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 2020  agosto 29 Sabato calendario

Giornali, la ricetta francese

Emmanuel Macron era già intervenuto con generosi piani di aiuto per il turismo, l’aeronautica e l’industria automobilistica. Ebbene, alla fine ha deciso di porgere la mano anche alla stampa, con un pacchetto di aiuti di 483 milioni su due anni, in soccorso a quotidiani e periodici (niente per tv e radio).
Ma se gli altri settori beneficiari di un piano di sovvenzioni ad hoc in questi tempi di coronavirus andavano alla grande prima dello scoppio della pandemia, la stampa, invece, in Francia, come nel resto dell’Europa, soffriva già e pesantemente di una crisi endemica. Gli aiuti al comparto erano già stati promessi l’anno scorso, ma il Presidente, considerato indifferente se non diffidente nei confronti di giornali e giornalisti, nicchiava. Il Covid-19 lo ha convinto e ha accelerato il tutto.
Da sottolineare: la stampa francese «di tipo politico o generalista» riceve già contributi pubblici per 840 milioni di euro all’anno, compresi quelli per la distribuzione. I 483 sono aggiuntivi e fanno parte di un piano più ampio, due miliardi per aiutare la cultura a resistere allo choc economico della pandemia. Non si prevedeva, però, una fetta così grossa per i giornali. «Dobbiamo preservare una stampa libera, indipendente e pluralista», ha detto Macron giovedì sera, durante un incontro all’Eliseo al quale hanno partecipato una decina di dirigenti dei principali gruppi editoriali, oltre a Bruno Le Maire, ministro dell’Economia, e Roselyne Bachelot, responsabile della Cultura. Insomma, una formazione d’assalto per una vera emergenza, perché i contributi serviranno ad accelerare la digitalizzazione dei giornali, ma in certi casi pure ad assicurarne la sopravvivenza.
Come indicato da Jean-Marie Charon, sociologo specialista dei media, «il coronavirus non ha fatto altro che aggravare la situazione. Ma la stampa era già fragilizzata dai colossi di Internet, da un’immagine di gratuità che si è imposta ai giovani e dalla riduzione delle risorse pubblicitarie». Queste, nonostante l’aumento delle visite sui siti negli ultimi mesi, si sono ridotte drasticamente per il crollo delle vendite in edicola.
Dei 483 miloni, la parte più importante (156 milioni) va alla distribuzione (e una parte di questi aiuti erano già stati stanziati d’urgenza) dopo il fallimento, il 1° luglio, di Presstalis, la più grossa società del settore, che controlla il 75% dell’attività a livello nazionale. Bisognerà rilanciarla, mediante France Messagerie, che ne assume la difficile eredità. Diciotto milioni aiuteranno i centri stampa a modernizzarsi, anche da un punto di vista tecnologico (per utilizzare inchiostri con una migliore impronta ecologica e organizzarsi in vista del 2022, quando sarà proibito l’imballaggio con il cellophane). Gli editori riceveranno 60 milioni mediante un credito d’imposta applicato al 30% degli abbonamenti, che i lettori potranno così scalare dalle proprie tasse.
Durante l’incontro Macron ha chiesto ai dirigenti dei gruppi editoriali di limitare il problema del precariato fra i giornalisti e anche tra fotografi e illustratori. Ha messo sul piatto 18 milioni per le regolarizzazioni. Jean-Michel Baylet, alla guida dell’associazione di categoria (Alliance de la presse d’information générale), si è detto soddisfatto del piano e ha ricordato che il Presidente «ci ha rinnovato il suo sostegno nella battaglia contro i “Gafa” (ndr, sono Google, Apple, Facebook e Amazon), che saccheggiano in maniera vergognosa le entrate pubblicitarie degli editori». Esiste ormai una direttiva europea sul copyright («sul diritto d’autore nel mercato digitale») che impone ai «Gafa» di condividere i guadagni ottenuti con la pubblicità sui contenuti dei giornali utilizzati nei motori di ricerca.
La Francia è stata il primo Paese dell’Ue a recepirla (la legge è stata adottata il 23 luglio 2019, in vigore dal 1° ottobre successivo). Da quel momento è cominciato un negoziato dei gruppi editoriali con Google, che, però, non ha ancora portato a niente di concreto. In aprile l’Autorità della concorrenza ha intimato il gigante di Mountain View a chiudere la trattativa.