la Repubblica, 1 settembre 2020
In Francia chiude la rivista Le Débat
Chiude la rivista Le Débat diretta dallo storico Pierre Nora e punto di riferimento del mondo intellettuale francese che si ricollegava a una “cultura enciclopedica” dei Lumi, al confronto aperto delle idee. Il bimestrale ha visto calare le vendite come per tutta la carta stampata ma ha sofferto soprattutto – scrive Nora nel suo editoriale di saluto – di una “involuzione culturale”. «Il dibattito, perché in Francia non esiste» era la frase con cui era stata lanciato il nome della testata nel 1980 sfidando l’ideologia che, secondo i promotori, permeava una parte del mondo intellettuale francese. Sulla rivista hanno firmato, tra gli altri, Claude Lévi-Strauss, Tzvetan Todorov, Milan Kundera, Edgar Morin. Proprio nell’anniversario dei quarant’anni del bimestrale, con un numero di lettori compreso tra tre e quattromila, è arrivato l’annuncio della chiusura. L’anno scorso aveva chiuso Temps Modernes, altra storica rivista fondata nel dopoguerra da Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir. «La nostra offerta non corrisponde più a una domanda» è l’amara constatazione del direttore Pierre Nora, membro dell’Accademia di Francia. «Ci siamo basati su un trittico – storia, politica, società – che si è indubbiamente spostato su altri settori di interesse: biodiversità, specismo, crisi climatiche e sanitarie» scrive ancora Nora. «Il mondo è cambiato molto in quarant’anni, e così la vita intellettuale» spiega il filosofo e storico Marcel Gauchet, caporedattore de Le Débat. «Nel 1980 abbiamo anticipato la fine del confronto Est-Ovest, blocco contro blocco, i democratici contro i totalitaristi. Si stava aprendo uno spazio per discussioni più tranquille, per polemiche approfondite. Oggi – prosegue Gauchet – la vita pubblica si riduce a polemiche mediatiche in cui ci si accontenta di dichiarazioni veementi, senza spazio per argomentazioni sviluppate».
L’idea di una rivista che prende il tempo e la distanza per analizzare un tema sotto varie angolazioni sembra essere stata superata dalla lettura digitale. Negli ultimi anni Le Débat veniva consultato soprattutto attraverso singoli articoli disponibili online. Ovvero il contrario dell’obiettivo dei fondatori, con l’ambizione di offrire una “visione d’insieme”. «I lettori scelgono quello che li riguarda direttamente e ignorano il resto. L’ascesa dell’individualismo nella società ha conseguenze anche nel campo delle idee». È un addio malinconico. L’atto d’accusa riguarda anche la classe più colta del Paese, a cui la rivista si rivolgeva.
«Oggi le élite sono molteplici, frammentate, con punti di vista parziali. L’idea di una visione d’insieme è a loro sconosciuta» osserva Gauchet. «Una delle minacce fondamentali per la democrazia – conclude – è la mancanza di intelligenza generale: fa sì che i cittadini sentano che il processo decisionale politico è astratto, scollegato dalle loro preoccupazioni». La collezione Le Débat continuerà invece a pubblicare saggi e la direzione del bimestrale non esclude di trovare “nuove forme” per riconquistare lettori e continuare ad alimentare un dibattito sempre meno aperto.