la Repubblica, 2 settembre 2020
La moda delle mascherine
Le mascherine sono la nuova, necessaria costante del vestirsi di oggi. Talmente importante che ne ha avuto origine un’intera categoria merceologica sinora assente nel mercato occidentale (altro discorso per l’Estremo Oriente, dove sono da sempre di uso comune). Non stupisce dunque se negli ultimi mesi qui s’è concentrata l’attenzione di brand e consumatori: in un settore immobile per un quadrimestre, si sono rivelate un fenomeno di costume ad altissimo tasso di vendibilità.
L’Italia si conferma come uno dei Paesi più interessati all’argomento. Secondo uno studio realizzato in esclusiva per Repubblica da Lyst, la piattaforma digitale specializzata in ricerche di moda, negli ultimi 60 giorni il Lazio s’è rivelato la regione più appassionata al tema – il 63,6% della domanda arriva da qui –, ben distaccato da Piemonte (7,9) e Lombardia (7,2), al secondo e terzo posto. Gli aspiranti acquirenti, anche se di poco, sono perlopiù donne (51%). Riguardo ai marchi più cliccati, a guidare la classifica è Off-White, seguito da Adidas, Palm Angels e Dsquared2. Punti in comune tra i quattro brand sono i loghi sempre in vista, la predominanza del nero tra i modelli più ambiti e il fatto di essere nomi di culto tra i più giovani.
Con queste premesse ci si aspetterebbe che a cercare e comprare certi pezzi siano soprattutto gli adolescenti, ma qui arriva una sorpresa: passato l’entusiasmo dei primi mesi, quando le mascherine erano un accessorio nuovo e desiderabile, l’interesse dei teenager è andato scemando. «A prevalere oggi è la fascia d’età tra i 25 e i 34 anni, con oltre il 45% delle ricerche, seguita da quella tra i 18 e i 24 al 39,2», spiega Francesco Girone, international marketing manager di Lyst. La GenerazioneZ (i nati cioè tra il 1995 e il 2010) non domina più il mercato, anzi: pare che le mascherine per loro siano soprattutto uno strumento necessario e obbligatorio, non più uno status symbol da esibire e su cui puntare. Al contrario di chi li ha preceduti, i GenZ sono molto attenti alle mode: le seguono, le applicano e dopo poco si stufano. Odiano la ripetitività, e questo caso non fa eccezione.
È questo che sta accadendo, a giudicare dalle risposte degli interpellati: il nero, spiegano, lo scelgono perché funziona a prescindere da ciò che si indossa, e se si usano stampe e fantasie (il mimetico, gli anime giapponesi) è perché piacciono, non perché sono trendy. I più rigorosi usano ancora quelle realizzate durante il lockdown con i tutorial su YouTube, e non sembrano contrariati dall’obbligo di usare in classe le chirurgiche usa-e-getta. Questa cambio di rotta è analogo a quello dei coetanei all’estero, dove in realtà il fenomeno ha preso una piega più preoccupante: in Giappone per esempio sta crescendo l’allarme per i teenager che le portano sempre, anche quando non dovrebbero, come fossero un modo per nascondersi. Si tratta di una variante leggera degli “hikikomori”, le persone che si isolano rinchiudendosi in casa, spiegano gli studiosi; secondo loro i giovani nipponici le considerano come una barriera contro il bombardamento di messaggi digitali cui sono sottoposti.
Altrettanto inquietante, sebbene di tutt’altro genere, è il comportamento registrato in Usa: là gli adolescenti usano le mascherine per camuffarsi e aggirare i divieti sull’acquisto di alcolici da parte di minori. Sono centinaia i video su TikTok di ragazzini che si filmano mentre nei negozi, il viso nascosto da occhialoni da sole e mascherine, si spacciano per adulti esibendo poi trionfanti il bottino. Passerà anche questa moda.