la Repubblica, 25 agosto 2020
Ci servono gli svelenatori di Harry Potter
Come gli svelenatori di Harry Potter, quelli che si muovevano sulle scope volanti fabbricate dalla Nimbus e dalla Olivander sin dal 382 avanti Cristo, i medici dell’ospedale Charitè di Berlino si sono specializzati nello svelenamento dei dissidenti russi avvelenati dal regime di Putin. Prima di accogliere ieri il povero Aleksey Navalny, questi maghi della medicina tedesca erano per esempio riusciti a svelenare Piotr Verzilov, manager e marito di una delle Pussy Riot, che improvvisamente, il 17 luglio del 2018, aveva perso la vista, la parola e le capacità motorie, sino a quel momento molto bene impiegate nella denuncia delle violenze del governo russo. Ovviamente il veleno non è solo russo come abbiamo imparato dal Covid 19 che forse non è stato “inventato” a Wuhan, ma certamente da uno dei suoi laboratori di diavolerie è “scappato”. Inutile farsi illusioni: per sfuggire al veleno ubiquitario che può stare nel tè e nella vodka, nell’aria e nel cibo ma anche nella stretta di mano e in un colpo di tosse, per sfuggire sia al coronavirus sia al polonio, all’antrace e agli agenti nervini di Putin, per non parlare della diossina, della mucca pazza, dell’aviaria e di tutto il futuro bricolage malefico, non basterebbe prolungare in eterno la legislazione d’emergenza di Giuseppe Conte che ci ha chiusi, distanziati e obbligati alla mascherina. La casistica degli avvelenati di Putin è di sicuro meno ricca dei contagiati da Covid, ma offre belli esempi di dissidenti sopravvissuti perché svelenati dai medici delle squadre speciali anti-venefici come Sergej Skripal’e sua figlia Yulia, paralizzati, nel marzo del 2018 in un centro commerciale a Salisbury nel sud dell’Inghilterra, da un attacco micidiale con agenti nervini che, come effetto collaterale, uccise una signora, ridusse in fin di vita suo marito e anche i primi poliziotti intervenuti. Tra i sopravvissuti al veleno di Putin ce ne sono tanti che sono stati poi finiti a colpi di pistola come l’eroica giornalista Anna Politkovskaja. Purtroppo il terrore del veleno è, a sua volta, un veleno che ha avvelenato anche il nostro pensiero. E vedrete che un giorno non lontano si arriverà a dotare gli aeroporti di moderni “poison detector”. E magari nelle stazioni vedremo all’opera i cani antivenenari, che fiuteranno i virus e il polonio di Putin. E accanto ai distributori di benzina ci saranno gli immunizzatori d’emergenza che se esistessero sarebbero le bacchette magiche della modernità. Del resto, già i medici svelenatori rimandano agli eroi di Harry Potter che sempre più capiamo quanto è stato profetico: non letteratura d’evasione, ma realismo magico. E nasceranno nuovi mestieri a rischio: guardie del corpo incontaminato, assaggiatori, fiutatori, inalatori, bonficatori immunizzati come Mitridate, che saranno pagati con contratti co.co.co, concessi con velenosa generosità del presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci anche agli extracomunitari di colore senza permesso di soggiorno.