheiwiller, 2008.
Sono stato tra quelli che hanno girato la testa dall’altra parte. Aldo Schiavone lo avevo conosciuto, frequentato, stimato. E oggi penso che bisogna avere grande tenuta mentale, per superare quello che ha dovuto affrontare in una storia che la giustizia italiana inscriverebbe nei suoi tempi «normali». Una vicenda di peculato, di uso di denaro pubblico (cene, viaggi soprattutto), da cui Aldo Schiavone è uscito totalmente assolto (la sentenza della Cassazione ha confermato quella in appello). Schiavone è uno dei grandi storici del mondo antico (vi consiglio di leggere la nuova edizione de La storia spezzata, uscito da Einaudi, dove ricostruisce il destino della Roma imperiale e il suo declino e, distanza, dal mondo moderno). Oggi guarda con serenità all’accaduto. Non c’è risentimento, rancore, propositi di vendetta. Antonio Gnoli, la Repubblica.
La mentalità comunista è l’idea che il ricco ma anche semplicemente chi si stacca dalla mediocrità, costituisca un pericolo, una figura da cui diffidare, e attaccare e da demonizzare. Se poi questa diversità si realizza nella ricchezza, ecco l’odio di classe, su cui sono cresciuti prima i movimenti socialisti poi il Pci che l’ha diffusa per decenni. Gli ha poi dato man forte un certo cattolicesimo post-conciliare, che ha ripreso l’idea cattolica del denaro sterco del demonio in una chiave sud americana e genericamente pauperistica e stracciona. Marco Gervasoni, storico (Nicolaporro.it).
Un numero uno come l’amatissimo e gentilissimo Gianni Letta, plenipotenziario di Roma alta, mi ha interpellato solo due volte, una all’inizio e l’altra quasi alla fine della mia avventura in Rai. In entrambi i casi per segnalarmi persone che, secondo il suo modesto parere, avrebbero meritato attenzione, nell’interesse esclusivo dell’azienda. Per due volte, altrettanto amabilmente, l’ho ringraziato della segnalazione, a cui però non avrei dato esecuzione nel rispetto degli ambiti. Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019
Per festeggiare gli ottant’anni, Staino ha scritto Quell’idiota di Bobo (La Nave di Teseo), un libro che tira fuori la filosofia del suo personaggio più celebre, con il quale ha raccontato il mondo interiore del militante tardo comunista, poi post comunista, infine democratico, tessendo l’elogio del «buonismo nella vita, nella satira e nella politica». Sergio Staino, vignettista, autore di Bobo (Nicola Mirenz). Huffington Post.
Fondai l’associazione che portò in Italia il vaccino antipolio. Ho conosciuto Albert Sabin. Era un ebreo polacco, parlavamo in tedesco. Era un grande filantropo: non brevettò mai il suo vaccino, perché tutti i bambini del mondo potessero ricevere questo suo dono. Ed era pure un igienista: mi suggeriva di non stringere mai la mano a nessuno, semmai di baciarlo ma senza toccargli le guance, baciando l’aria, così. Stava lavorando a un vaccino contro il morbillo per i Paesi africani, ma diceva che con i vaccini bisogna essere prudenti, bisogna prima studiare. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.
L’epidemiologo Pierluigi Lopalco, con quel pizzetto telegenico da Lenin delle ampolle, s’accinge a candidarsi nella lista di Emiliano in Puglia per aiutarlo a resistere alla seconda ondata di Fitto, con l’obiettivo di garantire il distanziamento sociale almeno nelle urne. Già mi pregusto gli slogan: «Più tamponi per tutti» e «Per una politica delle mani pulite, anzi disinfettate». Massimo Gramellini. Corsera.
Sulle depressioni di Gassman conosco le tesi dei medici, quella della moglie. La mia versione è che conteneva troppo. Il suo hard disk conteneva troppe robe. Era l’uomo più colto che abbia mai conosciuto. L’ho sentito recitare Amleto in inglese, francese, spagnolo con accento quasi perfetto. Leggeva il greco antico e lo traduceva. Giulio Base, regista, allievo e amico di Vittorio Gassman. (Stefano Baldolini), Huffington Post.
Jacob Furrer, massimo finanziatore della Real casa, si guadagnò in Spagna titoli nobiliari ma non fu mai tentato dalla politica: preferiva telecomandarla da dietro le quinte. Difese il libero mercato con più ostinazione di un economista della scuola di Chicago. Diceva che concedere prestiti produce «solo pene, fatica e ingratitudine». Però le angustie non gli rovinarono mai il sonno. «Quando vado a letto, assieme alla tunica mi spoglio di tutte le preoccupazioni». Marco Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza.
Le parole che si dovrebbero dire sono quelle mai dette. Roberto Gervaso.