Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  agosto 24 Lunedì calendario

Intervista a Roberto Mancini su soldi e investimenti

Il 4 settembre Roberto Mancini tornerà sulla panchina azzurra per guidare l’Italia contro la Bosnia in Nations League. Sarà un momento speciale, che riunirà il Paese al termine di un’estate difficile in cui gli italiani hanno dovuto fare i conti con le conseguenze economiche della pandemia. Ma non ci sono solo i virus a mettere in pericolo i risparmi personali. Non a caso il c.t. della Nazionale di calcio sospira e poi, con una risata amara, racconta: «Potrei scrivere un libro: “Come aiutare i giovani calciatori a non farsi rubare i soldi”! Purtroppo mi sono imbattuto in qualche malfattore. Disavventura capitata anche ad altri, l’inesperienza danneggia molti atleti. Il calciatore è giovane, guadagna cifre enormi ma non dà importanza ai soldi. E i truffatori gli girano intorno».
I club non fanno qualcosa per evitare certe truffe?
«Alcuni sì, ma certi personaggi sono subdoli: prima fanno gli amici e poi ti convincono a investire».
Che cosa consiglierebbe loro?
«Di fare come me: affidarsi ai professionisti. Bisogna avere un avvocato e un commercialista seri. E vanno pagati bene, perché a volte si cerca di spendere meno. Invece i professionisti vanno retribuiti il giusto. A quel punto però sai di essere in mano a persone competenti e per bene».
In cosa preferisce investire?
«All’inizio ho provato un po’ di tutto. Ho investito anche in azioni e ho puntualmente perso: non lo faccio più da anni! Meglio l’obbligazionario e comunque diversificare. Adesso preferisco il mattone: hai sempre qualcosa in mano e, anche se il mercato non è sempre al massimo, prima o poi il prezzo risale. E puoi affittare, quindi è un ritorno sicuro».
Controlla spesso i suoi affari?
«Controllo, eccome se controllo! Prima non lo facevo quasi mai, ma da quando ho preso delle fregature, controllo spesso».
Il mondo dell’arte le interessa?
«Altroché! E quando inizi, scopri cose belle. Quindi averle ti permette di goderne anche in senso estetico. se poi azzecchi l’artista giusto, hai fatto anche il buon affare. Mi piacciono sia la scultura che la pittura. Ho iniziato dedicandomi all’arte antica, poi ho virato su quella moderna e contemporanea».
Meglio «convocare» artisti italiani o stranieri?
«La maggior parte sono italiani ma c’è anche qualche straniero».
I calciatori spesso si lanciano nella moda o nella ristorazione...
«Oltre a mancarti ogni competenza, quando sei ancora in attività, il lavoro ti assorbe tutto il tempo e quindi devi sempre avere qualcuno di cui fidarti. È troppo difficile. Magari a fine carriera hai la possibilità di seguire le attività personalmente. Ma ne ho visti troppi perdere tempo e soldi in questi campi».
Chissà se sarà ancora così, ma finora nel calcio girano sempre molti soldi...
«Quando pensi che si sia arrivati al massimo, si va sempre oltre. I club incassano molto più di prima e il giro d’affari è decuplicato, i giocatori costano 150 milioni. L’importante è che la gente si diverta alla partita. Anche se si esagera un po’».
Che tipo è: generoso o – come molti campioni – un po’ braccino corto?
«Generoso, anche troppo. Se devo spendere per divertirmi, lo faccio. Se ho voglia di fare un regalo, lo compro. Se devo aiutare qualcuno, non mi tiro indietro. Non so dire no, anche se poi arrivano i momenti in cui devi imparare a farlo».
Il primo acquisto importante?
«Quando ho compiuto 18 anni e vivevo a Genova mi sono comprato un’Autobianchi A112 usata. A quell’età, è normale desiderare un’auto».
Un calciatore di oggi non comprerebbe mai un’auto di quel tipo!
«Nooo, non credo proprio! La mia era pure targata Agrigento, perché presa da un compagno di squadra».
Colpi di testa?
«Da ragazzi si fanno tante cavolate. Me le ricordo tutte, meglio non raccontare. Quando sei giovane e vuoi una cosa, la prendi senza badare a spese. Da grande ci ragioni di più».
Gol in affari?
«Ho comprato casa a Roma e l’ho pagata abbastanza ma, nonostante la crisi, ha mantenuto il valore».
Un regalo di valore che ha fatto?
«Prezioso perché fatto con il cuore: ho comprato un’altra casa a Jesi per i miei genitori. Era molto importante per me visto che loro hanno fatto tanti sacrifici per aiutarmi e sono anche andato via da giovane. Sono nello stesso quartiere ma ora abitano in una casa più grande».
Ci sono anche tre figli...
«Due già laureati: mia figlia minore in Comunicazione e il maggiore in Business sportivo, il terzo lavora alla Fiorentina come osservatore. Per loro ho investito negli studi e spero che possano entrare presto nel mondo del lavoro, perché se finalmente ti dà libertà e indipendenza, ti fa anche capire che per ottenerle bisogna impegnarsi molto».
Attività benefiche?
«Credo che chi è stato più fortunato nella vita, dovrebbe aiutare chi ha bisogno».
Passare dalla panchina di un club a quella della Nazionale significa rinunciare a un bel gruzzolo...
«La mia carriera è stata quasi sempre condizionata da scelte di cuore. In una vita da allenatore può non capitarti mai l’opportunità di allenare la Nazionale. Ed è soprattutto una questione di prestigio e onore. Comunque sono giovane, ho ancora tempo per tornare ad allenare un club in futuro!».