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 2020  agosto 29 Sabato calendario

Cinquant’anni fa nasceva il bagnoschiuma

Si possono festeggiare i cinquant’anni di un bagnoschiuma? Sì, se racconta una storia, se non è solo questione di dargli un vestito nuovo, comunicare una crescita del quindici per cento e lanciare un concorso che promette diamanti.


Conquista degli Anni 60
Entrata nella vita quotidiana, la schiuma è una conquista degli Anni 60, ma è il 1970 (il mese è controverso, settembre, forse) quando il Bagno Classico Paglieri Felce Azzurra fa la sua comparsa, con l’inconfondibile profumo che è ancora un segreto di famiglia. I favolosi Seventies, determinanti per la moda e il design, hanno un altro primato: aver reso popolare la vasca con la schiuma. Ci sarebbe voluto più tempo se i romanzi di Liala non avessero preparato l’Italia. Gli amori fra le trepidanti fanciulle e gli aviatori erano intervallati da dettagliate descrizioni di salle de bains aristocratiche, creme, essenze e virili saponi. Un invito implicito a lavarsi di più per amarsi meglio. Con i Caroselli, siparietti pubblicitari sceneggiati come piccoli film, gli idoli di allora invitano a comprare il bagnoschiuma, biglietto d’ingresso nel nuovo decennio di benessere, passaporto per la seduzione.


Nel Carosello
Paglieri ingaggia Alberto Lupo, protagonista dei grandi romanzi sceneggiati televisivi (oggi si chiamano fiction) che vanta un adorante pubblico femminile. Nel Carosello del 1971 assicura: «Per una ragazza coi fiocchi, ci vuole un bagno coi fiocchi», e reclamizza l’offerta speciale: la schiuma in omaggio e un buono sconto da 250 lire! Poi arrivano le voci top della canzone italiana. Loredana Bertè ingoia una bolla perfetta sulle note di «Oro». Ornella Vanoni assicura che il bagnoschiuma «mette addosso l’allegria e lo stress se ne va via» (1986).
Le attrici si fanno fotografare ammiccanti nella schiuma soffice che non mostra, ma suggerisce. Ira Fürstenberg fa scandalo, perché è anche principessa, Sofia Loren si concede a un servizio fotografico in realtà castissimo. La vasca è perfetta per il cinema, come dimostra Marilyn Monroe. Esagerata quella di «Scarface», un’immensa Jacuzzi (siamo nel 1983), evidente status symbol, romantica e voluttuosa quella di Julia Roberts che in «Pretty Woman»(1990) si lascia sommergere da un’enormità di bolle la sostanza usata per crearle era così potente che le schiarì i capelli, e non si lamentò: stava per diventare una star internazionale e lo raccontò ridendo). Ma è anche politica? Ebbene sì. Il bagnoschiuma entra nel gioco degli in & out, nelle classifiche destra/sinistra. Per la cronaca, secondo le discutibili valutazioni finite in un’ironica composizione di Giorgio Gaber (1994), la vasca era di destra e la doccia di sinistra. Mah.


Simbolo di relax
Certo, anno dopo anno, il getto veloce da cinque minuti e via guadagna punti, specialmente per mancanza di spazio e di tempo, perciò i flaconi diventano di bagnodoccia, così accontentano tutti. Ma la vasca, alla quale Alex Britti dedica una curiosa canzone nel 2000 («Voglio restare tutto il giorno nella vasca, con l’acqua calda che mi coccola la testa») continua a essere simbolo del relax e del lusso casalingo, con e senza idromassaggio, moderna o vintage, con il bordo illuminato dalle candele per un momento romantico, come in Friends, nella scena tra Chandler e Monica. Con tanta, tantissima schiuma.


Il selfie delle star
C’è chi ha provato a sostituirla usando sali profumati e oli preziosi, e poteva funzionare, ma non nell’era di Instagram. Il rilancio delle mille fotogeniche bolle è merito dei social. Plotoni di star scoprono il bathroom selfie, anche un po’ costruito: Belen Rodriguez con i sandali tacco dodici, Mariah Carey con i gioielli, Paris Hilton circondata da una piantagione di orchidee e accessori scintillanti. Non è semplice avere una salle de bain all’altezza delle celebrità. Perciò Hotels.com segnala alberghi con bagni superdecorati per un selfie da urlo ovunque, dal Marocco alla Thailandia (forse non è l’anno giusto, ma più avanti...) Alternative al bagnoschiuma? Poche: i petali di rose di American Beauty o i cubetti di ghiaccio di Charlize Theron in Atomica bionda (brrr..., esempio difficile da seguire). Le bolle sono un’altra cosa. Con loro, anche i cinquant’anni volano via.