La Stampa, 1 settembre 2020
Noi transumani
C’era un’attesa spasmodica tra i transumanisti, per le rivelazioni di Elon Musk di venerdì, sul suo progetto Neuralink. Gli esiti sono stati insieme deludenti e promettenti. Musk ha presentato alla stampa un simpatico maiale apparentemente identico agli altri esemplari della sua specie. Il maiale era a tal punto sereno e soddisfatto della sua situazione da assistere inerte e tranquillo alla presentazione. Dopo che, in seguito a sollecitazioni, il maiale si è messo in moto nel suo recinto, un computer ha cominciato a registrare il tracciato cerebrale prodotto dalla sua attività. Tutto qui a livello tecnologico. Già esistono tecnologie esterne per riprodurre l’attività neuronale. Ed anche esperimenti di interazione uomo/computer. Ma, almeno a livello simbolico, l’evento aveva qualcosa di epocale, se pensiamo che l’interazione è avvenuta senza protesi esterne. Il maiale comunicava col computer in virtù di un impianto della dimensione di una monetina, installabile nel futuro anche nell’uomo, con un’operazione semplicissima in anestesia locale. La sfida di Musk è rendere «naturale» quella che sino ad oggi è stata una connessione esteriore. E promuove l’integrazione della tecnologia col corpo vivente secondo i dettami del transumanesimo.
Il transumanesimo sta acquistando sempre più importanza nelle nostre vite per due motivi : uno economico e uno utopistico. Non lo sappiamo, ma il transumanesimo si candida a essere l’investimento produttivo del futuro. Non a caso Silicon Valley è il territorio in cui il fenomeno ha attecchito e si sta sviluppando. Gli imprenditori di Silicon Valley sono disposti a investire grandi risorse nella ricerca transumanista, che è poi la ricerca di un mito eterno dell’umanità: l’immortalità. La ricerca di questa immortalità percorre oggi due strade: l’immortalità biologica e l’immortalità digitale. La nostra identità umana è costituita dai nostri pensieri, dai nostri ricordi, dalle nostre aspirazioni e dai nostri sentimenti. Tutto questo patrimonio, che costituisce in definitiva la nostra anima, ha bisogno di un supporto reale per esistere. La morte del corpo, almeno per chi non crede, pone fine a tutto questo. Perché distrugge le basi materiali della coscienza. Bisogna trovare un nuovo supporto che può essere il nostro stesso corpo, rigenerato dalla medicina, o il trasferimento della nostra dimensione «spirituale» su un supporto digitale. Il transumanesimo è una rivisitazione futuristica dell’Umanesimo. Pico della Mirandola è passato alla storia per la teoria in cui esalta le potenzialità della rinascita dell’uomo. L’uomo potrà degenerare nelle specie animali oppure ascendere a una sorta di divinità e tutto ciò solo sulla base di una libera scelta. Questo potenziamento dell’uomo, che passava per Pico attraverso le capacità mnemoniche, passa oggi attraverso l’integrazione con la memoria del computer, che rispetto alla memoria umana, è onnipotente.
Come ci spiega Ray Kurzweil in La singolarità è vicina, la tecnologia legata all’Intelligenza Artificiale è destinata in un futuro prossimo a sorpassare le capacità del cervello umano. L’Intelligenza Artificiale rischia di lasciarsi alle spalle l’uomo con i suoi limiti biologici. Per questo l’utopia di Neuralink rimette l’uomo al centro della scena. Il passaggio al transumanesimo è quindi per l’uomo una tappa non solo auspicabile, ma anche necessaria per non essere cancellati dall’Intelligenza Artificiale.
Questo potenziamento e ibridazione dell’uomo con le tecnologie emergenti, dalla genetica alle nanotecnologie e all’IA, implica il superamento del vecchio modello di umanità. Ma non si tratta di una mutazione subita passivamente. Lo spirito del transumanesimo si esprime nella volontà dell’uomo di farsi artefice del proprio destino, di prendere in mano il proprio futuro, di guidare la propria evoluzione nella direzione voluta. In questo senso il transumanesimo ha per obiettivol’evoluzione della specie sotto la guida della mente umana.
Musk più che un teorico del transumanesimo è un inventore e un visionario immaginifico di scenari futuri. Le sue creazioni e le sue start-up tendono a risolvere praticamente i problemi del presente dal riscaldamento climatico allo spostamento veloce e alla sovrappopolazione, che troverebbe su Marte nuovi territori da colonizzare. I suoi sogni si rivelano perciò in sintonia con il transumanesimo. Le soluzioni che propone non sono autoritarie e repressive, ma mirano allo sviluppo dell’umanità in tutte le possibili direzioni. Leggere Neuralink in chiave di controllo è quindi riduttivo perché il fine, in altri casi evidente, sembra, essere addirittura opposto. Non si vuole ridurre l’umanità a una massa obbediente, si vuole potenziare l’uomo dotandolo di capacità superiori. Il chip di Musk è il dispositivo per accedere al grado successivo dell’evoluzione umana. Alla luce di questa visione si spiega la creazione da parte di Musk, nel 2015, della fondazione OpenAI, con lo scopo di sviluppare un’Intelligenza Artificiale forte e aperta a tutti. Rendendo accessibili le sue scoperte OpenAI intende «contrastare le grandi aziende che possono guadagnare troppo potere attraverso il possesso di sistemi super-intelligenti dedicati agli utili, così come i governi che possono utilizzare l’IA per ottenere potere, ma anche per opprimere i cittadini». In questo modo Musk si muove nella tradizione di quell’intelligenza collettiva che è stata il mito della fine del secolo scorso.
Nella valutazione degli obiettivi di Musk c’è anche una componente generazionale. La generazione degli adulti, di fronte al progresso e alla tecnologia, è portata a leggere il fenomeno sulla base di due concetti che hanno ispirato il pensiero critico: consumismo e potere. Dietro il progresso tecnologico possono celarsi oscuri presagi. Per la generazione dei millenial invece la tecnologia è un fatto naturale. I bambini imparano a gestire la tecnologia a scopi ricreativi ben prima di imparare a scrivere e spesso a parlare. Cresciuti con videogiochi e fiction, hanno maggiori rapporti con lo schermo che con l’esperienza empirica. La realtà aumentata e virtuale hanno reso questo legame più forte. Oggi molti spesso, per i giovani la vita virtuale prevale su una vita reale priva di veri stimoli. Appartenere del tutto a questa realtà tramite un innesto cerebrale rappresenta il naturale completamento del rapporto con la tecnologia.
Come tutti i copioni di fantascienza, quindi, anche il transumanesimo può essere sviluppato sia in senso utopico sia distopico. Ma è la sua carica umanistica e volontaristica a rappresentare l’eventuale antidoto rispetto a letture che lo vorrebbero necessariamente al servizio di future dittature.