ItaliaOggi, 27 agosto 2020
In Germania si litiga sull’eredità
Si vota tra poco più di un anno, il 24 settembre 2021, e già comincia la campagna elettorale. A sinistra, come di consueto, si propongono interventi sui ricchi. Il leader della Linke, estrema sinistra, Bernd Riexinger, vorrebbe una stangata una tantum di almeno il 10% sui patrimoni. I milionari sono aumentati anche durante la pandemia. Il sacrificio sarebbe sopportabile, è convinto, ma sarebbe un colpo letale per gli investimenti, con contraccolpi sull’occupazione.
Si allarga il distacco tra ricchi e poveri. Ma se Susanne Klatten, Frau Bmw come la chiamano, la signora più ricca di Germania, grazie alle azioni della casa automobilistica, ha guadagnato l’ultimo anno un miliardo di euro in più, non mi importa se io ho ottenuto un aumento di stipendio di mille euro al mese, anche se cresce la differenza tra me e lei.
Altri, invece di una stangata sul capitale, chiedono che si aumenti la tassa sull’eredità. Non tutti hanno genitori che lasciano ai figli appartamenti, ville, conti in banca, negozi e fabbriche. Si eredita un patrimonio senza alcun merito, allora perché non istituire un’eredità statale a cui tutti avrebbero diritto appena diventati maggiorenni?
«Sollte nicht jeder erben?», non dovrebbero tutti ereditare?, si chiede Marcel Fratzscher sul settimanale Die Zeit. I patrimoni, denuncia Fratzscher, in Germania sono divisi ancora più ingiustamente rispetto alla media internazionale: un milione di milionari tedeschi, l’1,5% della popolazione, contro 16 milioni che non possiedono nulla. E chi sono? si chiede la Diw, l’istituto di ricerca economica di Berlino. In maggioranza uomini, anziani o di età, abitano nelle regioni occidentali, di cultura superiore e svolgono un’attività indipendente. Due di queste qualità, riconosce la Zeit, sono merito loro: se si studia e si corre il rischio di aprire un’impresa, è giusto venire premiati.
Ma spesso si diventa ricchi grazie ai soldi di papà, e se si è abili il patrimonio continua a aumentare. Metà dei patrimoni sono dovuti a un’eredità o a una donazione, cioè senza merito. E subito si osserva: le tasse sull’eredità sono troppo basse, e non per tutti uguali. Chi eredità un’azienda, che vale decine di milioni o miliardi, come Frau Susanne, paga molto meno di quanti ricevono un semplice appartamento, o un libretto di risparmio. Chi eredita 20 milioni di euro, paga in media il 2% di tasse. Chi eredita fino a mezzo milione paga il 10% (la quota esente è di 400mila euro a testa per i figli). In totale la tassa sull’eredità ha portato al fisco l’anno scorso quasi sette miliardi di euro. Troppo poco.
Ma se i proprietari di un’impresa dovessero pagare una tassa di successione in rapporto al valore degli impianti si bloccherebbero gli investimenti a ogni passaggio generazionale. E se il padre sa che il patrimonio creato con una vita di lavoro alla sua morte verrà ingoiato in parte dal fisco, invece di risparmiare e di investire, si godrebbe la vita, o cercherebbe un paradiso fiscale.
La proposta è una tassa sull’eredità uguale per tutti del 10%. Anche questo sarebbe ingiusto. Chi riceve l’appartamento dove hanno vissuto i genitori in città dovrebbe pagare una cifra al di sopra delle sue possibilità. Però, come in Italia, si sentenzia: è fortunato rispetto a chi vive in affitto. Non importa se i genitori hanno pagato un mutuo pesante per venti o trent’anni.
La stangata sull’eredità, consentirebbe di creare un fondo per una Lebenschancenerbe, cioè un’eredità che offra una chance per la vita. In altre parole, più semplici: ognuno, dopo il diploma, avrebbe diritto a un’eredità garantita dallo Stato di 30mila euro, con cui avviare un’attività, o aprire uno studio professionale.
Sarò scettico, ma temo che molti ereditieri di Stato si godrebbero il regalo, come una mia giovane collega di Milano: a 25 anni si trovò con un centinaio di milioni di lire ereditati da una zia, abbastanza per comprare due piccoli appartamenti a quel tempo. Se ne partì per il giro del mondo, in un anno spese tutto. Non la critico: si comprò un ricordo per la vita.