Corriere della Sera, 24 agosto 2020
L’agiografia di Mattia Santori
Nelle intenzioni, che quando sono buone portano dritte all’Inferno, doveva essere un modo di raccontare la storia delle Sardine e le biografie di alcuni dei protagonisti. I quattro ragazzi di Bologna che nel novembre scorso diedero l’abbrivio in piazza Maggiore, ma anche i compagni di strada incontrati a Reggio Calabria come a Roma e Milano. Peccato che la scelta di partire proprio da Mattia Santori, con un post sulla pagina Facebook ufficiale, non si sia rivelata azzeccata. Per i modi e per i toni. Anzitutto, per la fotografia che mostra il leader del movimento di spalle che guarda un orizzonte incorniciato dall’arcobaleno, quasi fosse un Messia. E poi il testo, un’agiografia enfatica che dipinge Santori come un concentrato di idealità e di virtù. Risultato? Sui social si è scatenata una tempesta di commenti, di critiche e sfottò, di fronte ai quali dai portavoce del movimento arriva un timido tentativo di spiegare un grave errore quantomeno di comunicazione. «Non volevamo raccontare un semidio, noi siamo contro la personalizzazione della politica. Quel racconto doveva essere inserito in una serie con altri protagonisti. Abbiamo sbagliato a non spiegare il contesto e anche a iniziare proprio da Mattia con un testo che doveva essere più sobrio».
L’agio-biografia, in effetti, non lesina l’entusiasmo. Santori, si legge, è «un sognatore, un vulcano di idee ed emozioni, di visioni, di prospettive. Una persona estremamente sensibile e coriacea al tempo stesso, che empatizza le sofferenze altrui ma che si batte fino allo stremo per una giusta causa. Un trascinatore che ama coinvolgere ed essere coinvolto, un eterno ragazzo che crede di poter cambiare il mondo partendo da un cambiamento interiore». Il racconto si sofferma sui più minuti particolari, dalla nascita 33 anni fa a Bologna, nel quartiere Saragozza, al percorso scolastico («contro i consigli delle insegnanti che lo volevano al liceo scientifico sceglie l’istituto alberghiero di Castel San Pietro», racconta il biografo, ma poi si laurea in Economia e Diritto con il massimo dei voti). Oggi fa il ricercatore ma è anche insegnante di frisbee.
Il giovane bolognese ama viaggiare, conoscere nuovi mondi. «Una vita vagabonda la sua, caratterizzata non solo da lunghi viaggi in bici con gli amici (in cui conosce Andrea e Roberto), ma anche da vere e proprie “emigrazioni” in altri paesi. Sette mesi in Francia per studio, altrettanti in Grecia per amore, poi Venezuela, Colombia e Ecuador. Luoghi e mondi che lo forgiano alla diversità». Queste esperienze sono alla base anche della scelta di partecipare alla vita pubblica dando vita al movimento delle Sardine. Di cui Sartori è il frontman, il leader riconosciuto. Con onori ed oneri perché la ribalta mediatica ha comportato anche attacchi, critiche, derisioni.
«Da mesi vive il peso di una responsabilità enorme – continua il racconto –. Tante persone credono in lui e nelle Sardine. Tante persone si aspettano tanto da lui e la sensazione di non fare mai abbastanza lo divora. Mattia si è messo in gioco, ci ha messo la faccia e la reputazione. Sa che il prezzo dei suoi errori è nettamente più alto del dovuto ma ci spiega che «il diritto all’errore del principiante è la chiave per lo svecchiamento della società». La conclusione è dedicata al futuro. «Noi siamo portatori di un sentimento alternativo che non si è affatto esaurito, che crede nella prossimità della politica, ma che può vivere solo se portato avanti da una collettività». Di qui un appello: «Le Sardine sono state un grande esame di coscienza collettivo, ora bisogna metterci la faccia. Noi ce l’abbiamo già messa, vediamo se al prossimo invito qualcuno ci farà compagnia».
Le reazioni, però, non sono state positive. Oltre 1.500 commenti con stilettate come quella di Fiorella Vecchia («Ma da quando la cultura politica di sinistra ha ceduto il passo al fanatismo») o di Bruno Valle («Quanto entusiasmo per un ragazzotto che sta pianificando il proprio futuro di appartenente alla casta privilegiata e parassitari»).