Corriere della Sera, 1 settembre 2020
I bambini e il virus, domande e risposte
I bambini sono in genere «superdiffusori» di malattie respiratorie (per esempio l’influenza), ma non sembrano essere i principali trasmettitori di Sars-CoV-2, il virus che causa il Covid-19. Non bisogna cadere in un facile equivoco: anche i più piccoli possono trasmettere il virus e non ne sono affatto immuni ma, rispetto al resto della popolazione, solo una piccola percentuale fra loro necessita di un ricovero ospedaliero e oggi oltre il 60% dei positivi sono asintomatici. Ma qual è il reale ruolo dei giovani nella diffusione del virus? Una risposta definitiva non esiste principalmente per due motivi: non è facile identificare il «paziente indice» (ha contagiato o è stato contagiato?) e con la chiusura delle scuole in tutto il mondo non è stato possibile indagare la trasmissione del virus in ambito scolastico. Emerge tuttavia che quando i contagi sono alti in comunità lo stesso andamento si riflette nelle scuole.
1 Quanto i ragazzi sono suscettibili al virus?
Dalle evidenze scientifiche emerge che i bambini sotto i 10 anni si ammalano meno, ma ci sono ancora incertezze sulla fascia di età 10-20. Uno studio solido pubblicato a giugno su Nature ha stimato che la suscettibilità all’infezione sotto i 20 anni sia pari a circa la metà rispetto a chi è di età superiore. Una ricerca svolta a Ginevra pubblicata su The Lancet ha però scoperto che gli adolescenti avevano la stessa probabilità di venire infettati rispetto agli adulti tra i 20 e i 49 anni, mentre i bambini tra i 5 e i 9 anni ne avevano molto meno, nonostante in alcuni casi vivessero con un familiare positivo. Un’altra indagine non ancora pubblicata della Harvard T.H. Chan School of Public Health conclude che la suscettibilità degli adolescenti è simile a quella degli adulti. Quello che abbiamo visto nelle ultime settimane è che mentre a giugno il 2,3% dei contagiati era minorenne, oggi quella percentuale è schizzata al 14% complici le vacanze, il maggiore tracciamento e le modalità di comportamento più a rischio dei più giovani.
2 I bambini diffondono il virus?
Sì, ma non è ancora chiaro in che misura. Il fatto di essere asintomatici riduce (ma non annulla) la loro probabilità di diffondere il virus. In uno studio molto citato della Corea del Sud, su 5.706 positivi a Sars-CoV-2 è emerso che i bambini sotto i 10 anni hanno una capacità di diffusione dimezzata rispetto ad altre fasce d’età, mentre non sono state individuate differenze significative tra i ragazzini fra i 10-19 anni rispetto agli adulti. Una nuova indagine dedicata alla trasmissione domestica negli Stati Uniti evidenzia che su 58 pazienti indice che hanno contagiato i familiari solo uno aveva meno di 18 anni. Un’osservazione simile è stata fatta in un altro studio, più piccolo, in Grecia dove nessuno dei 43 bambini infettati ha trasmesso il virus ad altri adulti o coetanei. In un recente commento pubblicato su Pediatrics due pediatri dell’Università del Vermont che hanno provato a tirare le somme sugli studi finora pubblicati concludono che «raramente i bambini sono casi indice e spesso si infettano in famiglia». Questi studi nel loro insieme suggeriscono che i bambini giochino un ruolo minore nella trasmissione dell’infezione, quanto meno in ambito familiare. Inoltre la capacità di trasmettere sembra aumentare con l’età.
3 Quanto incide la carica virale?
Alcuni studi più o meno recenti (l’ultimo su Jama Pediatrics) hanno evidenziato che bambini (anche sotto i 5 anni) e ragazzi possono ospitare nel naso e nella gola livelli di Rna virale addirittura superiore agli adulti. È vero che in genere, per le malattie infettive, maggiore è la carica virale più è alto il rischio di trasmissione del virus. Tuttavia nessuna di queste ricerche lo ha indagato su Sars-CoV-2. Solo perché il virus si trova nel naso di un bambino non dimostra che sia in grado di trasmetterlo alla stessa velocità di un adulto.
4 I bambini possono ammalarsi in modo grave?
La morte di pazienti pediatrici è estremamente rara (4 casi in Italia). Una recentissima ricerca del British Medical Journal su dati inglesi ha concluso che meno dell’1% degli under 19 finisce in ospedale e di questi solo il 18% in terapia intensiva. Tuttavia bambini e ragazzi, molto raramente, possono sviluppare una sindrome infiammatoria multi sistemica, cosiddetta «simil-Kawasaki» che colpisce i vasi sanguigni e può talvolta causare gravi miocarditi (infiammazione al cuore). In Italia, nel picco dell’epidemia sono stati segnalati circa 150 casi.