ItaliaOggi, 26 agosto 2020
Periscopio
Con Renzi abbiamo semplicemente smesso di parlarci. Non ho un problema personale nei suoi confronti, solo che non condivido niente di quel che fa. Carlo Calenda (Claudio Bozza). Corsera.
Sono sempre stato contrario alle sanzioni contro gli Stati perché, in realtà, colpiscono i popoli e rafforzano i dittatori. Lo pensavo persino riguardo alle sanzioni contro la Grecia al tempo dei colonnelli. Romano Prodi. Corsera.
Indimenticabile il necrologio che in morte di Sordi dettò al Corriere: «Ciao, Cretinetti. Franca Valeri, Milano». Aldo Cazzullo. Corsera.
Per aprire una gelateria, sono necessari fino a 73 adempimenti, con 26 enti diversi, e un costo di 13 mila euro, secondo una accurata ricerca svolta dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. Sabino Cassese. Corsera.
Sono avaro e per non farmene accorgere mi sto rovinando. Ogni volta che vado a pranzo con degli amici voglio essere sempre io quello che paga per tutti. Luciano De Crescenzo. Alle 5 della sera.
La Costituzione è stata stravolta e questo è un fenomeno che va avanti dai tempi di Mani pulite, se non da prima. Questa è la patrimonializzazione dello Stato da parte della magistratura. Il problema è drammatico: la magistratura ha avvelenato la democrazia e le ha inferto un vulnus irreparabile. Giulio Sapelli, storico dell’economia (Stefano Zurlo). il Giornale.
All’obbligo di parlare preferisco la possibilità di tacere. Il silenzio per strada, il canto degli uccelli, le acque pulite. In soli tre mesi abbiamo modificato cose che non ci saremmo mai sognati di cambiare in una vita intera. Riflettiamoci. Alessandro Bergonzoni, attore, in R-Estate a Teatro.
Se partecipassi al processo ai vitelloni (che erano fannulloni, donnaioli, irresponsabili) dovrei assolverli per forza ’sti ragazzi, perché quell’Emilia lì era l’Emilia dei bar. Contiene una forma di leggerezza assoluta di cui ho una grandissima nostalgia. Pupi Avanti, regista (Giusi Fasano). Corsera.
Sono nato il 3 settembre 1939, alle 7 del mattino. Alle 11 la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania di Hitler e alle 17 la Francia fece altrettanto. Ma fin da subito c’era il segno della Provvidenza. Perché il mio arrivo consentì a mio padre di non essere chiamato al fronte in quanto padre di cinque figli. Cirino Pomicino, ex ministro Dc (Maurizio Caversan). la Verità.
Il punto è che la destra italiana ha sì radici stataliste, ma è votata da elettori che, soprattutto al Nord, hanno, verso lo Stato, una profonda diffidenza. Un punto di sintesi dovrebbe essere costruito attorno a poche e semplici idee: meno fisco, meno burocrazia, più rispetto delle regole, certezza della pena; meno assistenzialismo, più lavoro per i giovani; fedeltà all’Europa e alle alleanze internazionali, nel rispetto dell’interesse nazionale, anche dialogando con gli italiani che la pensano diversamente. Se la destra fosse questa, avrebbe la maggioranza assoluta. Ma la destra italiana non è questa. Aldo Cazzullo. Corsera.
Roma è una città indolente come una città orientale, ed esprime una grandezza perduta, ne riassume il senso, perfino più di Firenze. «È la città da cui sono partito per questo lungo viaggio e che riconosco attraverso i suoi gesti e le sue storie, sempre diverse ma pur sempre uguali: la Roma di Dante e di Bonifacio VIII, la Roma rinascimentale e poi risorgimentale; la Roma fascista e della resistenza; del neorealismo e della dolce vita, dei funerali di Togliatti e di quelli di Berlinguer. E poi c’è la Roma dei romani e la mia Roma dove sono nato. Giulio Ferroni, critico letterario. (Antonio Gnoli). Repubblica.
Arrivai a Roma nel ’41. Avevo fatto la prima media a Volterra dove il mio professore di Lettere era Carlo Cassola. Il primo ricordo di Roma è la scuola. La professoressa mi disse: «Tu sei nuovo», la classe naturalmente era già formata perché avevano già fatto la prima. «Siediti lì, che c’è un posto libero». Accanto a me c’era un bambino, si chiamava Ettore Scola. L’ho conosciuto quel giorno. E siamo stati insieme tutti gli anni di liceo e poi tutti gli anni della vita. Ettore si fece male alla schiena, credo cadendo da un albero, e per i primi mesi della terza media non venne a lezione. Tutti i pomeriggi andavo da lui, a via Galilei 45, gli raccontavo quello che era successo la mattina e facevamo insieme i compiti. Per molti mesi, fino a che lui non guarì. Questa amicizia, nata come compagni di banco, è durata fino a che lui non morì. Fabiano Fabiani, ex capo Rai e Finmeccanica (Valter Veltroni). Corsera.
Una volta io ero alla Juve in uno dei tanti prestiti dall’Inter e ci fu la gara Inter-Juve a San Siro. Non tirai in porta ma mi battei come un leone. Il giorno dopo i giornali scrissero peste e corna di me, mi diedero cinque in pagella accusandomi di non aver voluto danneggiare l’Inter. Ora, è vero che l’Avvocato chiamava alle sette del mattino ma il presidente telefonava poco dopo, alle otto. «Driin, pronto è la segreteria del presidente Boniperti, glielo passo». Stavo per sciogliermi, pensai subito a una ramanzina. E invece lui mi disse: «Aldo, ti sei battuto alla grande, per me puoi anche continuare così senza fare gol». Aldo Serena, ex calciatore (Roberta Scorranese). Corsera.
«Ho simpatia per Scipione l’Africano perché è arrivato a 83 anni», dice Philippe Daverio che ne ha 66 ed è un ipocondriaco al cubo che al primo bruciore di stomaco teme di esalare l’ultimo respiro. Quando mi ha aperto la porta (in abito di velluto blu e la striscia rossa della Legione d’onore all’occhiello) mi è sembrato in forma smagliante. Lui però geme: «Sono in pessimo stato», e invece di aggiungere come avrebbe fatto chiunque: «Forse ho l’influenza», ha detto testualmente: «Spero sia solo influenza». Infatti, pensa al peggio e, per tirarsi su, fuma una sigaretta dietro l’altra, fino all’ultimo sboffo. Ride della sua incoerenza e gli torna il buon umore. D’ora in avanti, parlerà con la verve dell’uomo estasiato di vivere. Philippe Daverio, storico dell’arte (Giancarlo Perna). Libero.
Con la formula «la verità del momento» (il titolo della raccolta dei miei reportage) ho rivendicato al mestiere di giornalista una sorta di primazia rispetto alla storia e alla memoria. La cronaca è un lampo che illumina un istante, insieme può riassumere il passato e far intravvedere il futuro. In questo senso precede la storia e la memoria, che sono esposte alle interpretazioni che variano. Bernardo Valli, inviato speciale internazionale (Simonetta Fiori). Repubblica.
I giovani sono degli scontenti entusiasti. Roberto Gervaso.