Il Messaggero, 31 agosto 2020
L’omicidio di Maurizio Di Leo, 40 anni fa
Era la sera del 2 settembre di 40 anni fa, e lui era un giovane di 29 anni innamorato della vita. Abitava con la madre, vedova da poco; scriveva poesie e testi di canzoni; suonava la chitarra, perfino in qualche complesso dal buon nome; l’indomani, mercoledì, era libero dal lavoro: forse, sarebbe andato al Circeo, con una ragazza conosciuta da non molto. Si chiamava Maurizio Di Leo; e, da otto anni, era un mio compagno di lavoro: sedeva a uno dei primi computer di allora, e scriveva i titoli di questo giornale.
Alle otto e mezzo di sera, termina le sue fatiche: monta sull’autobus numero 56, e, per arrivare a casa, via Giovanni De Romanis a Monteverde, ne prende un altro, a piazza Sonnino. Quando scende, però, lo aspettano due killer su un Vespone; più un terzo che gli esplode vigliaccamente sette colpi di pistola contro: alla gola, e alla tempia. Per uccidere.
L’ANNUNCIO ALLA RADIO
«Omicidio a Monteverde», gracchia la radio sintonizzata in Cronaca sulla lunghezza d’onda della Questura. Parte subito un’automobile, con a bordo un giornalista. Poco dopo, una telefonata anonima al giornale: il solito volantino con la rivendicazione, lasciato in un cestino di rifiuti vicino. Firmato dai Nar: i neofascisti Nuclei armati rivoluzionari. «Oggi abbiamo giustiziato», ed ecco il nome di un cronista del Messaggero. Proprio quello spedito di corsa a riferire di quell’omicidio. È fatto ritornare immediatamente; e, da allora, vivrà come se avesse visto il proprio cadavere. Con un altro volantino, i Nar faranno poi ammenda: ammettono di essersi sbagliati. Maurizio è morto per un errore, anche se assai poco credibile: era sempre in giacca e cravatta, e il giornalista, che aveva scritto assai dei «fasci», vestiva in jeans e maglietta; il tipografo era piccolo e magro, e la mancata vittima, invece, assai più corpulenta; e poi, viveva da tutt’altra parte della città.
Non solo l’indomani Di Leo non è andato al Circeo, con la sua nuova ragazza; ma, in 40 anni, non ha avuto nemmeno una parvenza di giustizia: il suo omicidio rimane uno tra i più enigmatici e insoluti episodi di sangue di quella stagione interminabile d’intrighi che si usa chiamare gli «anni di piombo». Qualcuno, «pentito» d’ultradestra, aveva parlato; ma poi, ritrattato; e non è stato creduto. Dopo 7 anni, sono processati in sei, tra cui nomi noti nella galassia nera dei tempi, e condannati per altri episodi; ma tutti assolti: insufficienza di prove, una formula che esisteva ancora. E, stranissimo, di quasi tutti i «fattacci» di quei tempi, ormai sappiamo almeno qualcosa. Ma di questo, invece no: niente di niente; il buio più assoluto e pesto.
LA STRAGE DI BOLOGNA
Accade esattamente un mese dopo la peggiore tra tutte le stragi: quella alla stazione di Bologna del 2 agosto, 85 morti e oltre 200 feriti; vorrà significare qualcosa? Il 1980 è stato l’anno più terribile di quell’epoca: anche la strage di Ustica, il Dc9 Itavia per Palermo precipitato per chissà quale conflitto aereo; gli omicidi di troppi giudici (Amato, Galli, Minervini); di Vittorio Bachelet, e Walter Tobagi; del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi; e uccisi quattro delle Br nel loro covo di via Fracchia, a Genova. Anche dei neri che hanno ammazzato a casa Valerio Verbano, di Autonomia operaia, non si è saputo mai nulla. Proprio come per Di Leo: non un «pentito» vero e credibile che abbia parlato; non un indizio da nessuna indagine.
Brutti tempi; tempi davvero orribili. Il giorno dopo, al posto di lavoro di Maurizio non si è seduto nessuno: solo un garofano rosso. Oggi, al giornale non c’è più nessuno che gli sia stato accanto; nell’atrio, lo ricorda una lapide, giustamente scoperta di Giorgio Benvenuto: perché Maurizio era anche un sindacalista della Uil. Non ci sono mai passato davanti senza mandargli, ovunque egli sia, un saluto. E talora, mi è scappata una lacrimuccia. Appena avevo potuto, ero andato là dove ormai riposa. Dieci anni fa, chiedevo che gli fosse intitolata una strada: non c’è ancora. Che la terra gli sia lieve, per sempre.