la Repubblica, 26 agosto 2020
Di Maio cita Iotti. Una colossale falsificazione
Uno dei (tanti) motivi che mi spinge a votare No al referendum è la colossale falsificazione di cui da ultimo si è fatto megafono l’ex capo dei Cinque stelle, Luigi Di Maio. Anche il ministro degli Esteri è ricorso infatti, per sostenere il taglio dei parlamentari, ad un falso bello e buono attribuendo a Nilde Iotti proprio la parola d’ordine della campagna del Sì.
Che cosa ha fatto Di Maio? Ha estratto un solo argomento tra i tanti formulati da Nilde Iotti a sostegno dell’esigenza di riforme costituzionali: e naturalmente ha scelto la riduzione del numero dei deputati e dei senatori. Iotti ne aveva parlato sì in un discorso pronunciato all’indomani della sua elezione a presidente della Camera (1979) e aveva affrontato sì questo argomento ancora più volte, sino alla vigilia della sua scomparsa (1999). Ma – ecco il punto chiave che fa di Di Maio un mistificatore – Iotti aveva sempre inserito questo tema in un più ampio contesto: «l’assurdo e ripetitivo bicameralismo perfetto», il federalismo istituzionalizzato con la trasformazione del Senato in Camera delle regioni e dei poteri locali («Perché il nostro Senato non potrebbe assomigliare al Bundesrat tedesco?»), l’esercizio più ampio dei poteri di controllo che spettano al Parlamento, l’aggiornamento dei regolamenti parlamentari e, in questo quadro, anche un ridimensionamento di deputati e senatori, «quanti ne ha la Cina, ma là sono un miliardo e trecento milioni».
È francamente un po’ avvilente che Di Maio scenda a questi livelli di falsificazione dei fatti. Avvilente sì, ma non sorprendente: arcinoti sono i granchi di questo signore.
(L’autore, giornalista, è l’ex portavoce di Nilde Iotti)