ItaliaOggi, 1 settembre 2020
Afghanistan, la crisi rilancia l’oppio
Il coronavirus ha aggravato la situazione economica in Afghanistan. Il conflitto che non si risolve, l’instabilità politica, la tensione sociale, la povertà crescente... Sono tutti fattori che, con l’arrivo del Covid-19 (oltre 38mila contagi e 1.400 morti, ma il ministero della salute ha detto che probabilmente un terzo della popolazione è stato infettato) hanno reso ancor più critica la situazione a Kabul. Per sopravvivere, come racconta un servizio dell’Agenzia France Presse, molti cittadini sono tornati a lavorare nei campi di papaveri da oppio. Dai nuovi disoccupati agli studenti, rimasti a casa dopo la chiusura di scuole e università: un esercito di braccia si è riversato ad alimentare la principale produzione mondiale dello stupefacente.L’Afghanistan continua a produrre oltre l’80% dell’oppio mondiale: miliardi di dollari sono stati messi sul tavolo per estirpare il papavero, ma il business resiste. I tentativi di riconvertire i terreni verso altre colture, dallo zafferano alle fragole, sono naufragati. Anzi, quest’anno la produzione di oppio potrebbe crescere, con i timori di carichi di eroina pronti ad entrare nelle piazze dello spaccio occidentali.
«Non abbiamo altra scelta che lavorare nei campi di papaveri per guadagnare soldi», questo il refrain degli afgani sentiti dall’Afp. Tra questi, Fazily, meccanico di Uruzgan. «Per il coronavirus», dice, «ho perso l’impiego. Ho una famiglia di 12 persone da sfamare». La soluzione? I campi di papaveri.
Non è una scelta isolata, con la disoccupazione a livelli stratosferici, la coltivazione dell’oppio è l’unica fonte di reddito per centinaia di migliaia di persone. Col Covid e le misure di limitazione degli spostamenti, non sono mancate le difficoltà a reperire manodopera per i lavori nei campi, compresi quelli di papaveri. L’Unodc, l’ufficio dell’Onu sulle droghe e il crimine, in un recente rapporto ha ravvisato carenza di lavoratori «nelle province occidentali e meridionali del paese, generalmente a causa della chiusura del confine pakistano». Così è partita una campagna di reclutamento per assicurarsi braccia per la raccolta dell’oppio, concentrata soprattutto nelle roccaforti talebane a sud. Anche tanti giovani studenti si sono fiondati nei campi. «La nostra scuola è chiusa e ho abbastanza tempo per andare a lavorare in un campo di papaveri e guadagnare qualche cosa», ha detto Nazir Ahmad, studente di 18 anni che vive a Kandahar, «anche una ventina, circa, di miei compagni di classe sono andati a lavorare lì».
Il governatore della provincia di Kandahar, Hayatullah Hayat, conferma il fenomeno. «Le misure di eradicazione forzata dell’oppio non hanno funzionato negli ultimi 18 anni, ha ribadito all’Afp, «Sfortunatamente, Kandahar deve affrontare un aumento della coltivazione del papavero quest’anno».