Il Sole 24 Ore, 26 agosto 2020
L’ultima miniera di carbone d’Italia riconvertita
Dopo il carbone, l’energia verde. Con le gallerie a mezzo chilometro di profondità che si trasformeranno in deposito per l’energia prodotta con le rinnovabili.
Il nuovo corso dell’ultima miniera di carbone d’Italia, situata a monte Sinni nel Sulcis Iglesiente, sarà all’insegna della ricerca e dell’energia. I giorni scorsi l’azienda controllata dalla Regione ha modificato il suo statuto aprendo quindi alla possibilità di diventare produttore di energia. «Il nostro obiettivo è quello di diventare hub energetico regionale – dice Francesco Lippi, amministratore unico – il tutto seguendo il filone delle rinnovabili e dell’energia a basso impatto». Punto di partenza il piano di chiusura del sito minerario, che comunque ha riserve di carbone per un miliardo e mezzo di tonnellate (pari a cento anni di attività), con cui si prevede una produzione di «15-18 megawatt provenienti dalle rinnovabili». E poi, come argomenta il manager «arrivare attraverso il piano di raddoppio a 45-50 megawatt prodotte con le rinnovabili».
L’ultima novità che riguarda il sito minerario dove già si porta avanti il progetto per la coltivazione dell’alga Spirulina e quello dei gas rari con il progetto Aria attraverso una sorta di alambicco montato nella verticale di uno dei quattro pozzi (profondi mezzo chilometro) è il progetto dell’Energy storage. «L’idea è quella di sistemare negli spazi del sottosuolo celle particolari in grado di immagazzinare l’energia in eccedenza prodotta con le rinnovabili, sottoforma di aria compressa e – aggiunge Lippi – rilasciarla all’occorrenza attraverso un sistema di turbine che trasformano nuovamente l’aria in energia». Quanto alla resa: «È stato calcolato che, oltre a soppiantare l’utilizzo delle batterie – continua ancora Lippi – ci sarebbe una riserva di 80 -100 megawatt in sottosuolo«. Il progetto è in fase avanzata e vede partecipare anche il dipartimento di meccanica elettrica dell’Università di Cagliari. «Naturalmente la raccolta e stoccaggio dell’energia non sarebbe limitata solo alla Carbosulcis ma anche alle strutture pubbliche che producono energia e in alcuni casi viene dispersa – argomenta ancora -. Diciamo pure che con questo sistema, che vuole integrarsi con le altre strutture puntiamo a candidarci per diventare hub energetico regionale».