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 2020  agosto 24 Lunedì calendario

I figli d’arte nel cinema

«Ascolta tua madre, dammi retta figlio mio». Una famiglia normale, quella dei Washington, dove il babbo Denzel insieme a mamma Paulette hanno cercato di educare al meglio i loro quattro figli, per metterli in condizione di spiccare il volo dal nido senza ripetere gli errori dei genitori. Errori a parte, certo è che se il ricco lavoro di mamma o papà prevede di passare le giornate giocando ad essere qualcun altro, cercando di tornare bambino, spesso in costume o mascherati, circondati da mondi fantastici con il risultato di essere serviti, riveriti, spesso osannati e sempre al centro delle attenzione, non sorprende che i figli vogliano seguire la stessa strada e che il cinema sia spesso un affare di famiglia.
John David Washington, protagonista diTenet è infatti solo l’ultimo di una lunga schiera di figli che hanno seguito le orme dei genitori e hanno scelto come loro di diventare attori, con i pro e i contro che portare un cognome famoso sulle spalle comporta.
Qualche nome della nuova generazione: Scott Eastwood, figlio del grande Clint, tra gli eroi di Suicide squad; Dakota Johnson, figlia di Melanie Griffith e Don Johnson, eroina della saga sulle Cinquanta sfumature di grigio; Colin Hanks, figlio di Tom Hanks e Rita Wilson; Mamie Gummer, figlia di Meryl Streep; Jaden Smith, figlio di Will Smith e Jada Pinkett; Alexander Skarsgaard figlio di Stellan e noto per True Blood. Un fenomeno che si ripete ad ogni generazione. Angelina Jolie è la figlia di John Voight, Michael Douglas è il figlio di Kirk, Charlie Sheen il figlio di Martin, Kate Hudson la figlia di Goldie Hawn e Kurt Russel, Kiefer Sutherland è il figlio di Donald, Bryce Dallas Howard è la figlia di Ron Howard, e così via in una lista che esiste da quando esiste il cinema, basti pensare alla dinastia dei Fonda o dei Barrymoore.
Anche in Italia, dove la famiglia, si sa, è molto importante, non mancano i figli d’arte, con cognomi che rimbalzano sugli schermi da generazioni, come De Sica, Gassman, Tognazzi, Mastroianni, Placido, Amendola, Rossellini, Giannini, Argento, Celentano e così via in quella che sembra essere una tendenza costante, dove i figli si innamorano delle orme dei genitori.
Non sorprende però. Gigi Proietti diceva: «Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte» e chi non vorrebbe restare per sempre bambino e per di più essere pagato bene per farlo?