La Stampa, 31 agosto 2020
Referendum, il 40% non sa cosa votare
Nel periodo di esami di riparazione, il mese di settembre porta la possibilità di importanti trasformazioni. Chi saranno i promossi e i ripetenti? L’inizio traballante delle scuole, il voto in sei regioni, il referendum sul taglio dei parlamentari, la facilità d’accesso al test del tampone per rilevare il coronavirus, le domande sui vaccini anti-influenzali, la gestione dello smartwoking, senza tralasciare il grande desiderio di rientrare in quella che per tutti è la normale quotidianità. Tutti ci poniamo numerosi interrogativi sulle regole da adottare. Tante sono le indicazioni ufficiali, ma molte sono in contraddizione tra loro e generando confusione e sconforto. Non sappiamo ancora come comportarci durante la fase di convivenza con il virus, nonostante siano passati quasi quattro mesi dalla fine del lockdown. A tutti sembrava di aver ritrovato una certa libertà, una nuova consapevolezza nel saper stare insieme agli altri. Ma al rientro nelle città, nell’affrontare la nuova complicata quotidianità, ci stiamo scoprendo ancora potenziali vittime di fronte a un bollettino con la conta dei contagi nuovamente in crescita.
La fiducia azzerata
Proprio nel vedere vacillare sempre più la fiducia possiamo leggere tutte le contraddizioni anche nelle scelte politiche dell’elettorato. Nel sondaggio realizzato nei giorni scorsi, quattro italiani su dieci, pur desiderando un cambiamento verso nuove certezze, si sono dichiarati indecisi sulle scelte di voto. Questo dato nelle sei regioni dove si dovranno eleggere i nuovi governatori è dieci punti percentuali più basso, perché le indicazioni a livello locale sono più chiare ed evidenti.
A livello nazionale tutto rimane cristallizzato con piccole variazioni rispetto a maggio. Nella prima rilevazione al rientro della pausa estiva i cambiamenti significativi si trovano nelle nuove sigle che animano le liste civiche locali raccolte nella voce altri partiti e che trovano linfa nella ritrovata campagna elettorale per il rinnovo delle amministrazioni e nel partito Azione di Carlo Calenda (+1%) che cerca visibilità nel tour nazionale per la presentazione del suo libro. Tutti gli altri mostrano oscillazioni inferiori all’1%.
Riduzione alle Camere
Nonostante i desideri di cambiamento verso una ritrovata stabilità, non si riscontrano nell’opinione pubblica grandi successi per le voci progressiste coraggiose. Quelle voci che oggi richiamano l’attenzione al No al referendum. Quelle voci che si ergono in difesa della Costituzione e del valore della nostra storia repubblicana.
Fino a oggi non c’è stato un fervente attivismo nei confronti della politica, giudicata dalla maggioranza degli elettori troppo concentrata su sé stessa e per sé stessa. Tutti gli indicatori demoscopici hanno mostrato una forte critica verso le istituzioni con un grande invito alla concretezza per tutti i politici che abbiano a cuore il destino del nostro Paese. Così il 41,2% degli italiani non sa ancora come comportarsi in tema di referendum, mentre il 42% dichiara che andrà a votare per il Sì e il 15,8% per il No. Sui voti validi si tradurrebbe in un 72,7% contro il 27,3%. Una distanza importante che mostra tuttavia nell’arco degli ultimi 6 mesi una flessione del Sì di quasi 10 punti percentuali.
Aspettando le Regionali
E ancora una volta per la paura di decidere si attende la risoluzione degli altri. Si cammina in punta di piedi su un pavimento di cristallo con la speranza che non si infranga. Tratteniamo il fiato per sopravvivere ai venti della crisi, aspettiamo nascosti dietro una mascherina che il contagio non ci sfiori. Tutto è rimandato al risultato delle regionali e del referendum. Che decida il migliore? No, che decida il coraggio, perché se non saremo in grado di scegliere lanceremo in aria una monetina.