il Fatto Quotidiano, 31 agosto 2020
Suor Dede per Trump e Sister Simone per Biden
Due suore e le presidenziali americane. Suor Deirdre “Dede” Byrne che alla convention repubblicana incorona Donald Trump come “il presidente più pro life che la nostra nazione abbia mai avuto”. E Sister Simone Campbell che al contrario va a sostenere Joe Biden alla convention democratica e davanti ai giornalisti sostiene che “l’aborto non è il nostro problema”. Piuttosto “la nostra agenda sono i problemi di giustizia economica, cui ci richiama spesso papa Francesco”.
Quando in Italia ci sono le elezioni politiche siamo abituati a vedere le suore solo il giorno delle urne, mentre silenti e composte escono dai monasteri e vanno a votare. Negli Stati Uniti, la settimana scorsa, sono state invece l’ultima frontiera dello scontro tra i due candidati alla Casa Bianca, per fare breccia tra i credenti. Suor “Dede” si è presentata alla convention repubblicana con il suo abito nero e tanto di velo. Per tre decenni è stata un chirurgo con i gradi di colonnello dell’Esercito. Da ufficiale medico ha operato in Afghanistan e sul Sinai e l’Undici Settembre fu tra le prime ad accorrere tra le macerie di Ground Zero. All’inizio del millennio ha preso i voti (religiosi) ed è entrata nella congregazione cattolica delle Piccole Operaie del Sacro Cuore di Gesù e Maria.
Nell’intervento a favore di Trump ha ricordato il suo impegno a favore di poveri e malati in vari Paesi: Haiti, Sudan, Kenya e Iraq. Oggi è in attività a Washington, in una clinica al servizio dei bisognosi. Ma per la combattiva Suor “Dede” “i più grandi emarginati sono i non nati”. Ergo, contro Biden e Kamala Harris che “sostengono gli orrori dell’aborto e dell’infanticidio a termine”, bisogna scegliere Trump la cui “fede nella santità della vita trascende la politica”. Addirittura.
Suor Simone Campbell ha parlato alla convention democratica come una borghese qualunque: vestito a fiori e cardigan azzurro, ma senza richiami all’arcobaleno Lgbt che è sovente il suo tratto distintivo. Direttrice di Network, che si batte per la giustizia sociale, e soprattutto leader delle Nuns on the bus, le suore sul bus, ha da sempre posizioni ritenute troppo “aperte” dalla curia vaticana su aborto, diritti civili e dialogo con le altre fedi. Il suo discorso è diventato una preghiera rivolta allo “Spirito divino” per i “più emarginati”. I poveri: che siano bambini malnutriti o migranti. E in totale accordo con l’ecologismo di papa Francesco. La sua preghiera si è articolata in “visioni”. Ecco la parte più importante: “Una visione che ponga fine al razzismo strutturale, al bigottismo e al sessismo così diffusi ora nella nostra nazione e nella nostra storia. Una visione che assicuri che le persone affamate siano sfamate, i bambini siano nutriti, gli immigrati siano i benvenuti”.
Suor “Dede” e suor Simone. La prima per Trump, la seconda per Biden: entrambe costituiscono la rappresentazione perfetta delle divisioni che squassano oggi la Chiesa ai tempi di papa Bergoglio. Da una parte la trincea pro life della destra clericale, dall’altra la giustizia sociale evocata da sempre dal pontefice argentino. Il Dio degli eserciti e della dottrina oppure il Dio della misericordia.