La Gazzetta dello Sport, 4 settembre 2020
Quale futuro per Balotelli?
La nazionale in questi giorni è radunata per i primi appuntamenti della stagione in Nations League e Balotelli non c’è. Niente di strano, non c’è nulla da capire. Super Mario non lo meritava di certo. La cosa più strana è che alle prime due conferenze stampa di Roberto Mancini, nessuno gli ha rivolto una domanda su di lui. Eppure il c.t. azzurro ogni tanto buttava lì l’idea di volerlo richiamare. Eppure storicamente è stato uno di quelli che, come tecnico di club, più lo hanno sostenuto, incoraggiato e valorizzato, riconoscendone le immense qualità. Col Mancio, Balo ha vinto il suo primo scudetto. Poi, dopo il triplete con Mou, è sbarcato in Inghilterra per seguire il primo maestro al Manchester City e con lui ha conquistato la Premier e un paio di coppe. Il suo periodo più felice, quando ero ancora etichettato come un super talento in attesa di sbocciare del tutto e per questo gli si perdonavano più cose, è coinciso con gli “incontri” con Mancini. Il fenomeno annunciato però già perdeva qualche colpo in considerazione, continuità e affidabilità e dopo il City si può dire che siano cominciato davvero gli alti e bassi, sempre più bassi. Tra una discesa ardita e una risalita, qualche colpo d’ala ricordava a tutti che razza di giocatore l’Italia stava smarrendo per strada.
Silenzio assordante
Proprio per questo appena si presentava l’occasione, a Mancini si chiedeva di Balotelli, di un suo ipotetico ritorno al futuro in azzurro o semplicemente gli si domandava come mai si stava buttando via in questo modo. C’è sempre stato un misto di curiosità, nostalgia, stupore e, ma sì, anche accanimento, nei confronti di Super Mario. Ora questo silenzio assordante sembra l’annuncio che tutti i sentimenti, e le aspettative, nei confronti di uno dei più grandi talenti incompiuti che il calcio italiano abbia prodotto stiano finendo nel dimenticatoio. L’anticamera dell’oblio? Una tesi avvalorata dai fatti recenti. Rescisso il contratto con il Brescia, dopo una stagione a dir poco deludente e con i soliti colpi di testa (anche se in tono minore che nel passato) su cui ormai è inutile stare a soffermarsi, adesso Mario è libero a parametro zero. E nessuno lo vuole. La situazione è seria, perché lui ha il più grande agente di campioni – al pari di Jorge Mendes – al suo servizio, Mino Raiola, che ha riempito una valigia abbondante per girare l’Italia offrendo il suo assistito a Nord, al Centro e al Sud d’Italia – dove Balo vuol restare a giocare – senza ricevere uno straccio di offerta. Almeno per il momento. Sarà questione d’ingaggio, sarà questione di pretese, sarà questione di accordi da trovare. Chissà. Ma intanto c’è solo una cosa da registrare: sembra che per la prima volta non ci sia un club che sia uno in trattativa o interessato a Balotelli.
Ultima chance?
Ed eccoci al domandone: c’è ancora tempo per Balotelli di rilanciarsi? E se sì, dove? Diciamo subito un paio di cose: Super Mario, in fondo, è un bravo ragazzo. Lo dicono in tanti. Super Mario non è mai stato un bluff. Quando si parla di lui con i giocatori che sono stati suoi compagni di squadra, quasi tutti rispondono: «È il più forte con cui mi sia mai allenato». Anche oggi. Non a caso Balo ha attraversato l’elite del calcio mondiale: Inter, City, Milan, Liverpool...Un’immaturità perenne e un assoluto senso di potenza che si scontrava con la tendenza al vittimismo («Why always me?», «Perché sempre io?») e i misteri della mente gli hanno negato una favolosa carriera. È diventato personaggio troppo presto, suggerisce a fianco Prandelli – un altro che lo conosce bene e che l’ha valorizzato in azzurro (ricordate la favolosa doppietta alla Germania all’Euro 2012?) – e non ne è più uscito. Buona osservazione. A 30 anni però è presto per i titoli di coda. Prandelli gli dà fiducia, noi gli diamo una chance, forse l’ultima davvero. Balo dovrebbe riuscire a trovare un ambiente e una squadra né troppo piccola (l’esperimento Brescia è fallito) né troppo grande, dove sentirsi importante il giusto e con un tecnico duro ma psicologo che riesca a entrare nei complicati meandri della sua testa. Un club come il Nizza (può essere l’ambizioso Bologna o la Samp, per dire), dove Mario aveva dato decisi segnali di rinascita. Ma, prima di tutto, Mario dovrebbe trovare stimoli e determinazione dentro di sé, tirar fuori l’orgoglio per provare a stupire tutti. Il tempo c’è. Provaci ancora, Balo.