E Stefania Sandrelli apre il baule delle memorie: «L’esperienza con Germi fu il trampolino di lancio, Divorzio ha fatto il giro del mondo e ha preso un Oscar, Sedotta è stato premiato a Cannes: spedivano giornali francesi con le foto, in piena estate, di gente in fila davanti alle sale degli Champs Elysées».
Con Germi vi siete conosciuti nel ’61.
«Quando sono venuta a Roma da Viareggio per il cinema, con il mio fratellone cinefilo. Avevo diciassette anni. Un agente telefonò a mia madre spiegando che Germi mi aveva visto sulla copertina di una rivista e mi voleva fare un provino per Divorzio all’italiana . Per un po’ non mi fece sapere nulla e così, mentre aspettavo, ospite di amici a Roma, girai Il federale e Gioventù di notte. Germi si arrabbiò moltissimo, ci teneva che debuttassi con lui e anche io, ma non poté dire nulla perché ero una persona libera. Così si decise a prendermi».
Come fu l’incontro?
«Straordinario. Mi ha trasmesso per sempre la passione per il mio lavoro. Era un bell’uomo, si vestiva da cowboy. Io ero una bambina, lo vedevo come un uomo grande, però si presentava bene, in modo molto cinematografico e mi ci cadeva l’occhio. Era strano, aveva uno sguardo profondo, un po’ di tic, attraeva l’attenzione in generale e la mia in particolare, essendo già cinefila. Era un po’ orso, non amava intrusioni, io invece mi intrufolavo e lo spiavo ed era bellissimo per me, stava dietro a quell’enorme Mitchell, era un regista che guardava sempre prima l’inquadratura, in modo maniacale. Lo ricordo dietro a quel buco che rideva, piangeva, parlava, urlava e a volte cantava, era sorprendente. Era esigente ma mi amava e rispettava. Aveva una tecnica in testa precisa, metteva i segni dei flou, delle uscite di macchina, dei carrelli, dello zoom. Creava una partitura musicale, tu sapevi dove entrare, quando fermarti dopo la battuta, tornare indietro; dettagli tecnici a cui ero abituata, avevo fatto danza classica».
Quando lesse la sceneggiatura di "Sedotta" che cosa pensò?
«Avevo il vantaggio che, essendo minorenne, la doveva leggere mia madre. Io, toscana di Viareggio, credevo di essere molto diversa dalle ragazzine di un paesino siciliano. Da noi si portava già il due pezzi, quello che indosso in Divorzio era il mio. Invece queste ragazze mi corrispondevano in tutto, piene di umorismo, vivaci, affettuose. Andavamo al mare, facevamo i bagni, cercavamo il corallo biforcato sulla spiaggia. Girammo a Sciacca, bella e caldissima di fronte all’Africa».
Era un momento particolare della sua via sentimentale.
«Gino Paoli era venuto sul set di Divorzio e aveva conosciuto Germi, ai tempi di Sedotta e abbandonata mamma ha provato a fare in modo che ci lasciassimo, non mi passava le sue telefonate. Paolo ed io avevamo avuto un diverbio prima che io partissi, gli avevo detto "adesso avrò modo di pensarci". Mia madre prese la palla al balzo, non ne voleva sapere di uomini sposati nella mia vita. Ma io non mi volevo sposare con Paoli, ero perfettamente a mio agio, anche perché lui stava con me, non con Anna. Non ci dividevamo in tre. Poi lui ebbe la grande disavventura».
Il tentativo di suicidio.
«Sì. Germi mi fece chiamare dal suo aiuto, "hai un volo domani se vuoi andare", io dissi di no perché volevo lavorare e non volevo finire sui giornali… Quando tornai ci rivedemmo, e lì poi sarebbe nata Amanda».
Girare in quelle condizioni era difficile.
«Lo era, anche perché successe al secondo giorno di lavorazione. Ero arrabbiata, dissi a Paoli che con quel gesto aveva dimostrato di non amarmi, lui diceva "ma che bestia sei tu?". Ovviamente io seguivo e sapevo tutto di lui, anche mamma era diventata più conciliante, davanti a una cosa così grave ovviamente cambia la prospettiva».
Stare su quel set la aiutò a superare quel momento?
«In parte sì, perché essere lontana, lavorare come una pazza in una produzione in cui avevo molti amici conosciuti ai tempi di Divorzio mi ha preservato dal dolore e dalle cose brutte: io ero già un po’ Stefania Sandrelli, lui era Paoli, ci aspettavano al varco con i teleobiettivi. È stata una fatica immensa. Germi era molto fisico, la scena in piazza con tutti che mi inseguono mi ha stroncato le gambe. La sera mia madre, vedendomi stravolta, mi disse "Stefanina, ma sei sicura che vuoi fare questo mestiere?". E io "mamma sì, ho deciso"».
Il film fu presentato al Festival di Cannes.
Saro Urzì fu premiato per la migliore interpretazione.
«Un’accoglienza fantastica. Ci ero già stata con Divorzio all’italiana . In quelle edizioni ho conosciuto i più grandi registi.
All’anteprima mi sentivo gratificata nel mio vestito ma non persi tanto tempo a prepararmi, fino all’ultimo ero a cercare conchiglie. Non ero diva, ero orgogliosa del film. Divorzio e Sedotta hanno contribuito al cambiamento della società».
Non tutti amavano Germi.
«È sempre stato guardato in cagnesco a priori da alcuni critici, era inevitabile. Ma poi non potevano non riconoscere che il film fosse un capolavoro. Era anche il film più amato da Francis Ford Coppola. Lo incontrai, tanti anni dopo, a Cinecittà, lui girava un film con Al Pacino. Mi portò nella sua macchina, da dove dirigeva e mi disse "guarda questo". Tirò fuori il dvd di Sedotta e abbandonata . E mi disse "è il film che amo di più al mondo"».