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 2020  agosto 27 Giovedì calendario

Quattro famiglie su dieci ancora senza banda larga

L’Italia in rete sta facendo passi avanti, ma restano molti ritardi che con la crisi Covid-19 sono diventati ancora più evidenti e che rischiano di pesare sulla ripresa economica. E l’Italia è tra i Paesi meno attrezzati d’Europa. La connettività, vale a dire la possibilità di lavorare, studiare e interagire con aziende e amministrazioni o anche soltanto di divertirsi online, è in miglioramento nel nostro Paese, ma siamo al 17esimo posto tra i 28 Stati Ue. A dirlo è la Commissione europea nel suo rapporto 2020 sull’indice Desi, il Digital Economy and Society Index, messo a punto per misurare la rete digitale in Ue (su dati 2019).
Rispetto al 2018 la diffusione della banda larga fissa in Italia è aumentata di un punto percentuale (al 61% contro il 78% della media Ue). La copertura delle reti d’accesso di prossima generazione è salita di un punto, raggiungendo l’89% delle famiglie e superando così di tre punti la media Ue (86%).
C’è poi un particolare ambito della connettività nel quale il nostro Paese spicca ed è quello della preparazione al 5G, l’Internet ultra veloce di nuova generazione che è in «costruzione». Qui l’Italia si colloca ben al di sopra della media e si piazza al terzo posto in Ue (60% di spettro assegnato contro il 21% medio).
Scorrendo il report emergono tante lacune. Per esempio, siamo davanti a tutti sulla preparazione al 5G ma quasi due italiani su 10 non hanno mai usato Internet (17% contro il 9% in Ue). Meno di un italiano su due fa shopping in rete (49% contro il 71% della media Ue, anche se durante il lockdown la quota si è alzata) così come siamo indietro nelle vendite online e nella presenza delle aziende sul web (11%, media Ue al 23%).
«Nel complesso – dice lo studio – l’uso dei servizi Internet in Italia rimane ben al di sotto della media Ue. La posizione in classifica del Paese è rimasta invariata rispetto alla relazione precedente (26esimo posto su 28 Stati membri)». Lo scarso uso dei servizi Internet riflette appunto il basso livello di competenze digitali e quel 17% di individui che non sono mai andati in rete (qui siamo al 23esimo posto in Ue). La classifica evidenzia anche che le attività online più diffuse in Italia sono l’ascolto di musica, la visione di video o giochi, tallonate dalle videochiamate, dalla lettura di notizie e dall’uso dei social network. Seguire un corso e vendere online sono le attività meno diffuse ma sono anche quelle che aiuterebbero il Paese nella ripresa.
Il ritardo, in parte, è dovuto anche al divario digitale che ancora resiste. «Sono 1. 200 i Comuni che ci hanno recentemente segnalato di avere problemi nell’invio di messaggi e nelle telefonate – ricorda Marco Bussone, presidente dell’Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) –. È un servizio base che fa capire che nel nostro Paese ci sono ancora molti buchi e sono parte della ragione per cui in molti ambiti l’Italia rimane fanalino di coda delle classifiche». Su questo aspetto, in agosto l’Uncem ha diffuso un report (Montagna in rete) che evidenzia tutti i problemi con Internet (così come con i segnali tv). «Occorrono più investimenti su questo fronte, anche sfruttando le risorse che arriveranno dal Recovery Fund». Insomma occorre fare di più. «Il Consiglio europeo e la Commissione si sono impegnati ad articolare il sostegno alla ripresa in funzione della duplice transizione verso una trasformazione digitale resiliente e a impatto climatico zero» ricorda il report Ue.