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 2020  settembre 03 Giovedì calendario

Il tramonto della dinastia Kennedy

L’ultimo dei Kennedy, Joe III, nipote di Robert, è stato battuto nel suo feudo del Massachusetts da un senatore 74enne, Ed Markey: un personaggio politico incolore che pareva destinato ad essere spazzato via, ma la cui candidatura ha ripreso vigore quando ha avuto l’appoggio di Alexandria Ocasio-Cortez, Elizabeth Warren e Bernie Sanders. Il risultato delle primarie democratiche di martedì sancisce il tramonto della più grande dinastia politica americana del Ventesimo secolo, ma dimostra anche che la sinistra liberal, costretta ad accettare di malavoglia la candidatura del centrista Joe Biden alla Casa Bianca, è più che mai decisa a dare battaglia all’establishment del partito.
Donald Trump, impegnato a convincere gli elettori americani che il suo avversario è schiavo della sinistra progressista, non ha perso la battuta denunciando che «nel nuovo partito democratico dominato dalla sinistra radicale nemmeno un Kennedy è più al sicuro». Certo, il presidente avrebbe potuto sottolineare anche l’altro dato che emerge dal voto del Massachusetts: l’uscita di scena delle dinastie politiche. In fondo quattro anni fa l’immobiliarista che ha conquistato la Casa Bianca si era vantato di aver seppellito prima i Bush, battendo Jeb, e poi Clinton, prevalendo su Hillary.
Ma stavolta non si può dire che il suo commento sia una forzatura. Quando il giovane Kennedy, un deputato 39enne, decise di sfidare il suo compagno di partito Markey, questo figlio di un lattaio, entrato in Congresso 44 anni fa, pensò addirittura di ritirarsi: i sondaggi lo davano per sicuro sconfitto, staccato di oltre dieci punti percentuali da Joe III. Che aveva l’appoggio del grosso del partito e anche della speaker della Camera, Nancy Pelosi.
Poi, però, Ed decise di combattere. Abbracciati il New Deal verde della Ocasio-Cortez e il Medicare for All, la riforma sanitaria proposta da Sanders, cercò e trovò il sostegno della sinistra radicale Usa che, spesso ideologicamente molto rigida, con lui è stata accomodante: gli ha perdonato un passato da politico moderato nel quale Ed ha commesso gli stessi errori (votare per la guerra in Iraq e la riforma penale restrittiva degli anni Novanta che ha portato in prigione molti neri anche per reati non violenti) oggi rinfacciati a Biden.
La Ocasio-Cortez è andata più volte in Massachusetts a sostenere Markey che, divenuto un paladino della «rivoluzione verde», ha goduto dell’aiuto massiccio sul territorio degli attivisti di varie organizzazioni ambientaliste come il Sunrise Movement.
Per Biden il voto del Massachusetts contiene elementi di allarme ma anche di speranza: allarme perché è chiaro che, se diventerà presidente, dovrà vedersela con una sinistra liberal decisa a imporre il suo punto di vista. Speranza perché il risultato di Markey, che ha battuto Kennedy anche nelle città universitarie, dimostra che, se adeguatamente stimolati, i giovani possono mobilitarsi anche per un candidato ultrasettantenne.
Per i Kennedy è l’ora di un crepuscolo doloroso: Joe III è il primo Kennedy a perdere un’elezione in Massachusetts da quando John Fitzgerald entrò in Parlamento, nel 1947. E, poiché non poteva candidarsi contemporaneamente a Camera e Senato, a novembre lui dovrà lasciare anche l’aula nella quale siede ora: per la prima volta da tempo immemorabile non ci sarà un Kennedy in Congresso.
Giovane e con buone doti politiche, Joe potrebbe tornare in campo tra due anni ma dovrà riuscire a fare quello che non gli è riuscito stavolta: spiegare in modo convincente agli elettori perché dovrebbero bocciare un politico in carica per eleggerne un altro con idee molto simili. Più facile che il testimone passi al 27enne Jack Kennedy Schlossberg, il nipote di JFK che ha parlato dal podio digitale della recente convention democratica, sul quale è salito a fianco della madre Caroline.