Corriere della Sera, 27 agosto 2020
Lapo parla del suo libro e di Mario Draghi
Lapo Elkann parte a razzo: «Sto bene, sono combattivo, costruttivo, ma preoccupato. Molto». Preoccupato per cosa esattamente? «Non voglio entrare nelle polemiche. Faccio quest’intervista solo per parlare del mio libro che esce oggi». Finirà per parlare anche di Mario Draghi che gli piace molto e di Giuseppe Conte e altri che non gli piacciono per niente, dei giovani che non dovevano andare in discoteca e dei gestori di discoteche bramosi solo di arricchirsi: «Non per entrare nelle polemiche... Ma non riesco a non dire quello che penso». Il suo è un libro illustrato, da colorare, su bellezze e eccellenze d’Italia. W L’Italia insieme a Lapo è edito dalla Nave di Teseo, disegnato da Maria Cristina Costa e a cura di Valentina Rota. Il ricavato va alla Fondazione Laps, creata da Elkann per aiutare i giovani fragili o in difficoltà. «Che uno sia piccolo o adulto, colorare porta fuori il bambino che è in noi», spiega, «dà gioia. Stare sempre su smartphone e pc va bene, ma isola, mentre io vorrei che questo libro fosse usato insieme da genitori e figli ed è provato che colorare aiuta la creatività. Io lo faccio ogni giorno».
E cosa colora?
«I miei disegni di macchine, orologi, occhiali... Ho brevettato un azzurro che ricorda la Nazionale. La Color Therapy, a seconda dei colori, cambia l’umore».
L’azzurro «Lapo» come lo cambia?
«Ispira mare, cielo, infinito, Italia, il Paese che amo di più al mondo. Ora, l’idea da cui sono partito è che noi italiani dobbiamo essere i primi ambasciatori del nostro Paese, siamo più bravi a farlo di tanti che ci rappresentano».
Questo la preoccupa: la rappresentanza politica?
«Meglio che parli delle mie tavole illustrate: ci sono tutte le Regioni, è come un viaggio in macchina, con la playlist selezionata dal Deejay Stefano Fontana. L’unica nota positiva del Covid è che abbiamo riscoperto le vacanze italiane. Io ho fatto vacanze lavorando, ma al 99 per cento italiane».
Un luogo del cuore?
«Prima città Torino, perché c’è mio fratello, per mille ragioni. Poi amo Napoli con tutto il cuore, mia nonna Marella era napoletana, ci vado spesso. E ho un debole per Palermo. In un ristorante all’aperto che, a vederlo, non gli dai un euro ho fatto una cena meravigliosa proprio con John: per strada, su sedie di plastica, ho mangiato il miglior pesce della vita. Io, se penso all’Italia, penso a moltissimi piatti che mi fanno felice».
La crisi economica post Covid farà dei giovani una «generazione perduta»?
«Mario Draghi l’ha detto cento volte meglio di come posso dirlo io. Auspico diventi presidente del Consiglio o della Repubblica. Io, da un lato, sono preoccupato per i giovani, dall’altro, dico: state più attenti. Troppi ignorano le mascherine, si ammassano nelle discoteche, pensano che il Covid non li tocchi».
Questo detto da uno che ama divertirsi?
«Detto da uno che ha imparato che civiltà e responsabilità significano prendersi cura di sé e anche degli altri. Agli incivili che ho visto fare movida col rischio di portare il Covid ai nonni, dovrebbero dare multe enormi. E certi gestori di locali hanno pensato solo a fatturare. Ora, però, il tema più duro è la riapertura della scuola: non dare ai giovani cultura è più grave che non dare discoteche. Oggi vedo parole, date, ma l’unico discorso interessante che ho sentito sul futuro non è di Grillo, di Di Maio, di Conte, ma di Draghi. Vorrei più Draghi e meno Grilli».
Con la Laps ha aiutato seimila minori con disturbi dell’attenzione. Lo fa perché ne ha sofferto anche lei?
«Io ho un’iperattività sia mentale sia fisica. Ora ci sono tanti modi per aiutare i bambini a incanalare l’energia nella direzione giusta. Io invece l’ho messa nei posti giusti e nei posti sbagliati. Sono caduto tante volte, ho dovuto imparare a rialzarmi».
Come sta dopo l’incidente di dicembre a Tel Aviv?
«Molto bene, grazie al fisioterapista del mio amico Cristiano Ronaldo. Solo il piede destro va meno bene, devo lavorarci ancora».
Tornerà a sciare?
«Sembro uno che molla?».