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 2020  settembre 02 Mercoledì calendario

Allegri, sei scudetti in vacanza

Dimenticato. O forse solo disoccupato. Per carità, Allegri sa godersi la vita comunque: il mare di Livorno; le cene con gli amici per i quali continua a essere Acciuga, magro come un pesciolino; la compagna Ambra che fa l’attrice e lo porta in montagna per le vacanze. C’è di peggio. Però comincia a smaniare un po’: un anno sabbatico va bene, due cominciano a somigliare a un prepensionamento. A 53 anni appena compiuti, ha ancora tanta voglia di allenare. E ne avrebbe anche i titoli, perché nelle ultime cinque stagioni che ha trascorso in panchina ha vinto cinque scudetti con la Juve. Se si aggiunge quello con il Milan, si arriva a sei: solo Trapattoni ne ha conquistati di più nella storia del nostro campionato. Per dire: i venti allenatori di serie A, messi assieme, ne hanno in palmarès appena tre (tutti Conte). Eppure Allegri non ha squadra. Né in Italia, dove sono poche le società che lo intrigano, né in Europa, benché un tempo non lontano i nostri tecnici andassero di gran moda. Perché Max è a casa?
Il Barcellona ha scelto Koeman per tentare di placare un po’ la rabbia dei tifosi: proviamoci con una bandiera, con l’uomo che ha segnato alla Samp il gol della prima Coppa dei Campioni. Obiettivo fallito, il popolo azulgrana continua a essere sul piede di guerra, ma tant’è: niente Allegri. Per il resto, l’epidemia ha ridotto i tempi di intervento e gli altri grandi club non hanno cambiato: non lo United, il City o il Real, tanto meno il Bayern che ha vinto tutto. E neppure il Psg, che aveva puntato Max ma poi ha pensato bene di tenersi Tuchel, capace di portare i parigini alla finale di Champions mai raggiunta prima. Così Acciuga, che ha studiato l’inglese ed era pronto a buttarsi sui libri di francese, è rimasto a Livorno.
Fino al 30 giugno lo ha pagato la Juve, ma il suo problema non è certo lo stipendio. Il fatto è che, quando sei arrivato dove lui, a gestire i fuoriclasse e giocarti due finali di Champions, non puoi andare ovunque. Sono poche le squadre alla tua altezza e non è una questione di superbia, ma di realismo. E poi, a quanto pare, questo non è l’anno dei toscani, mai così maledetti: sono fuori dai giochi anche Spalletti (con stipendio a carico dell’Inter), lo scudettato Sarri (pagato dalla Juve), Mazzarri.
Allegri è un personaggio curioso in un mondo già di per sé originale qual è quello del pallone. Conserva rapporti eccellenti con i dirigenti, forse perché pensa un po’ da manager: Galliani lo adora, Agnelli lo considera un amico, a Marotta lo uniscono stima e concretezza. Va molto peggio con i colleghi. Ci sono troppi scienziati in panchina, secondo lui. «E invece il calcio è un gioco semplice». Non vende le sue idee come geniali, anche se a volte lo sono sembrate. Come quando al Milan s’inventò Boateng trequartista, oppure quando – lui accusato di essere un difensivista – tirò fuori la Juve a quattro punte: Cuadrado, Dybala, Mandzukic, Higuain. A proposito di Cuadrado: è stato Max a metterlo terzino in una famosa e discussa sfida con l’Inter, poi Sarri lo ha riproposto nel ruolo. Eppure, in quel suo livornese spesso provocatorio, dipinge tutto come elementare: schiero i calciatori che mi danno dove devono stare, è così difficile?
Anche l’Inter che aveva in testa era piuttosto semplice. Godin e Skriniar hanno problemi a giocare nella difesa a tre? Anziché vendere loro, mettiamoci a quattro. Eriksen è il calciatore più talentuoso? Sfruttiamolo al massimo, da trequartista, alle spalle di Lukaku e Lautaro. Ecco, se dobbiamo comprare qualcuno, prendetemi un centrocampista fisico, con un po’ di centimetri e due piedi non proprio storti: quello manca. Poi l’Inter ha deciso di tenersi Conte, nonostante le polemiche. Un po’ come accadde alla Juve nell’estate del 2014, quando Antonio dichiarò: «Se hai dieci euro, non puoi andare in un ristorante da cento». Agnelli, indispettito, rimise assieme i cocci, tipo Zhang stavolta. Ma qualche settimana dopo Conte se ne andò lo stesso, deluso dal mercato, e cominciò l’era Allegri. Con una squadra da dieci euro, arrivò subito alla finale di Champions, contro avversari che ne valevano cento. Se all’Inter dovesse succedere quello che capitò sei anni fa alla Juve, se il rivale Antonio dovesse fuggire di nuovo, Acciuga sarebbe pronto a buttarsi. Eriksen titolare e difesa a quattro, in fondo il calcio è un gioco semplice.