Corriere della Sera, 2 settembre 2020
Biografia di Francesco Caputo (calciatore)
«Andrà tutto bene, restate a casa», il messaggio potente di Francesco Caputo prima del lockdown. Così aveva festeggiato il primo dei due gol al Brescia, un foglio bianco con scritta rossa, e ancora non sapeva cosa sarebbe successo. Due mesi rintanato in casa come tutti noi, il calcio a porte chiuse e adesso, a 33 anni compiuti il 6 agosto, la prima convocazione in Nazionale. «Per me è andata bene, anzi benissimo», racconta da Coverciano senza un filo di spocchia dopo aver tagliato un traguardo a cui forse aveva smesso di pensare nel lungo girovagare per l’Italia, tra il Noicattaro e la Virtus Entella, sino al Sassuolo, senza mai abbracciare una squadra di rango. «L’etichetta di attaccante di provincia me la porto dietro da molti anni, ma non mi infastidisce. Sono contento e orgoglioso del percorso che ho fatto e il ragazzo più felice del mondo».
Non è sempre stato così. Conte lo ha scoperto a Bari e lo ha voluto a Siena e sono state due promozioni, Andreazzoli lo ha lanciato a Empoli dove, insieme alla serie A, ha centrato il titolo di capocannoniere in B. De Zerbi lo ha modellato in Emilia tanto che la sua ultima stagione, chiusa con 21 reti, lo ha proiettato in una dimensione diversa. Ma Caputo, pagato la scorsa estate appena 7 milioni e mezzo, sa cos’è il pane duro. La carriera stroncata nel 2013 da una squalifica lunga tre anni e mezzo per frode sportiva, ridotta poi a 12 mesi per omessa denuncia, ma soprattutto la successiva riabilitazione al processo penale. Ora fa gol e insieme a tre amici, diventati soci, produce birra artigianale solo per ristoranti e alcuni suoi clienti sono stellati. Lui di stelle sul petto adesso ne porta quattro, i Mondiali dell’Italia e spera che la convocazione di Mancini, tra Immobile e Belotti, gli eterni duellanti per la maglia di centravanti, sia la prima di una lunga serie e che tra Bosnia e Olanda ci sia spazio per l’esordio. «Avere davanti due così è un grande stimolo. Ciro è il mio centravanti di riferimento e allenarmi con lui è bellissimo». Pugliese di Altamura, Caputo detto Ciccio è un po’ cecchino dentro l’area di rigore ma anche interprete diverso del ruolo, lesto a trovare lo spazio e il tempo per smarcarsi. Perfetto per giocare nell’Italia del Mancio, alla ricerca di calciatori che riescano a legare il gioco e dare qualità alla manovra. «La mia di qualità è portare entusiasmo, non so perché Mancini mi ha chiamato, ma credo per i gol». 37 nelle ultime due stagioni di serie A, che aveva assaggiato fugacemente nel 2010, una vita fa. Ora è diverso. E non è mai troppo tardi per spiccare il volo. Intanto in ritiro è arrivato Jorginho che ha subito fatto il tampone, mentre Tonali non arriverà. E si è leggermente infortunato Insigne alla caviglia sinistra dopo uno scontro con Meret: Chiesa è in preallarme per la Bosnia.