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 2020  agosto 30 Domenica calendario

Un saggio sui nuovi poteri mondiali

In questi mesi, il mondo non ha affrontato un virus: ne ha affrontati due contemporaneamente, per la prima volta. «Uno si è diffuso come attacco alla salute, l’altro attraverso i social media», dice Henry Timms. Mai, nella storia, era successo che una pandemia si sviluppasse in parallelo a una conversazione mondiale così ampia e radicale. E a uno scontro globale di opinioni e di prospettive. Tutti partecipi, grazie ai network sociali, delle stesse paure ma anche interpreti più o meno informati e onesti delle soluzioni. Con il risultato che la sfida, adesso, non è solo trovare una cura dal punto di vista medico ma anche arrivare a una cura sociale. «Il vaccino non basta se lo prende solo il 40% della popolazione», chiosa Timms.
Timms (attivista newyorchese e leader dell’organizzazione filantropica 92nd Street Y) e Jeremy Heimans (fondatore di Avaaz, GetUp! e Purpose della quale è il ceo) sono gli autori di New Power. L’arte del potere nel XXI secolo (Einaudi Stile libero). Il libro può essere visto come un manifesto del potere che la Rete mette in condizione milioni di persone di esercitare in un modo che non era mai stato possibile e che è del tutto diverso, spesso in conflitto, con le forme del vecchio potere gerarchico, top-down, imposto dall’alto verso il basso. Con risultati talvolta straordinariamente positivi e in altri casi straordinariamente disorientanti se non negativi. Ma New Power può anche essere letto come un manuale, estremamente necessario, per capire come usare questo nuovo potere, come saperlo realizzare e conservare.
Apre una finestra su una realtà che tutti viviamo ma che poco conosciamo, in Europa meno che in America, per i suoi meccanismi e per le opportunità e i rischi che crea. Ancora di più oggi, in piena crisi da virus, di quando è stato pubblicato negli Stati Uniti, nel 2018. «La pandemia – dice Heimans – ha accelerato le dinamiche che analizziamo. Ma è anche un confronto tra potere vecchio e potere nuovo. Per esempio, negli anni scorsi abbiamo vissuto un periodo di declino della fiducia, di rifiuto degli esperti, che fossero i governi o le autorità sanitarie. Ma ora siamo di fronte alla novità dell’uso delle mascherine, del mantenimento delle distanze di sicurezza che non sarebbe stata possibile solo grazie all’Old Power: sono le persone che fanno rispettare le norme, qualcosa che si è propagato come il fuoco in un bosco. È il New Power in azione. In parallelo c’è stato anche il propagarsi della disinformazione».

Il libro si apre con una citazione di Bertrand Russell, secondo il quale il potere è la «capacità di realizzare i desideri». Heimans e Timms – entrambi sentiti da «la Lettura» – sostengono che questa capacità «è ormai interamente nelle nostre mani». E portano decine e decine di esempi a sostegno della tesi. Alcuni ben conosciuti, come il movimento #MeToo partito contro Harvey Weinstein e poi propagatosi nel mondo, grazie al quale migliaia di donne hanno conquistato il nuovo potere di denunciare i molestatori che per anni avevano esercitato su di loro il vecchio potere di boss e di controllori. Molti altri esempi sono forse meno clamorosi ma enormemente interessanti per capire come la partecipazione resa possibile dai social media e dalla connettività abbia creato una dinamica nuova tra chi sta in alto, in posizioni forti, e chi finora era considerato avere poca voce. Una dinamica, dicono Heimans e Timms, che sta modificando i caratteri della nostra epoca. Non è solo una questione di tecnologie e di uso delle piattaforme sociali: è una nuova mentalità che si sta affermando in buona parte del mondo – soprattutto ma non solo nelle società libere – e sta mettendo in difficoltà molti paradigmi del passato.
I casi trattati sono di generi diversissimi e vengono analizzati dai due autori (i quali sono protagonisti di alcuni esempi raccontati) affrontando sia i modi e se vogliamo le tecniche con le quali le affermazioni di nuovo potere si sono create sia le conseguenze di questi spostamenti di influenza. Per dire, il centro spaziale Johnson della Nasa che apre le sue piattaforme di innovazione a tutti, alla ricerca di soluzioni a problemi difficili. E riceve una massa straordinaria di suggerimenti ma allo stesso tempo crea un conflitto tra vecchio e nuovo, tra la gerarchia dell’organizzazione e la piattaforma aperta. Si raccontano casi di straordinari crowdfunding per finanziare idee altrettanto straordinarie che le banche e forse nemmeno i venture capitalist avrebbero sostenuto. Si racconta la vicenda del nome da dare a una nuova imbarcazione britannica per la ricerca polare, sondato attraverso il coinvolgimento dei cittadini: caso di apertura al pubblico da parte di un’agenzia governativa, il Natural Environment Research Council, finita con risultati «misti». Il libro analizza anche il salvataggio piuttosto eccezionale effettuato da una società Old Economy come Lego che ha saputo rovesciare la tendenza al declino attraverso un uso intelligente del New Power diffuso.

