Il Sole 24 Ore, 5 settembre 2020
I top manager di big-tech liquidano prima del tonfo
Wall Street è sopravvalutata? Al netto del cortocircuito sui derivati che ha innescato l’inatteso balzo della volatilità (si veda articolo a fianco) chiunque avesse dimestichezza con i multipli di Borsa avrebbe potuto constatare una situazione anomala: l’indice S&P500 è arrivato a quotare 25 volte gli utili attesi (il dato più alto dalla bolla internet del 2000) e il Nasdaq 34 volte gli utili attesi (il 70% in più della valutazione media dell’ultimo decennio). E che a questi prezzi fosse più conveniente vendere che comprare lo ha pensato anche chi, meglio di ogni altro, è a conoscenza dello stato di salute delle aziende: i top manager.
Stando alle stime elaborate da Smart Insider per il Financial Times ad agosto questa categoria di investitori ha venduto 6,7 miliardi di dollari. Solo a novembre 2015 si sono registrate vendite tanto consistenti. E anche allora le vendite arrivarono alla vigilia di un’ondata di ribassi sebbene non tanto immediata come quella vista nelle ultime due sedute.
Attività intensa si è vista sul capitale dei big della tecnologia che hanno fatto da traino al rally di Wall Street. Il caso più eclatante riguarda Apple, prima società quotata al mondo per capitalizzazione protagonista di un rialzo del 25% ad agosto sulla scia dei conti migliori delle attese e della decisione dell’azienda di spacchettare in 4 il prezzo dell’azione. Stando ai file della Sec tra il 24 e il 25 di agosto, pochi giorni dopo il superamento dei 2mila miliardi di dollari di capitalizzazione, il numero uno Tim Cook ha venduto tutte le 560mila azioni che gli sono state erogate dalla società come premio risultato. Il controvalore della vendita, che è stata effettuata prima dello split delle azioni quando il titolo quotava intorno ai 500 dollari, è stato pari a 280 milioni di dollari.
Un discreto volume di transazioni poi si è visto anche su Microsoft. Lo scorso 31 di agosto -emerge dai file della Sec – l’amministratore delegato Satya Nadella ha liquidato parte delle 215mila azioni assegnategli come premio per un controvalore di oltre 25 milioni di dollari. Stesso copione per Facebook. Kara Sandberg, Chief Operating Officer, ha liquidato l’intero pacchetto di azioni assegnatele per una transizione da 11 milioni di dollari. Altri top manager hanno fatto lo stesso per un totale di altri 16 milioni.
Tempismo invidiabile ha dimostrato Kimbal Musk, fratello del più noto Elon, numero uno di Tesla. Pochi giorni fa il manager ha utilizzato le stock option a sua disposizione per comprare azioni della società reduce da un balzo del 66% nel mese di agosto. Due giorni dopo le ha rivendute al prezzo di mercato sei volte e mezzo superiore a quello previsto dalla stock option. Risultato: circa 8 milioni di plusvalenza pulita.
In termini di controvalore la vendita più importante è stata fatta dai fratelli Steven e Mitchell Rael, fondatori della conglomerata industriale Danaher che ad agosto hanno venduto quasi un miliardo di azioni della controllata Fortive. Un’operazione da 89 milioni di dollari è stata effettuata da Leslie Wexner, fondatore di L Brands che controlla il marchio Victoria’s Secrets. Wexner è noto alle cronache per aver assoldato come gestore del suo patrimonio Jeffrey Epstein, il finanziere finito in disgrazia a seguito dell’accuse di abusi sessuali che ne portarono all’arresto e al suicidio in carcere lo scorso anno.