ItaliaOggi, 28 agosto 2020
Periscopio
In Rai non c’è il Servizio Pubblico, piuttosto «servizietto». Carlo Verdelli, Roma non perdona. Feltrinelli, 2019.
Quello che non mi piace è che lo «spirito di gruppo» diventi spirito di branco (e lo diventa spesso), e che il tifo di tipo calcistico sia un pretesto per costruire anche in politica gerarchie e sottomissioni, con capi e capetti non sempre specchiati. Michele Serra, il Venerdì.
I punti di forza dell’imprenditoria italiana sono la grandissima capacità di fare, l’abilità manifatturiera, l’alta artigianalità. In genere si tratta di imprese che non diventano multinazionali, tuttavia hanno il vantaggio di saper risolvere temi complessi. Riccardo Donadon, imprenditore della conoscenza (Piera Anna Franini). il Giornale.
Per natura mi fido di tutti. Sono un cane. Incontro qualcuno e scodinzolo, gli faccio le feste. Ho scoperto che, statisticamente, conviene. Al massimo prendi una fregatura ogni mille. Barbara Alberti, scrittrice (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Nel frattempo arrivarono Facebook, Twitter, Instagram, cosicché il dileggio e l’incazzatura trovarono il brodo di coltura ideale per dispiegarsi in tutta la loro potenza. Sergio Belardinelli. Il Foglio.
Noi siamo, anzi eravamo una repubblica parlamentare. Siamo diventati una repubblica giudiziaria. La magistratura ha invaso il campo della politica. Alcune scelte poi si sono rivelate deleterie ed hanno contribuito allo sfaldamento della nostra democrazia. Pensi cosa ha voluto dire l’abolizione dell’immunità parlamentare. Un passo indietro rovinoso. Giulio Sapelli, storico dell’economia (Stefano Zurlo), il Giornale.
L’elenco degli interventi necessari è noto: accelerare i pagamenti dell’amministrazione, ridurre il numero delle stazioni appaltanti, abbreviare i tempi delle valutazioni ambientali, non scaricare sui cittadini l’onere di raccogliere da un’amministrazione certificati da esibire a un’altra amministrazione, modificare le norme sul subappalto, e così via. Sabino Cassese, Corsera.
Mio padre fu preso prigioniero a Tobruk. Lo portarono prima in Sud Africa, poi in America. Faceva l’interprete, lo pagavano pure. Rientrò in Italia con un gruzzoletto di dollari: glieli sequestrarono. Molti ex prigionieri furono derubati dallo Stato. Fregati due volte: all’andata e al ritorno. Antonio Ricci, inventore di Striscia la notizia (Aldo Cazzullo). Corsera.
Antonio Tajani non ha, per fortuna, grandi visioni che spesso coincidono con l’utopia, sogno di pochi e incubo di molti. Ha curato le pr di Berlusconi, appianando equivoci e divergenze che il temperamento del Cav, vulcanico e scandaloso, producevano. Anche adesso che da Angela Merkel & co. Berlusconi è considerato, dopo gli insulti del passato, un padre della patria, l’abile zampino di Antonio è più che evidente. Con Angela, il Nostro ha un rapporto eccellente e non le lesina lodi. A me, in un’intervista, ha detto: «In Europa è la sola preparata». Antonio ha bisogno di un faro. Un suo amico dice di lui: «È rimasto monarchico. Ha sempre bisogno di un re». Giancarlo Perna, saggista, la Verità.
Il momento più duro, dal punto di vista umano, fu la morte di Gardini. Ancora oggi penso che se avessi mancato alla parola data, oggi lui sarebbe vivo. Gardini infatti era un uomo di grande dignità. Quando era latitante comunicavamo attraverso i suoi avvocati. Lui era disposto a farsi interrogare, ma non poteva accettare di essere arrestato. Mi ripeteva: «Non posso scendere quelle scale in manette». Per me era però indispensabile la sua testimonianza, così gli diedi la mia parola, «da contadino a contadino» (così ci mandammo a dire), che sarebbe uscito dal Palazzo di giustizia così come era entrato. Allora lui si convinse. Fissai l’interrogatorio alle 8 del mattino. E, per precauzione, mandai dalla sera le forze dell’ordine a presidiare tutte le sue residenze. Mi dissero che era nel suo palazzo milanese. Poi aggiunsero che stavano per arrestarlo, in virtù del mandato di cattura internazionale che pendeva su di lui. Io li fermai. Per quella decisione fui anche processato e poi prosciolto. Ebbene. Se lo avessero arrestato, lui non si sarebbe potuto sparare, il processo Enimont avrebbe potuto prendere tutt’altra piega e forse anche la Storia d’Italia oggi sarebbe un’altra. Antonio Di Pietro, ex Pool Mani pulite (Marco Bracconi). il Venerdì.
Mi sono laureato in Filosofia, al King’s College di Londra. Già il fatto che studiassi filosofia fa capire che non ero molto accorto. Guardavo con disprezzo i quattro gatti che frequentavano, nel dipartimento vicino al mio, polemologia. Era molto prima dell’11 settembre: studiare guerre pareva assurdo, quei ragazzi ridicoli, obsoleti... in Italia si parlava di un Ulivo mondiale. Oggi sono tutti con dei super lavori nella diplomazia internazionale. Non aver fatto quel corso è un mio sincero pentimento. E non solo perché sono un fan enorme di James Bond. Costantino della Gherardesca, autore tv (Chiara Maffioletti). Corsera.
Fra i protagonisti delle settimane rosse dell’inizio del secolo passato c’erano i sindacalisti rivoluzionari e i sindacalisti normali delle Camere del lavoro, c’era una gran bella differenza tra Cgil, leghe, socialisti, repubblicani, anarchici, riformisti, minimalisti e massimalisti; sto bene io a spiegarle tutte le differenze, non lo so neanche io, però ce n’erano un sacco, pressapoco come nella sinistra di oggi. Antonio Pennacchi, Canale Mussolini. Mondadori, 2010.
Vittorio Gassman depresso andava a trovare Dino Risi, e c’era sempre la solita storia dell’aquila. «C’era un’aquila su un albero. La fissavamo, muti». Gassman: «Quell’aquila sono io. Anche io sto seduto per ore su una poltrona. Fermo, a guardare un muro». Minuz-Masneri. Il Foglio.
La storia del mondo gira attorno al nido dei laboriosissimi tedeschi, dei veri e propri castori. Li sfiora, li turba, talvolta, come la nuvola di un temporale lontano. I suoi problemi non ci riguardano, si dicono i Wunderskinder, i figli del miracolo (tedesco). Appartengono a categorie di persone che non hanno altro da fare, giornalisti, scrittori, sociologi, i Politiker, genia ignorata più che soltanto disprezzata. A noi spetta l’economia, si ripetono i Wunderskinder, i pensionati della storia, come li chiama Thilo Kock: «Lass alle Welt sich streiten-du, gluckliches Deutschland, produziere»; lascia che il mondo si accapigli; tu, o felice Germania, produci. Piero Buscaroli, Paesaggio con rovine. Camunia, 1989.
Nessun cacciatore ammetterà mai di odiare gli animali che uccide. Spiegatelo agli animali. Roberto Gervaso.