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 2020  agosto 30 Domenica calendario

Il distanziamento stile Amazon

Un sistema di intelligenza artificiale basato sulle telecamere di sicurezza che analizza le immagini negli stabilimenti Amazon e avvisa in automatico potenziali violazioni delle regole di distanziamento sociale. Esagerando, si potrebbe dire che è nato il Grande Fratello della sicurezza anti-Covid, nella realtà si può dire che serve solo qualche pixel in più perché avvenga e si sappia anche come si muovono “fisicamente” i dipendenti in fabbrica.
Parliamo dell’ultima trovata in casa Amazon per garantire, all’interno degli stabilimenti, che i lavoratori mantengano sempre una distanza di almeno due metri. Il gigante dell’e-commerce, infatti, in uno sforzo di fin troppa estrema cautela nei confronti dei suoi dipendenti (che ai malpensanti potrebbe sembrare anche utile a ovviare proteste, pretese e scioperi presenti e futuri sulla sicurezza sul luogo di lavoro) ha fissato in due metri la distanza minima nonostante le indicazioni normative italiane ne suggeriscano uno circa. In più, nell’anelare alla massima efficienza, ha deciso di introdurre anche qui – negli stabilimenti di Passo Corese e di San Giovanni – uno dei sistemi di controllo automatici utilizzati in molte sue sedi nel mondo (e respinti in altre).
Il sistema si chiama “Proxemics” e in sostanza viene considerato da Amazon uno strumento necessario a garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori individuando le aree a maggior rischio di assembramento senza che ci sia quindi bisogno dell’intervento di personale. Funziona praticamente così: il software dovrebbe utilizzare le telecamere di sicurezza già installate (e quindi autorizzate per proteggere il patrimonio) per raccogliere e analizzare un flusso continuo di immagini e per identificare, tra esse, i casi in cui il distanziamento di 2 metri venga “violato”. A fine giornata, su quelle analisi viene redatto un report che indica quante volte questo sia accaduto, dove e come. In questo modo, nelle intenzioni di Amazon, è possibile capire quali siano i punti deboli all’interno degli stabilimenti e in caso procedere a “ridisegnare il layout” della struttura per evitare che le persone si incrocino a meno di due metri. Come conseguenza, si dovrebbero solo creare nuovi perimetri o nuovi percorsi. L’azienda assicura infatti che il flusso sarà assolutamente anonimo e senza possibilità che le persone siano identificabili o che si controlli la loro attività lavorativa.
Una funzione però è particolarmente allarmante: il sistema permette di “correggere” tempestivamente eventuali situazioni di assembramento ‘estremo’, dunque 15 o più persone, e invia una notifica ai responsabili del sito che possono così intervenire per ristabilire la giusta distanza. Ma una volta che interviene qualcuno, ci si chiede, dove va a finire l’anonimato? E che garanzie ci sono che i dati non servano anche a monitorare l’efficienza e i movimenti “dentro i ranghi” dei lavoratori?
“La salute e il benessere dei nostri dipendenti sono la nostra priorità e abbiamo implementato diversi nuovi processi per garantire la sicurezza nei nostri siti, tra cui un sistema di sicurezza completamente anonimo – ci spiegano da Amazon –. Attualmente stiamo seguendo tutti i passaggi autorizzativi per poterlo utilizzare nei nostri siti”. Chiediamo se si deciderà di utilizzare Proxemics nonostante l’eventuale non accordo dei sindacati: “Abbiamo già ottenuto l’autorizzazione nella maggior parte dei nostri siti, dove abbiamo già iniziato a implementare il sistema. Stiamo seguendo i passaggi autorizzativi previsti nei rimanenti siti”, è la risposta. Poi la riassicurazione: “Non c’è intenzione e non c’è possibilità di monitorare i lavoratori individualmente: si tratta semplicemente di un altro meccanismo per garantire la sicurezza dei nostri dipendenti. Le immagini sono infatti sfocate e gli individui non possono essere riconosciuti”.
Qualche settimana fa, a Passo Corese, i sindacati hanno deciso di non firmare l’accordo. “In sede di incontro con la rappresentanza aziendale delle Risorse Umane, unitamente alle Rsa Filt-Cgil abbiamo negato il consenso alla stipula dell’accordo collettivo per l’installazione del software”, aveva fatto sapere la rappresentanza della Uiltrasporti Fco. Ma la questione non è chiusa, anzi.
Il timore forte è che con il passaggio della competenza all’Ispettorato del Lavoro, il sistema arrivi lo stesso nelle fabbriche. “Comunicheremo le nostre motivazioni ed esprimeremo le nostre perplessità” hanno aggiunto i sindacalisti. La stessa Cgil, come riporta il Corriere di Rieti, pochi giorni prima dell’incontro, aveva fatto sapere che riteneva sufficienti le misure già in atto per arginare il problema del rischio di creazione di assembramenti nei luoghi di lavoro (entrate scaglionate, zero spogliatoio, controlli serrati). “Pertanto – hanno detto – ci siamo rifiutati di firmare l’accordo. Crediamo infatti che tutto ciò non possa far altro che aumentare i livelli di stress e ansia già fin troppo elevati all’interno del magazzino in questo difficile periodo”. Ora, la stessa proposta sta arrivando a Castel San Giovanni, a Piacenza, dove il 3 settembre le organizzazioni sindacali incontreranno l’azienda.