La Gazzetta dello Sport, 30 agosto 2020
I numeri di Ciro Immobile
La Lazio torna in Champions League dopo tredici anni, la Nazionale italiana parteciperà a un torneo internazionale dopo cinque anni e la terribile delusione della mancata qualificazione alla coppa del mondo del 2018. Si annuncia una stagione densa di impegni europei per Ciro Immobile, capocannoniere della Serie A e vincitore della Scarpa d’oro, trofeo che premia il miglior marcatore di tutti i campionati del continente, secondo parametri di valutazione diversi. Le domande sono diverse: riuscirà Immobile a trovare la consacrazione anche a livello internazionale? E anche in azzurro, dove nel passato non è decollato?
Meraviglie recenti
E poi: potrà diventare il primo italiano a vincere per 4 volte la classifica dei cannonieri? Visto che è a tre, la possibilità è reale, ma prima di rispondere al resto vanno ricordate le meraviglie recenti del centravanti della Lazio. Con 36 gol in 37 partite (media 0,972) ha eguagliato il primato di reti in un campionato di A. Alla pari con lui soltanto Gonzalo Higuain del Napoli versione 2015-16, mentre tra i battuti figurano Gunnar Nordahl a 35 con il Milan nel 1949-50 e a 34 l’annata successiva; poi Antonio Valentin Angelillo a quota 33 in 33 gare con l’Inter nel 1958-59 e Cristiano Ronaldo con la Juventus attuale, fermatosi a 31 reti. Dunque presente e passato, ciò fornisce più spessore al record.
Il confronto
Con 135 gol in campionato, Immobile è circa alla metà del miglior marcatore assoluto, vale a dire Silvio Piola (274), pure lui passato alla Lazio. La Scarpa d’oro in Italia era arrivata in precedenza soltanto grazie a Luca Toni (Fiorentina 2005-06) e al romanista Francesco Totti nel 2006-07. Due campioni del mondo, almeno questo potrebbe essere di buon auspicio nel rapporto tra la punta e la Nazionale. Perché le risposte alle domande di sopra sono legate: se Immobile riuscirà a imporsi anche in Champions, potrà beneficiarne per la spedizione azzurra all’Europeo.
Azzurro e conferme
L’ultima partita della Nazionale risale al 18 novembre scorso: 9-1 all’Armenia e Immobile ha infilato due dei suoi 10 gol azzurri, alla presenza numero 39. Non un gran bilancio. E non ha mai segnato nelle fasi finali dei tornei. In Brasile disse che «era arrivato stanco e condizionato dal caldo»; all’Europeo francese era la riserva di Pellé e Eder; al Mondiale 2018 non ci siamo neanche iscritti e lui era fra gli imputati dopo l’eliminazione con la Svezia. Nel 4-3-3 di Mancini c’è posto per un solo centravanti e la concorrenza di Andrea Belotti è agguerrita. Se Immobile arriva in azzurro con un «vestito europeo» più rilucente, avrà una carta più importante da giocarsi.
Il club d’Europa
Dal 2010 soltanto tre calciatori avevano baciato la Scarpa d’oro: Lionel Messi (sei volte), Cristiano Ronaldo (tre, più quella del 2008) e Luis Suarez (due trofei). Immobile è entrato in questo ristretto club di campioni, inoltre il secondo arrivato in questa stagione è Robert Lewandowski del Bayern. Sempre ricordando che la Bundesliga ha quattro giornate in meno del nostro torneo, Lewy è un tipino da 34 centri in campionato e 55 in tutta la stagione. Ha conquistato il Triple, insomma un secondo piazzato che dà lustro al primo. Tutto ciò che spinge Immobile a un salto in avanti anche sul piano europeo: della serie, se non adesso, quando?
Se non ora, quando?
Già, perché la punta laziale a trent’anni non può essere accusata di mancanza di piena maturità, di inesperienza, e di non saper conoscersi alla perfezione, sia dal punto di vista fisico sia da quello delle emozioni. Immobile sa governare la sua macchina, la Lazio sa come farlo rendere al massimo. Le cavalcate in campo aperto, gli scambi con Luis Alberto e Milinkovic, le sue imboscate vincenti sul secondo palo nei calci piazzati sono gli highlights di una stagione felicissima. La Champions ritrovata può aiutarlo. Dieci partite e quattro gol è il suo bilancio nel torneo dove aveva debuttato nel 2009 con la Juve. Dove non segna dal 9 dicembre 2014, quando era al Borussia Dortmund, e non gioca dal tre novembre 2015, nella poco felice esperienza al Siviglia. Misurarsi ad alto livello lo può mantenere ad alto livello. E quello che Mancini spera.