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 2020  settembre 03 Giovedì calendario

Il fattore voto disgiunto alle Regionali

Il centrosinistra, che sulle 6 regioni al voto conduce oggi 4 a 2, dopo il voto del 20 e 21 settembre non solo rischia di vedere ribaltato questo ruolino a favore del centrodestra, ma addirittura di incassare un risultato ancora peggiore: 5 a 1. È questo, secondo i sondaggi realizzati da Ipsos per il Corriere, lo scenario che potrebbe verificarsi e che metterebbe a rischio la tenuta del governo a guida M5S-Pd.
Contando che il vantaggio del centrodestra in Veneto, Liguria e Marche sembra netto (come quello del dem Vincenzo De Luca in Campania), assumeranno rilievo nazionale i risultati in due regioni in bilico come Puglia e Toscana. Qui la partita è incerta e la variabile del voto personale (diretto solo al candidato) e disgiunto probabilmente inciderà sul risultato finale.
Questa dinamica, diventata sempre più frequente, è stata decisiva in Emilia-Romagna nel gennaio scorso. Stefano Bonaccini (Pd) è stato eletto governatore con 7 punti di distacco rispetto alla leghista Lucia Borgonzoni. In questa occasione, secondo i dati elaborati dall’Istituto Cattaneo, circa il 10% dell’elettorato ha optato per un voto personale o disgiunto: 200 mila preferenze in tutto, conquistate per l’80% da Bonaccini. Il candidato dem, grazie a un profilo pragmatico e aperto, in campagna elettorale è riuscito a calamitare due voti su tre dei cittadini che avevano votato 5 Stelle alle Europee 2019. Va sottolineato, però, che di questi 200 mila voti, solo il 25% è arrivato grazie al disgiunto, mentre gran parte è stata strappata al M5S dal voto diretto a Bonaccini.
In Puglia, numeri alla mano, questa dinamica sarà decisiva. Secondo il sondaggio Ipsos, Raffaele Fitto (centrodestra) sarebbe in vantaggio di 1,6 punti su Michele Emiliano, la cui riconferma rischia di essere vanificata dal mancato accordo con Antonella Laricchia del M5S, data sopra al 15%. Ed è proprio nel bacino elettorale grillino, verso cui ha più volte strizzato l’occhio, che l’uscente Emiliano si tufferà in queste ultime due settimane di campagna. «Emiliano ha la possibilità di attrarre una parte del voto personale, decisivo – riflette il professor Marco Valbruzzi, politologo del Cattaneo —. Il margine tra lui e Fitto è stretto ed Emiliano, specie nell’ultimo frangente, ha cambiato rotta per cercare di attrarre i tipici elettori grillini e ribaltare il risultato».
In Toscana il distacco è più risicato: Eugenio Giani (Pd), secondo Ipsos, è in vantaggio dell’1,1% rispetto alla leghista Susanna Ceccardi. Ma, secondo i ricercatori del Cattaneo, Giani «è più debole di Emiliano – riflette Valbruzzi —, perché non è un governatore uscente, non può rivendicare un lavoro fatto, ha poca visibilità ed è quindi poco in grado di mobilitare contro il “nemico” così come avvenuto con Bonaccini contro la Lega».