Il Sole 24 Ore, 30 agosto 2020
L’America rurale degli outsider voterà ancora Trump
«Go get them». Dagli la caccia. Lo slogan campeggia sul ciglio di uno degli infiniti nastri d’asfalto che tagliano in due l’America, la I-80 che per 500 chilometri attraversa le colline della Pennsylvania settentrionale inoltrandosi poi nelle pianure dell’Ohio. È in calce a una gigantografia del volto di Donald Trump, cappello da cowboy, fucile in braccio, sguardo duro. Il “Them”, loro, è lasciato all’immaginazione: immigrati illegali? Liberal e progressisti? Manifestanti che invocano giustizia razziale e criticano l’eredità dei monumenti confederati? L’establishment politico e i media?
Certo è che quel cartellone non è casuale, man mano che a fianco della I-80 sfrecciano i cartelli per Trump e il suo vice Mike Pence. Regione rurale per eccellenza e costellata di piccole città, è la patria del consenso del Presidente, cuore della sua base, dove una mobilitazione senza precedenti è stata l’asso della manica del successo nel 2016. E resta, quattro anni dopo, una carta essenziale per le chance di strappare una rielezione contro lo sfidante democratico Joe Biden.
«Rappresenta tuttora una delle tre grandi aree in cui è divisa la geografia politica e culturale del Paese, accanto a metropoli e sobborghi – spiega Terry Madonna, direttore del Center for Public Affairs del Franklin & Marshall College nella contea di Lancaster e tra i massimi esperti del “rural vote” – Trump per vincere deve mantenere l’entusiasmo dei ceti popolari in queste regioni chiave in stati combattuti quali Pennsylvania e Ohio, Wisconsin e Michigan». Di elettori, continua Madonna, spesso bianchi, socialmente conservatori, con minor istruzione, legati a industrie quali siderurgia e carbone o attività agricole che sono stile di vita. Oggi come ieri sono contro restrizioni al porto d’armi e per legge e ordine, anti-aborto, meno sensibili a preoccupazioni ambientali e assai più ai tradizionali valori religiosi. Amano l’immagine coltivata da Trump, anche da dentro la Casa Bianca, di outsider e le sue promesse di riportare in patria posti di lavoro svaniti.
Il grande corridoio rurale della I-80 è la ragione per cui la Pennsylvania è demograficamente bianca al 76,1% rispetto al 60,4% su scala nazionale e perché il voto dei bianchi senza laurea potrebbe rappresentare il 48% e forse il 51% del totale, contro il 41% nel Paese. Quello delle minoranze etniche potrebbe fermarsi al 18% contro il 28% nel Paese. «Trump ha fatto man bassa del voto nelle circoscrizione bianche e rurali, spesso con vantaggi di 25 o 30 punti. È due terzi della sua base locale. Ora cerca di aumentarlo ulteriormente, di portare alle urne chi nel 2016 non vi era andato in una strategia che unisce simbolicamente Rust Belt e Appalachia, simboli di industrie e località impoverite o che si sentono abbandonate». Nel 2016 dei 5,5 milioni di elettori bianchi senza laurea nello stato, 2,3 milioni sono mancati all’appello delle urne.
Le sfide per Trump non mancano. «Vincerà ancora questo voto nel 2020, l’interrogativo è di quanto» dice Madonna. Qualche crepa emerge in questo consenso, legato ad una lenta diversificazione di alcune contee rurali e anzitutto alla risposta al dramma del coronavirus che ha raggiunto le zone rurali. «Se il sostegno di Trump appare oggi essersi indebolito, è per il Covid-19, nodo principale nelle elezioni assieme al suo impatto sull’economia», afferma Madonna.
La Pennsylvania era stata conquistata da Trump per soli 44.000 voti, Wisconsin e Michigan con margini ancora più risicati e i sondaggi lo vedono arrancare. Alcuni sondaggi nazionali sul voto rurale mostrano Trump in vantaggio con il 49% contro il 40% di Biden; nel 2016 Trump prese il 61% rispetto al 36% dell’allora avversaria Hillary Clinton. In parte questo, oltre alla tragedia del coronavirus, appare legato all’immagine moderata di Biden, non a caso attaccata da Trump quale maschera di un’agenda radicale durante la Convention repubblicana.
Nel confinante Ohio, che vanta d’aver sempre votato per chi vince la Casa Bianca, Trump è reduce da un successo più marcato quattro anni or sono, di oltre 400.000 voti pari all’8%, sempre ancorato da elettorato bianco e di provincia e che intende ripetere. Oggi appare più conteso, stretto d’assedio da virus e shock economici. Trump, per uscire vittorioso, vuole preservare il consenso del 54% del voto sindacalizzato ottenuto alla sua prima elezione, 17 punti meglio del precedente candidato repubblicano alla Casa Bianca. Conta sul fatto che l’elettorato dello stato è per il 56% bianco e popolare e sul vantaggio di 21 punti che ha tra i bianchi senza laurea e residenti di aree rurali. Il leader della union del settore edile nel sud dell’Ohio ha indicato che il 70% degli iscritti prevede di votare per il Presidente, premiando il suo impegno a favore del carbone e i dazi all’import. E perché approvano la sua leadership aggressiva e arrabbiata.
Anche in Ohio Trump deve superare ostacoli. Solo quattro elettori su dieci approvano la sua gestione della pandemia e lo stato, pur con un governatore repubblicano, ha adottato stringenti precauzioni invise alla Casa Bianca quali l’obbligo di mascherina in luoghi pubblici. Non solo, le promesse di Trump sull’economia hanno generato delusioni: lo stato, prima della paralisi da coronavirus, aveva guadagnato 11.500 posti manifatturieri in tre anni sotto Trump contro i 18.700 nel biennio precedente, e 80.000 impieghi in tutto, un terzo di quelli creati nel 2014-2016.
Ma il sostegno rurale a Trump è parso visibile di recente. In sondaggi nazionali, che stando al Pew Center, gli danno oltre venti punti di vantaggio trainato dai bianchi non laureati con un distacco di fino a 30 punti, mentre Biden guida con 38 punti il voto urbano e 10 punti i sobborghi. Soprattutto è salito alla ribalta durante una visita ai seimila abitanti della cittadina di Clyde, la prima d’un Presidente in cent’anni, che ha visto folle in strada. E ancora durante puntate in località della Pennsylvania, compresa Scranton, luogo natale di Biden. Segno che il voto dimenticato lungo la I-80 e le tante autostrade d’America rimane la grande scommessa di Trump.