ItaliaOggi, 29 agosto 2020
Periscopio
Se vuoi una vita felice devi dedicarla a un obiettivo, non a delle persone o a delle cose. Albert Einstein.
A Botteghe Oscure arrivò una tangente di un miliardo ma Di Pietro la fece sparire dal processo. Antonio Socci. Libero.
Il Muro di Berlino era crollato, ma invece di seppellire i comunisti nostrani, contro ogni logica era crollato addosso agli altri. Renato Farina. Libero.
Mio padre, Bettino Craxi, segretario del Psi, abitava in un attico di 45 metri quadrati dell’albergo Raphael di Roma. La gente pensava a chissà che, ma era giusto una camera e un cesso. Bobo Craxi (Tommaso Labate) Corsera.
La giornata è tiepida, passeggio volentieri. Il tempo di accendere una sigaretta e mi sento chiamare dall’altra parte del marciapiede. È un giornalista di discreta fama e smisurata ambizione, dice che mi trova in gran forma, e quindi, sottovoce, viene al dunque: «Hai per caso notizia di quella tal direzione, sai te lo dico perché, fosse davvero in ballo, credo che potrei, insomma penso di meritare un’occasione, vedi tu, se puoi naturalmente». Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.
Tra l’Italia dei miei anni parlamentari e quella di oggi in quale mi riconosco di più? Nella passata. Tra mille storture, si confrontavano visioni del mondo per le quali la gente era pronta a immolarsi. C’era passione. Oggi, il nulla. Tomaso Staiti di Cuddia, ex deputato del Msi (Giancarlo Perna). Libero.
La velleità puramente elettorale di fare un processo sommario ad Aspi (Autostrade), un gruppo industriale, rende noi italiani inaffidabili agli occhi del mondo. Le responsabilità le stabilisco i tribunali, non i governi. Andrea Illy (Giuseppe Bottero). La Stampa.
Il livello della classe politica che circonda Conte è così basso che il sorteggiato premier, uscito dal cilindro del Quirinale, fa la sua figura, arraffa consensi, si mette i partner nel taschino, oppure, se non brillante, almeno appare impomatato e fiabesco come un mago Zurlì delle istituzioni. Marcello Veneziani. LaVerità.
Le femministe perbenine di oggi sono ridicole. Ai miei tempi mi facevano paura. Erano cattivissime. Hanno cambiato le leggi. Ho condotto un sondaggio fra le donne nel rione romano Salario-Trieste, dove vivo: qual è la tua notte ideale? Su 100, due hanno risposto: scopare con Brad Pitt. Le altre 98: dormire. Le giovani madri con figli piccoli passano le notti in bianco. Se vogliono leggere Dostoevskij o farsi la ceretta, devono rubare le ore al sonno. Barbara Alberti, scrittrice (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Cosa ho provato vedendo Papa Francesco officiare la Pasqua senza i fedeli e con pochi sacerdoti? Mi ha dato un senso di grande sconforto perché mancava il popolo di Dio che, attorno al Papa, è la curia. Era inquietante. Quello che sta succedendo nella chiesa cattolica è fonte di molti problemi ma io non so cosa fare: i cattolici pregano per il Papa. Fine. Poi si può anche cambiare canale quando parla, non è essenziale essere d’accordo con ciò che dice. Non posso non notare che quasi tutti i miei amici non cattolici lo amano molto mentre quelli cattolici molto meno. Giovanni Lindo Ferretti, dressatore di cavalli e musicista (Luca Valtorta). la Repubblica.
L’atmosfera sovietica era simile a quella rappresentata da George Simenon nel suo capolavoro Le finestre di fronte dove, già nel 1933, aveva colto l’essenza spirituale del «nuovo mondo» sovietico: l’onnipotenza delle spie, gli uomini che «spiavano le spie», l’ossessione poliziesca, l’angoscia come tratto quotidiano di una vita schiacciata dalla paura. Alberto Ronchey e Pierluigi Battista, Il fattore R. Rizzoli, 2004.
Avevo 17 anni, ero sola perché mia mamma era morta. Vado quindi da sola a fare il colloquio con mio padre, a San Vittore. Trovo papà distrutto. Mi dice: «Vogliono che faccia il nome di Roberto (Formigoni, ndr) io non ho nomi da fare perché non ho fatto niente di sbagliato, però se tu là fuori, da sola, non ce la fai, se hai bisogno di me, li accontento». Gli risposi: «Papà fai quello che ritieni giusto, io me la cavo». Non me ne sono mai pentita. Nicole Guarischi, figlia di Gianluca, consigliere regionale lombardo di Forza Italia (Luca Fazzo). Il Giornale.
Andammo con Renzi in visita da Putin, a San Pietroburgo, per un grande evento economico davanti a diecimila sostenitori del presidente russo. Matteo, nel suo intervento, disse che Putin non poteva dare lezioni di democrazia agli Usa. E poi criticò duramente la discriminazione Lgbt in Russia, dicendo che identità non significa negazione dei diritti. Renzi prese più applausi di Putin: è stata una delle cose più coraggiose che ho visto fare in vita mia. Carlo Calenda (Claudio Bozza). Corsera.
Com’erano i cantieri in Africa? Affascinanti e grandiosi. Città temporanee da migliaia di abitanti. Ferraioli veneti, carpentieri piemontesi, e molti operai del posto, che chiamavano i figli con nomi immaginifici, tipo Caterpillar e Signorgeometra. Lavoro duro, fatto con il gusto di costruire, di lasciare qualcosa dietro di sé, di fare della Libia, del Sudan, dell’Etiopia un posto migliore. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.
Io non condivisi l’espulsione di Severino dall’Università Cattolica anche perché era una grande perdita per l’università. Ma c’era una disciplina e lo stesso Severino ne era consapevole. Bontadini si prodigò per trovargli un ruolo in un’altra università. Per caso fui io a favorire il suo ingresso all’Università di Venezia. Enrico Castelli mi propose di insegnare alla Ca’ Foscari dove stava per nascere la facoltà di Lettere e Filosofia. Ero da poco ordinario a Genova e declinai l’offerta. Ma dissi che Severino probabilmente sarebbe stato disponibile. Incontrai Vittore Branca, incaricato di far partire la facoltà, e gli raccontai la vicenda dell’espulsione. Branca mi chiese se era bravo come si diceva. Gli risposi che non era un professore di filosofia, ma un filosofo. Fu così che nel 1970 presero contatti e Severino poté approdare a Venezia. La sua passione per la coerenza ha avuto la meglio sulle avversità. Evandro Agazzi, filosofo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Massimo Recalcati si ispira a Jacques Lacan (1901-1981) che è stato un maestro singolare. Era di una taccagneria spaventosa, e il suo hobby era aprire la cassaforte e contemplare i lingotti d’oro frutto dei suoi clienti, dei quali vanta il numero maggiore di suicidi. Ma questo dato Recalcati non lo dice mai. Renato Farina, Libero.
Se godiamo c’è una ragione. Se soffriamo c’è una ragione. E se c’è una ragione, godiamo e soffriamo in silenzio. Roberto Gervaso.