4 settembre 2020
Il voto postale scatena una guerra
Se le presidenziali 2016 si svolsero in un clima mefitico e brutale, tra tentativi stranieri, soprattutto russi, di infiltrazione e accuse reciproche tra i candidati alla Casa Bianca di gravità inaudita, con inviti a processare e, magari, arrestare l’avversario, il voto Usa 2020 si presenta ancora più drammatico, con pericoli per la democrazia e la stabilità delle istituzioni degli Stati Uniti. Il livello di allarme è testimoniato anche dalla decisione senza precedenti delle grandi reti sociali – Facebook, Google (proprietaria, tra l’altro, di YouTube), Twitter e Reddit – di collaborare tra loro e con l’Fbi e le varie agenzie dei servizi segreti per fronteggiate tutte le possibili minacce all’integrità del processo elettorale. Da marzo tutti questi soggetti tengono riunioni periodiche per esaminare i fenomeni sospetti. Queste piattaforme digitali si sono finalmente rese conto di essere diventate essenziali per la tenuta della democrazia e non vogliono essere strumentalizzate. Tre giorni fa è arrivata la prima segnalazione di un nuovo attacco della Internet Research Agency, la centrale di disinformazione digitale di San Pietroburgo manovrata dal Cremlino. Ma la novità è che l’allarme dei big della tecnologia e degli investigatori non è limitato alla campagna elettorale. Oggi preoccupa ancora di più quello che potrà avvenire dopo il voto e non solo perché lo stesso Trump minaccia di non riconoscere il risultato delle urne e denuncia (senza prove) il voto postale come truccato. L’emergenza Covid che porterà a espandere il voto postale (si prevede che i suffragi spediti saranno il 39% del totale, quasi il doppio rispetto al 2016) determinerà un ritardo, in qualche caso di diversi giorni, nel conteggio delle schede non fisicamente depositate nelle urne. Questo creerà un periodo di incertezza. Il timore è che non solo il presidente, ma anche molti altri candidati al Congresso, dichiarino prematuramente la loro vittoria e che in questa situazione, con i costruttori di teorie cospirative già scatenati (e anche candidati al Parlamento), si possa creare confusione e instabilità democratica, alimentate anche da fake news diffuse da potenze straniere. Una prova assai dura per la democrazia Usa che i padri fondatori, quando crearono il sistema di garanzie che ha tenuto fino ad oggi, non avrebbero mai immaginato di dover affrontare.