La Stampa, 29 agosto 2020
Le sneakers più rare in mostra
Il 13 agosto scorso un paio di Nike, il modello Air Jordan 1, è stato aggiudicato a un’asta di Christie’s a una cifra record, il massimo mai sborsato per delle sneakers: 615mila dollari. Fabbricate nel 1985, erano state indossate proprio da lui, Michael Jordan, la star del basket, durante una partita. Sorprendente? Mica tanto. Esiste ormai una piattaforma per mettere in contatto offerta e domanda per quelle che un tempo si chiamavano semplicemente «scarpe da ginnastica»: è lo StockX, che funziona come una Borsa e che pesa già più di un miliardo di dollari.
Prezzi da capogiro
Anche Constance Rubini, direttrice del Madd, il museo delle arti decorative e del design di Bordeaux, è piombata incredula in quest’insospettabile mondo, nel momento in cui ha deciso di organizzare la più grande retrospettiva di sneakers mai vista in Europa.
«Esponiamo alcune paia estremamente care e per le quali dobbiamo pagare assicurazioni elevatissime. Per me le sneakers rappresentavano l’oggetto democratico per eccellenza, ma paradossalmente è diventato un accessorio che può essere di un lusso incredibile», sottolinea la curatrice di «Playground, il design delle sneakers». La mostra è aperta da pochi giorni e durerà fino al 10 gennaio 2021.
Un capo da basket
Nel cortile dell’antico palazzo del Madd per l’occasione è stato allestito un campo da basket, utilizzato dai giovani di Bordeaux. Tanti di loro visitano poi l’esposizione, ma moltissimi sono soprattutto i maniaci di ogni età che online, a distanza, ammirano le paia esposte. Ce ne sono 450, praticamente tutte quelle iconiche, come le Converse All Stars create fin dal 1917 da Chuck Taylor, ex giocatore di pallacanestro, che si era riconvertito come agente commerciale della società (quelle esposte a Bordeaux sono del 1936).
O ancora le Stan Smith disegnate da Stan Smith in persona nel 1978, un paio di Puma (1970) concepite da Pelé e le Forum Adidas del 1984, firmate da Jacques Chassaing, mitico stilista del marchio e membro del comitato scientifico della mostra.
Le prime nate a New Haven
In assoluto le prime sneakers vennero fabbricate a New Haven, negli Stati Uniti, nel 1868, in un’industria di caucciù, la Candde Manufacturing. Il termine deriva dal verbo «sneak», che significa «avvicinarsi di soppiatto», per quella suola che non fa rumore, quando si cammina. La nuova scarpa fu presto utilizzata dagli sportivi di professione e dalle élite, quando facevano sport, per poi diffondersi pure nelle classi popolari dalla fine dell’Ottocento.
Il rigetto della borghesia
A Bordeaux è esposto un paio destinato al calcio dell’inizio del Novecento. Negli Anni Sessanta le sneakers si diffusero in quartieri come il Bronx o il Queens a New York: «La scarpa simboleggiava il rigetto della borghesia – sottolinea la Rubini - e un segno di appartenenza, anche etnica». Negli Anni 70 qualcuno capì la valenza delle sneakers per la moda. E quel «qualcuno» furono i soliti Issey Miyake nel 1973 e Karl Lagerfeld (allora stilista di Chloé) tre anni dopo: entrambi le fecero indossare alle loro mannequin in passerella. Li presero per pazzi e invece presto quelle calzature divennero un vero e proprio accessorio di lusso (l’ultimo esempio è l’Air Jordan 1 griffata da Christian Dior, in vendita a partire da 1700 euro).
In testa alle vendite
Dalla fine degli Anni 70 le sneakers furono adottate dalla breakdance e poi dai rappers e dagli skaters in quel decennio mitico degli 80, che videro anche la definitiva generalizzazione delle «scarpe da ginnastica», al di là di differenze di sesso, censo e nazionalità. Oggi il 47% delle scarpe acquistate ogni anno sono proprio e inesorabilmente loro, le sneakers.