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 2020  agosto 28 Venerdì calendario

Intervista a Flavio Briatore

«Sono ricoverato in una stanza da solo. Non prendo ossigeno e tanto meno sono intubato, altrimenti sarei un fenomeno visto che le sto parlando al cellulare». La voce è limpida, il tono cortese, il gusto della battuta immutato, la parlantina tutto fuorché sofferente.
Al telefono dal reparto «solventi» (paganti, al di fuori del servizio sanitario nazionale, e quindi camera privata, biancheria no-limits, stoviglie e possibilità di ospitare una persona, non nel caso di positività al Covid-19 naturalmente) dell’ospedale San Raffaele di Milano dov’è ricoverato da tre giorni risponde Flavio Briatore, 70 anni, il malato di Covid più chiacchierato d’Italia.
Quando ha cominciato a stare male?
«Guardi, è stata davvero una strana estate in cui la febbre mi è venuta insieme con un raffreddore già parecchi giorni fa».
Ora come sta?
«Mi sento bene. Non ho nulla di speciale. La temperatura è a posto, respiro bene e sono pure riuscito a lavorare. Anche se mi auguro di uscire presto».
I medici come sono arrivati alla diagnosi?
«Quando sono arrivato in ospedale mi hanno fatto il tampone, come fanno con qualunque paziente. Tutto lì. Ed eccomi isolato in una stanza».
Paura?
«Per fortuna adesso ho una preoccupazione in meno».
Quale?
«Quella che mio figlio Falco, che ha 10 anni, avesse contratto il virus. Per fortuna stamattina è arrivato il referto dall’ospedale di Montecarlo ed è negativo».
Teme di aver contagiato qualcun altro?
«Mi auguro proprio di no».
Il suo «Billionaire», però, si è trasformato in un focolaio con oltre 50 persone positive al virus. E un dipendente è finito in rianimazione.
«Stiamo seguendo ora dopo ora le condizioni di tutti. Stanno tutti bene a parte un ragazzo che aveva precedenti patologie. Posso solo dirle che non appena è scattato l’allarme abbiamo disposto il tampone per tutti i dipendenti».
Avete sbagliato qualcosa?
«Al Billionaire abbiamo sempre rispettato le regole, facendo entrare il giusto numero di persone. Ma vedendo come andavano le serate non bastava contingentare gli ingressi e predicare il distanziamento: non ci può fare nulla nessuno se fai entrare 100 persone in mille metri quadri e loro stanno tutte appiccicate… Per tacere di altri comportamenti».
Quali?
«Abbiamo saputo di ragazzi che a gruppi di 50 o 60 ordinavano le casse di champagne e se le andavano a bere sulla spiaggia insieme con i fornitori. Ballavano e facevano festa sino all’alba. Lì certo non potevamo intervenire».
Sui social la chiamano «Briauntore».
«Mi lascia indifferente. Sono un capro espiatorio perfetto, e la cosa era facilmente prevedibile».
Anche lei, però: prima si fa un selfie in ospedale e lo pubblica su Instagram, poi lo rimuove. Perché?
«Semplicemente perché l’ho messa on line per errore, l’avevo scattata come ricordo personale. Naturalmente poi si scatenano le dietrologie».
E l’ormai famosa partita di calcetto? Pensa che Mihajlovi? si sia contagiato in quell’occasione?
«No, non lo penso. E poi se si ragiona così non si fa più nulla, allora tanto vale restare tutti tappati in casa».
Il calcetto era proprio indispensabile?
«Anche i calciatori professionisti sono tornati a giocare. Detto questo secondo me nel mondo dello sport scopriremo parecchi casi di positività».
Ha saputo che tutti gli altri partecipanti alla partita hanno fatto il tampone?
«Hanno fatto benissimo, controllarsi va sempre bene».
Pentito di aver fatto il negazionista del Covid?
«Non ho mai detto che il Covid non esiste».
Diceva, ancora una settimana fa, che ci sono 3-4 morti al giorno, gente anziana e malata.
«Io sono sempre stato sulla linea del professor Zangrillo (primario di rianimazione al San Raffaele, ndr). Cioè che il virus bisogna affrontarlo, ma non trasformarlo in un’ossessione».
Rifarebbe la polemica con il sindaco di Arzachena quando ha disposto la chiusura delle discoteche?
«Intanto noi siamo stati i primi a recepire quel dispositivo. Detto questo, non credo che nessuno sarebbe stato felice di chiudere la propria attività, ma è andata così».
Ha letto della sua amica Alba Parietti? Le imputa di aver anteposto il business alla salute.
«Lasciamo perdere». Clic.