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 2020  settembre 01 Martedì calendario

Periscopio

Ciò che rende il deserto bello è che da qualche parte nasconde un pozzo. Antoine de Saint-Exupery, pilota e scrittore francese.
Cossiga capì il travaglio della sovranità politica in una fase in cui i vecchi sono dei tramontati e i nuovi non sono sorti. Marcello Veneziani. La Verità.

Mi chiede se mi fido più dei cani o dei miei simili? Sicuramente dei miei labrador. Non mi tradiranno mai. Gli uomini dicono una cosa ma ne fanno sempre un’altra. Franco Barberi, allevatore di cani (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Mai una lite, tra me e Battisti anche se non ci frequentavamo spesso nel privato. Ci incontravamo quando dovevamo realizzare un nuovo album. Lui mi portava la musica, io scrivevo le parole. Mogol (Emilia Costantini), Corsera.

Lockdown. Chi ci ha obbligato a usare questo termine? Letteralmente significa: confinamento, blocco. Invece si è usato lockdown, anche nei documenti ufficiali per togliere l’evidenza di arresti domiciliari alle disposizioni governative. È la classica tecnica dell’eufemismo. Renato Farina. Libero.

Walter Veltroni si caratterizzò con la formula del «ma anche», se andava in una moschea si toglieva una scarpa, in chiesa mezzo segno di croce, si chiamava buonismo. Ha avuto il cuore, però, una volta sconfitto, di mollare la politica. Bravo, peggio però per il cinema e il giornalismo. Antonio Socci. Libero.

Di Berlusconi ho scritto: «Personaggio orrendo che si è impadronito della politica italiana» perché si è sentito al di sopra di ogni legge. Pensava di potere comprare tutto: politica, Guardia di Finanza ecc. Ma l’imperdonabile è l’assoluta mancanza di classe, dai vestiti alle donne. Anche Agnelli era un malandrino, ma con stile. Tomaso Staiti di Cuddia, ex deputato del Msi (Giancarlo Perna). Libero.

Ho detto al ministro Franceschini: apri i teatri piccoli e dalli ai giovani. Basterebbe un piccolo sponsor locale per sostenerli. Prendiamo le bande, per esempio, depositarie di una tradizione strumentale da preservare. Col virus, senza più feste patronali, sono senza lavoro. Dovremmo essere custodi responsabili della nostra cultura, non gettarla a mare. Riccardo Muti, direttore d’orchestra. (Anna Bandettini). Repubblica.

Virus precedenti come la Spagnola o la Sars con una minore interconnessione di persone, imprese e merci non hanno avuto una velocità di diffusione paragonabile a questa del Covid. Letizia Moratti, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina). Il Giornale.

Ho vissuto anni intensi, divisi tra la passione per la politica e la ricerca filosofica. Nel 1977, avevo pubblicato un libro in cui tentavo di dimostrare che Marx era stato un pensatore della questione sociale, ma del tutto inadeguato per affrontare i problemi del ventesimo secolo. Circolava, soprattutto tra gli intellettuali del Pci, la convinzione che si dovesse aderire a qualche forma di marxismo per dichiararsi comunisti. A me sembrava una causa persa. Fu allora che cominciai a guardarmi intorno e per puro caso mi imbattei nella figura di John Rawls e del suo capolavoro filosofico: Una teoria della giustizia, quattrocento pagine su cui mi chinai con una fatica terribile. Salvatore Veca, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Voglio arrivare a dire che io vedo due pericoli in questa situazione (entrambi, dal mio punto di vista, disastrosi). Uno è che il sentimento anti-lombardo venga usato politicamente per mettere le mani sulla Lombardia. L’altro è che la Lombardia venga spinta (in reazione a questo sentimento anti lombardo, e politicizzando la propria diversità) a coltivare di nuovo fantasie di separatezza, immaginando nuove ipotesi di secessione. Luca Doninelli, scrittore (Luca Mirenzi), Huffington Post.

La strada del seppellimento dell’umorismo che faceva divertire era stata spianata dalla vera, nuova ideologia che intanto ne era andata prendendo il posto, i giornali satirici nel frattempo cresciuti dentro il pachiderma-Pci, ormai mummificatosi e su cui si sarebbe poi abbattuto il Muro di Berlino, i Cuore, i Tango, ovvero l’idea che la politica fosse solo il dileggio e il cazzeggio, lo sputtanamento dell’avversario, l’insopportabile complesso di superiorità per cui tutti gli altri erano merda... Stenio Solinas, scrittore, il Giornale.

Si dice che in questa crisi potrebbe nascondersi anche quella delle banche tedesche e francesi. È più o meno così. L’impressione è quella di assistere alla seconda visione dello stesso film. Com’è che, dopo l’infelice frase sugli spread, di colpo la presidente della Bce, Lagarde, convoca la riunione nella quale lancia un nuovo programma di acquisto titoli? Si dice che sia stata raggiunta da una telefonata da Parigi data dalla crisi potenziale del rischio che stava schiantando una banca francese. Giulio Tremonti ex ministro dell’economia (Andrea Indini). il Giornale.

La narrazione dell’Emilia dei vitelloni mi ha preceduto, ma diciamo che per un certo periodo ci ho provato anch’io. Andavo al bar Margherita, di fronte a casa mia a Bologna e lì le regole erano da maschio vitellone. Però quel vivere non era nella mia natura, io ero diverso, e non dico meglio o peggio. Dico che alla fine ho preferito raccontare quella Bologna piuttosto che viverla. Pupi Avanti, regista (Giusi Fasano). Corsera.

Imparai da solo a suonare la chitarra. Me l’aveva costruita Celestino, un falegname di Porretta Terme, che mi aveva dato anche un quadernetto con i pallini che mostravano dove mettere le dita per gli accordi. Francesco Guccini, cantautore (Aldo Cazzullo). Corsera.

I tifosi del Toro non furono così tolleranti quando passai alla Juve: mi gridarono il famoso coro «Serena puttana, l’hai fatto per la grana». Mi sfasciarono anche la macchina mentre ero al cinema con la mia ragazza di allora. Una cosa che non ho mai voluto raccontare per non offendere i tifosi granata, che pure capivo all’epoca e capisco oggi. Però mi hanno fatto paura più di una volta. Aldo Serena, ex calciatore (Roberta Scorranese). Corsera.

Una mia vecchia regola era: bisogna scrivere al massimo il settanta per cento di ciò che si sa. Era un principio del mio amico Henry Tanner, a lungo inviato di guerra del New York Times. È anche un modo per restringere il margine di errore. Io non ho mai voluto fare giornalismo impressionista, ma per mancanza di coraggio. Non sono capace di affabulare. Recentemente ho scritto un articolo su Joyce prendendo due righe dal libro di un critico. Sono stato male tutta la sera: e se adesso scoprono che ho copiato? Bernardo Valli, inviato speciale internazionale (Simonetta Fiori). la Repubblica.

Le parole che si dovrebbero dire sono quelle mai dette. Roberto Gervaso.