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 2020  settembre 04 Venerdì calendario

Il malato che minaccia l’eutanasia in diretta Facebook

Prigioniero di quel letto da troppo tempo, fino alla fine Alain Cocq continuerà a guardare il Tour de France in tv, una delle sue grandi passioni. Lui il «giro di Francia» qualche anno fa l’ha percorso in sedia a rotelle, accompagnato da due cani. Ne ha fatte così tante Alain, perché i francesi guardassero in un’altra maniera ai portatori di handicap. Ma ora basta. Soffre troppo, non vuole più vivere. Dalla fine del pomeriggio, questo venerdì sera, smetterà di mangiare e di bere. Continuerà solo con la morfina. Una telecamera lo accompagnerà fino alla morte e quelle immagini saranno trasmesse sulla sua pagina Facebook. Vuole restare consapevole fino in fondo.
La Francia si trova dinanzi a un nuovo caso Vincent Lambert, l’uomo che divenne tetraplegico dopo un incidente stradale nel 2002. Era cieco e muto, incosciente: una storia di lacerazione nella sua famiglia e in tutta la società francese intorno al diritto all’eutanasia, chiusa solo l’11 luglio dell’anno scorso, al suo ultimo respiro. La vicenda di Alain, però, è diversa. Lui si trova nel letto del suo appartamento, in un palazzo di alloggi sociali, a Digione. Ha 57 anni, soffre da 34 di una malattia neodegenerativa ed è assolutamente cosciente. «Negli ultimi tempi la sua situazione si è aggravata, è diventata insostenibile», racconta a La Stampa Jean-Luc Romero, presidente dell’Associazione per il diritto a morire nella dignità. È andato ieri a trovare Cocq a casa sua. È una delle persone che sta vicina ad Alain (lui ha tanti amici) da quando, all’inizio dell’estate, l’uomo ha deciso di farla finita. E a modo suo.
«Ha dato sempre tanto agli altri e ora ha capito che non può più dare nulla – continua Romero -. È una persona coraggiosa. Sarà durissima, ma vuole mettere i francesi di fronte a questa realtà, l’impossibilità per chi soffre di procedere a un suicidio assistito. Tanti Paesi europei ormai lo prevedono. Perfino in Italia, l’anno scorso la Corte costituzionale ha dichiarato non sempre punibile chi aiuta una persona a commettere quell’atto. In Francia, per il momento, non c’è niente da fare». La legge Claeys-Leonetti, del 2005 (e rivista nel 2016), stabilisce che non deve esserci accanimento terapeutico. I medici possono sospendere le cure, quando ormai si rivelano inutili. E, al momento dell’agonia, procedere con una sedazione. Alain sta malissimo. L’anno scorso, sulla sua sedia a rotelle, raggiungeva ancora i gilet gialli che protestavano nella periferia di Digione. Ma adesso non ci sente quasi più, vede malissimo (solo delle forme). E ogni 3-4 secondi delle scariche elettriche interessano tutto il suo sistema nervoso. Sì, ma non è all’agonia: la sedazione non è possibile.
Potrebbe andare avanti così giorni, mesi, anni. Lo scorso 20 luglio ha scritto a Emmanuel Macron. Gli ha chiesto «per compassione il diritto a una morte degna. Il mio obiettivo è avere l’ultima cura, una pillola che mi porti il sollievo totale al mio dolore». Una dose di barbiturici che lo addormenti per sempre. Pochi giorni fa ha potuto parlare al telefono con una consigliera del Presidente. Ma non è arrivata nessuna risposta concreta. Macron ancora non si è palesato. E fra poche ore Alain cesserà di alimentarsi e idratarsi. Dice di «essere sereno, da quando ho preso questa decisione. E voglio restare cosciente fino all’ultimo minuto della mia vita». Militante nell’anima, piccolo-grande eroe, la vita lui l’ha vissuta sempre a fondo.