ItaliaOggi, 4 settembre 2020
Periscopio
Il pubblico ha un’insaziabile curiosità di conoscere ogni cosa eccetto quelle che meritano di essere conosciute. Il giornalismo, consapevole di ciò ed avendo abitudini commerciali, rifornisce la domanda. Oscar Wilde, romanziere.
Lucio Battisti era il mio contrario. Era un matematico, andava in profondità, aveva un pensiero verticale, io orizzontale. Studiava molto, conosceva benissimo la musica internazionale, era molto preparato. Anche sul piano caratteriale eravamo diversi: io estroverso, lui riservato, non parlava mai di sé. Mogol (Emilia Costantini). Corsera.
La direzione che ha preso la società da quando c’è il Covid, sempre più virtuale, che punta sempre di più sulla tecnologia e non sulla fisicità, mi sembra un limite, non una grande conquista. Guardarsi in faccia è un’altra cosa. Gino & Michele (Annarita Briganti), la Repubblica.
Webinar. In questo periodo si partecipa a incontri chiamati così: Webinar. Non si era mai sentita prima. È un seminario dove ci si collega per internet. L’inglese in questo caso serve a non sprecare sillabe. Fa risparmiare un millesimo di secondo. Ma vale la spesa? Renato Farina. Libero.
L’infanzia è stata una meravigliosa attesa di niente. In quei pomeriggi infiniti, tutti noi bambini venivamo parcheggiati fuori dal palazzo a giocare a pallone, a parlare e a prenderci in giro. La magnitudo dell’impatto emotivo era altissima. Sudati e felici attendevamo che le madri ci richiamassero dalle finestre, perché era pronta la cena. Insomma, un’infanzia perfetta. Paolo Sorrentino, regista (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Il politico che mi ha più colpito è stato il comunista Giancarlo Pajetta. Come il nostro Pino Romualdi aveva attraversato un periodo tragico della storia. La militanza non consisteva nel distribuire volantini ma nello spararsi addosso. Morto Romualdi, Pajetta venne nella camera ardente e disse: «Eravamo nemici ma ora non conta». Ah, i bei comunisti di una volta... Tomaso Staiti di Cuddia, ex deputato del Msi (Giancarlo Perna). Libero.
Una piccola domanda. Quale è la seconda più grande comunità musulmana nel mondo? L’Iran? Falso. Il Pakistan? Falso. L’Arabia Saudita? Falso. Il tempo è scaduto, voi avete perso. Risposta: l’India. Esatto: l’India ha più di 140 milioni di musulmani, conta quindi più cittadini musulmani del Pakistan e del Bangladesh e si avvicina all’Indonesia. Thomas L. Friedman, Paix des peuples, guerre des nations. Denoel.
Com’erano i cantieri in Africa? Affascinanti e grandiosi. Città temporanee da migliaia di abitanti. Ferraioli veneti, carpentieri piemontesi, e molti operai del posto, che chiamavano i figli con nomi immaginifici, tipo Caterpillar e Signorgeometra. Lavoro duro, fatto con il gusto di costruire, di lasciare qualcosa dietro di sé, di fare della Libia, del Sudan, dell’Etiopia un posto migliore. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.
Gli «aromi naturali» presenti nelle etichette di molti cibi sono molecole che hanno un aroma caratteristico. Quello di vaniglia si chiama vanillina e, nel 95 per cento dei casi, è un prodotto di sintesi ottenuto dai chiodi di garofano. Dal punto di vista chimico non c’è alcuna differenza fra aromi naturali e artificiali. Ma per legge vanno distinti. Dario Bressanini, dietologo (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Ho pensato a quel che dicono tanti filosofi, che nel male c’è sempre un po’ di bene, come viceversa, e che quindi dal male della pandemia si poteva trarre il bene del dono. Il male è stato la pesante perdita finanziaria di una intera stagione di invenduto coi negozi chiusi. Il bene è aver deciso di dare a quei capi un valore più alto di quello commerciale, trasformandoli nel segno sensibile del mio modo di pensare il capitalismo, che è quello di vivere e lavorare per un profitto in armonia con il creato. Brunello Cucinelli (Natalia Aspesi), la Repubblica.
Sono contro le regie troppo modernizzanti. Verdi, per esempio, ha già una regia nelle note, non puoi contravvenire all’indicazione musicale dove già mi dice, prima che sopraggiunga in scena, che Germont nella Traviata è un uomo ordinario, cattivo. Se sei un bravo regista trovi un’idea che esalti il compositore, non che sia solo un effetto. Robert Carsen nei Dialoghi delle Carmelitane del 2004 non mise in scena quasi niente e fu uno spettacolo potentissimo, o l’Orfeo di Gluck di Ronconi nel ’76 a Firenze nell’ouverture quando appare Euridice vestita di bianco, ogni sera avevo un brivido dietro la schiena. Io sono contro i cattivi cliché che rovinano il nostro melodramma e l’opera in genere. Ma mica posso fare come Leopardi, io solo combatterò… nel canto All’Italia. Riccardo Muti, direttore d’orchestra (Anna Bandettini). Repubblica.
Rawls, nonostante la notorietà, non amava apparire. Quando Clinton lo invitò alla Casa Bianca mandò la moglie. Non so se fosse timidezza. Ricordo un signore molto alto che nelle discussioni parlava lentamente. Non sfuggiva a nessuna obiezione. Un pomeriggio, alla fine di un convegno, uscì dall’aula con le sole calze ai piedi. Era talmente distratto e in quel caso felice per come si era svolta la discussione, che non si era accorto di aver dimenticato le scarpe sotto il tavolo. Salvatore Veca, filosofo (Antonio Gnoli), la Repubblica.
Il passato mi accompagna, mi ha reso quel che sono. Ma preferisco pensare al futuro, stare al telefono con Bellocchio o Amelio, Mastandrea, Papaleo. Giovanni Veronesi in quarantena in una casa senza computer sta scrivendo il film a mano: le sue cronache sono esilaranti. Pierfrancesco Favino, attore (Arianna Finos), la Repubblica.
Se mai avete preso appunti su uno di quegli elegantissimi taccuini con la copertina di similpelle nera, le Moleskine, sappiate che lo dovete a Bruce Chatwin, che il 13 maggio avrebbe compiuto 80 anni, esperto d’arte e archeologo, giornalista, esploratore e narratore. Una raccolta di sue lettere ce lo racconta al bivio decisivo della propria esistenza, nel febbraio del 1969, un Chatwin neppure 30enne è già con un piede fuori dalla porta: ha rassegnato da tre anni le dimissioni da Sotheby’s, scegliendo di abbandonare al tempo stesso gli studi di archeologia. La carriera gettata alle ortiche. Peccato, la sua carriera – da fattorino a talentuoso esperto di dipinti e di antichità greco-romane – era stata rapida e molto promettente. Ma i suoi occhi guardavano più lontano. In una lettera all’editore Tom Maschler, in quel 1969 Chatwin abbozzava le sue idee per una storia del nomadismo, il titolo – spiegava – era già pronto: L’alternativa nomade. Maurizio Pilotti. Libertà.
Meglio antenati che posteri. Roberto Gervaso.