Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  agosto 27 Giovedì calendario

Nasce il “gruppo abituale”

Fra autocertificazioni e moduli d’ogni sorta, sembrava che il 2020 già si candidasse ad anno d’oro della burocrazia, ma la vera perla è arrivata solo adesso, con il battesimo del “gruppo abituale” ( copyright del ministero dei Trasporti, costretto a pronunciarsi sull’imminente, inevitabile assembramento di scolari a bordo dei mezzi pubblici e per evitare così il metro di distanza). Basta partorire una definizione, e ogni incognita si scioglie come neve al sole, per cui d’ora in poi l’appartenenza alla stessa classe si tradurrà in tutta una serie di prerogative anche al di fuori del portone scolastico. Ma a lasciare ammirati è lo zelo con cui l’enfasi regolatrice anti-Covid sta intervenendo su tutte le fasce dell’umana esistenza. Annotate quindi, con attenzione, quanto segue.
Ipotizziamo un cittadino di nome Mario Rossi. Dagli zero anni all’inizio dell’età scolare, Mario rientra nella categoria “nucleo familiare”, e nessuno può separarlo da genitori, fratelli e sorelle (inviterei a specificare che anche le babysitter e gli animali domestici rientrano nel suddetto perimetro). Dopodiché, di compleanno in compleanno, Mario procede verso il primo traguardo, ovvero il novello “gruppo abituale”. L’importanza pedagogica di questo livello è davvero essenziale, trattandosi di un autentico debutto sociale extra-familiare. Vi era sfuggito? È un passaggio vitale: in questa fase, fino all’esame di maturità, Mario sommerà alla sua dimensione domestica anche una contiguità con estranei, resi “gruppo” dalla comune frequentazione dell’aula. Ma andiamo avanti, perché appena Cupido scoccherà la freccia, Mario si prenderà una cotta, non necessariamente per una girlfriend della propria classe. Dunque? Vogliamo inibirne l’amoroso slancio? Nossignore, sia mai. E infatti è pronta la categoria “affetti stabili”, a cui Romeo e Giulietta potranno accedere dopo un minimo di frequentazione comune (suggerirei di definire meglio la direttiva, si potrebbe per esempio specificare dopo quanti film al cinema e quante pizze si ha diritto al riconoscimento, senza contare l’utilità di un meccanismo a punti in cui ogni San Valentino dà diritto a un bonus). Detto questo, se Mario e la sua amata si vorranno davvero bene, potranno convolare a nozze entrando nell’ulteriore sfera dei “congiunti”. In classe ( pardon, davanti al “gruppo abituale"), gli insegnanti avranno agio di illustrare cotanto prodigio usando per esempio I promessi sposi, la cui trama si può ben sintetizzare come il tentativo dei signori Tramaglino e Mondella di passare dalla categoria “affetti stabili” a quella dei “congiunti”. È così semplice, così lineare. La bellezza della burocrazia sta proprio in questa sua apparente coerenza cristallina, tale da rendere Mario Rossi un cittadino lieto e protetto da ogni insidia e contagio. Franz Kafka l’aveva raccontato un secolo prima del Covid.