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 2020  agosto 25 Martedì calendario

Il Covid taglia i dividendi globali del 22%

Una sforbiciata che rischia di costare oltre 300 miliardi di dollari. Prevedibile quanto si vuole, ma il dazio che i dividendi distribuiti dalle società quotate in Borsa nel corso del 2020 pagano a Covid-19 è un numero che fa impressione. Mai dalla crisi finanziaria del 2008 il livello dei pagamenti ai soci si era ridotto di quasi un quarto rispetto all’anno precedente e, mentre in Borsa si continua nonostante tutto a festeggiare, il futuro delle cedole resta ancora da decifrare e tiene in apprensione gli investitori che tradizionalmente vi fanno affidamento.
A ricordarlo sono i dati raccolti da Janus Henderson attraverso il suo Global Dividend Index che comprende 1200 società (italiane incluse) e che a livello globale rappresenta oltre tre quarti del valore delle distribuzioni. Nel secondo trimestre dell’anno, il primo periodo davvero colpito dalla diffusione del virus, i dividendi si sono complessivamente ridotti di 108,1 miliardi di dollari a 382,2 miliardi. Si tratta di un taglio netto del 22% (che si riduce leggermente al 19,3% se calcolato su base sottostante, cioè escludendo gli effetti del cambio e le distribuzioni di carattere straordinario) che appunto non ha eguali nell’ultimo decennio post crisi finanziaria.
Oltre un quarto (27%) delle società ha tagliato i dividendi nel secondo trimestre, più della metà li ha cancellati del tutto e se poche sono state le aree geografiche risparmiate – ii Nord America e il Giappone, che però potrebbero essere colpite maggiormente in seguito – in Europa si è registrato l’epicentro con una riduzione del 45 per cento. Spagna (-70% per effetto principalmente dell’annullamento delle distribuzioni di Inditex, la società che gestisce i negozi Zara) e Francia (-65%), che è il maggior pagatore di dividendi del Continente sono stati i Paesi più falcidiati, seguiti a ruota da Italia (-58,8%), Regno Unito (-54,2%) e Paesi Bassi (-53,8%). Più contenuto l’impatto in terra tedesca (-22,8% con i tagli della società immobiliare Vonovia, di Adidas e Bmw e lo spostamento a luglio dei pagamenti di Daimler), mentre in Svizzera si è verificata una situazione diametralmente opposta, con dividendi pressoché invariati anno per anno e Nestlé di nuovo in testa alla graduatoria delle società più munifiche con i soci.
Un fenomeno, quest’ultimo così come la maggior vulnerabilità del resto Vecchio Continente, che riesce difficilmente a sorprendere, non soltanto perché come ricorda Jane Shoemake, Direttore degli Investimenti Global Equity Income di Janus Henderson «la maggior parte delle aziende europee effettua distribuzioni solo una volta all’anno nel secondo trimestre, quindi la cancellazione di un dividendo ha un impatto molto consistente sul totale annuo». Ma anche perché a livello settoriale l’influenza di Covid-19 si è fatta sentire in maniera piuttosto differente: abbattendosi cioè sui finanziari (a maggior ragione per il blocco dei pagamenti imposto dalla Bce) e risparmiando relativamente le società del comparto sanitario e delle telecomunicazioni.
Le banche hanno quindi subito la maggior perdita di valore, con un calo di 54 miliardi dei dividendi (-40% rispetto all’anno precedente) particolarmente rilevante in Europa, dove i pagamenti sono concentrati nel secondo trimestre e si è appunto soggetti a una regolamentazione più rigorosa. Anche per questo motivo Intesa Sanpaolo, il cui dividendo era stato il nono più generoso in assoluto dodici mesi fa, è sparita dalla classifica dei principali pagatori, e la stessa sorte è toccata a Hsbc, Bnp Paribas e alla russa Sberbank che la precedevano nella lista.
Il futuro si presenta avvolto nelle nebbie, per gli imprevedibili sviluppi dell’epidemia che rendono difficile stabilire quali dei dividendi che mancano attualmente all’appello siano stati semplicemente differiti e quali invece possano essere considerati del tutto cancellati per il momento e anche in prospettiva. Gli analisti di Janus Henderson si spingono in ogni caso nel fissare quantomeno un traguardo per il breve termine e stimano per l’intero 2020 un calo dei dividendi su scala globale del 17%, con distribuzioni per 1.180 miliardi di dollari rispetto ai 1.428 miliardi dei dodici mesi precedenti nello scenario migliore e del 25% a 1.100 miliardi nell’ipotesi peggiore. Quest’anno sarà dunque il più pesante dalla crisi finanziaria globale, anche se (magra consolazione) alla fine di marzo 2020 le distribuzioni sono quasi raddoppiate rispetto ai livelli registrati immediatamente post-Lehman.