Ma il libro tratta anche fallimenti notevoli. Per esempio, la pubblicità della Pepsi che nel 2017 tentò di sfruttare lo spirito dei tempi – Black Lives Matter e movimenti anti-Trump – filmando una ragazza con il velo, un violoncellista, il cantante Skip e una manifestazione che passa per poi rivelare che tutti acclamano la bottiglietta «pacificatrice» di cola. La reazione contro il tentativo maldestro di cavalcare temi politico-sociali fu così ampia che la Pepsi dovette ritirare la pubblicità.
Heimans e Timms si interrogano poi sulle ragioni per le quali politici che inizialmente sembravano intenzionati a cavalcare il potere dato dalla Rete e parevano abili nel farlo non hanno saputo continuare su quella strada, anzi l’hanno abbandonata: Barack Obama negli Stati Uniti, Pablo Iglesias di Podemos in Spagna, Emmanuel Macron in Francia. E, in parallelo, notano la capacità di Donald Trump di rimanere legato a una base sociale che fa grandissimo utilizzo dei social media.
A proposito. Oggi, con la corsa per l’elezione del presidente negli Stati Uniti ormai partita, Heimans nota che «quella di Joe Biden non è la campagna che ti aspetti dal punto di vista del New Power: in un modo interessante, manda un messaggio che progetta la restaurazione di un modello tradizionale rispetto a quello di Trump. Ma attorno a Biden c’è un ecosistema di persone e di organizzazioni che lavorano per lui e contro Trump. La questione che devono affrontare è l’intensità: i sostenitori del presidente sono più ferventi di quelli di Biden». Aggiunge Timms: «L’argomento di Biden è che c’è mercato per la ragione e per la competenza. Domanda: è quello che vuole l’elettorato? È una posizione che si scontra con l’intensità e con la controversia creata regolarmente da Trump. Biden corre lo stesso pericolo di quello corso da Hillary Clinton quattro anni fa: l’eccesso di esaltazione della competenza».

New Power è un libro che può fare vacillare: la vita nel mondo dei social media e della grande connettività non è facile, per chi è cresciuto plasmato dai modelli del vecchio potere rasenta l’incomprensibile, mette a testa in giù ciò che sembrava immutabile. Ma è un libro da studiare e da assorbire proprio per la portata e per la complessità della tendenza che esamina con estrema chiarezza. Come sempre, anche nel nuovo mondo opportunità e pericoli viaggiano paralleli e i due autori ne sono consapevoli. Di certo la Rete aiuta i movimenti democratici a Hong Kong, in Bielorussia, nella stessa Russia. «Ma il caos aiuta gli uomini forti, di fronte a esso – dice Timms – la gente vuole ordine. Ed è nata una nuova genìa di leader autoritari che usano le piattaforme sociali: Jair Bolsonaro ha vinto in Brasile, per esempio, grazie a un esercito invisibile che ha fatto il lavoro per lui». «Putin – sostiene Heimans – è sia vecchio che nuovo: Old Power in casa e New Power all’estero».
È il racconto dello scontro eterno tra passato e futuro, declinato nel ribaltamento possibile ma non scontato di un nuovo potere al popolo. Ancora di più nei giorni della pandemia. La saggezza della folla contro la follia della folla.