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 2020  settembre 01 Martedì calendario

Intervista alla modella Armine Harutyunyan

Ormai nemmeno si contano più gli articoli, le inchieste e i saggi dedicati alla bellezza di oggi, di come la sua accezione sia sempre più ampia, e di come la moda stia abbattendo stereotipi e luoghi comuni. Peccato che, alla resa dei conti, le cose siano diverse: prova ne è la feroce polemica che ha coinvolto Gucci, brand che ha costruito la propria fortuna sulla celebrazione del diverso, e Armine Harutyunyan, modella 23enne armena dal viso assai particolare.
In breve: nei giorni scorsi compaiono online diversi pezzi che definiscono la ragazza come la nuova musa del direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele. Anzi, lui l’ha addirittura inserita tra le 100 donne più sexy. In realtà, a parte una sfilata a settembre del 2019, Armine non ha più lavorato per il marchio: è tutta una bufala, come lo sono le accuse di “filo-fascismo” mosse alla modella un paio di giorni fa per un selfie davanti all’Altare della Patria a Roma. Ma se la notizia è falsa, a essere vera è la valanga di odiatori che le si è abbattuta addosso sui social network e tra i commenti agli articoli. La sua colpa? Essere troppo “strana”. Attorno ad Armine s’è così scatenato il dibattito su chi e cosa possa essere considerato bello oggi; dibattito di cui lei, in realtà, sa ancora poco: vive a Erevan, la capitale armena, dove è nata e cresciuta. Dire che la cosa l’abbia colta di sorpresa è poco.
Armine, perché in Italia si parla tanto di lei?
«Onestamente non ne ho idea. Davvero non me lo spiego, anche perché ho sfilato per Gucci un anno fa, non c’è nulla di nuovo di cui discutere!».
Sono state dette molte cose su di lei, anche piuttosto dure. Come ha reagito alle critiche?
«Non è stata la prima volta, ho esperienza sul campo: lo scorso anno, dopo la sfilata per Gucci, un programma tv turco aveva addirittura iniziato a fare la mia parodia. È stata dura, non capivo perché ce l’avessero tanto con me, non gli avevo fatto nulla. Inoltre io sono stata la prima modella armena a sfilare per una grande casa di moda, sentivo il peso del ruolo. Poi , grazie alla famiglia e agli amici, che mi hanno protetto e sostenuto, l’ho superata».
E stavolta, com’è andata?
«All’inizio mi sono stupita, ci sono rimasta male, è ovvio. Però man mano mi sono resa conto che assieme alle critiche ci sono stati anche tanti dalla mia parte, pronti a incoraggiarmi e supportarmi, il che mi ha aiutato parecchio. Non so perché tutto questo sia successo, e non posso certo vietare alla gente di parlare. Ma posso ignorarla».
Si parla tanto di un’idea di bellezza meno canonica, eppure appena qualcuno osa essere diverso viene criticato senza pietà. Come mai?
«Credo che le persone siano spaventate da tutto quello che è diverso. A parole è facile essere aperti al nuovo ma poi, quando si trovano davanti a qualcosa che non capiscono, non sanno come reagire, e allora attaccano. Per questo dico che non vale la pena di preoccuparsi di loro: hanno solo paura».
I social media possono creare un’immagine distorta della realtà, e questo avere pessimi effetti sui più giovani. Cosa consiglierebbe a una ragazzina che non si ritrova in ciò che vede online?
«Di non badare troppo a quello che accade attorno a lei, e di non ostinarsi a fare per forza quello che gli altri fanno. Meglio concentrarsi su di sé, su chi si è e su cosa si ama: ci sono molti modi diversi di essere belli».
A proposito di bellezza moderna, è stato proprio Gucci a sdoganare un’estetica non canonica. Secondo alcuni però si tratterebbe in buona parte di di marketing. Lei che ne pensa?
«Penso che senza Alessandro Michele io non avrei mai potuto essere una modella, essere scoperta a Berlino e debuttare in passerella a Milano. Amo la sua visione tanto aperta e no, non credo che sia solo un modo per far parlare: il suo approccio ha cambiato il costume, bisogna riconoscerglielo».
Sempre in tema di polemiche: come risponde a quelli che l’hanno accusata di aver fatto il saluto romano in un selfie a Roma?
«Che non è assolutamente vero! Ero con i miei amici, avevo in testa una corona d’alloro, volevo solo rendere omaggio agli antichi Romani: era uno scherzo, e basta! Non so come qualcuno ci abbia potuto vedere dell’altro».
Non ha ancora affrontato sui suoi social media tutto quello che le è accaduto negli ultimi giorni: una scelta voluta?
«Per ora non mi sembra necessario, davvero, anche perché come dicevo non ne sono ancora pienamente consapevole. Vivere qui in Armenia in un certo senso mi ha protetto».
Che lezione si può imparare da tutto questo?
«Che è meglio essere diversi che omologati al resto, anche se non tutti ti capiranno. Tanto alla fine è un problema loro, non mio».
Piani per il futuro?
«Oltre a fare la modella, lavoro come graphic designer per la più grande compagnia armena: i miei nonni sono pittori, mi viene naturale. Potendo scegliere però mi piacerebbe viaggiare il più possibile».
Ma lei, quando si guarda allo specchio, cosa vede?
«Vedo una persona che è più di una faccia, che ha interessi, cose da dire e da fare. E che non ha tempo per chi la vuole abbattere».