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 2020  agosto 24 Lunedì calendario

In Giappone si evapora

Dalle folle brulicanti delle strade del centro di Tokyo alla quiete dei villaggi più remoti dell’arcipelago, ogni anno decine di migliaia di giapponesi – uomini e donne di ogni età e condizione sociale – evaporano dal mondo che le circonda, spariscono senza lasciare traccia, alla ricerca di una nuova vita. Per indicare questo fenomeno è stato coniato un termine, johatsu, traducibile appunto come evaporati. In una società tradizionale e, allo stesso tempo, competitiva come quella del Sol levante, i johatsu spesso desiderano semplicemente «scomparire e lasciarsi tutto alle spalle», ha spiegato alla Bbc Kudou Katsunori, investigatore di un’agenzia di Yokohama. Dal giugno scorso Katsunori è sulle tracce dell’ennesimo caso: un uomo che, senza alcun apparente motivo, è sparito abbandonando tutto, compresa l’anziana moglie. Cosa spinge tanta gente a sparire nel nulla? Sui johatsu è stato pubblicato un libro, intitolato The Vanished: The Evaporated People of Japan in Stories and Photographs, dei francesi Léna Mauger e Stéphane Remael. La reporter e il fotografo hanno iniziato la loro inchiesta tra gli evaporati del Giappone nel 2008, intervistando centinaia di parenti, amici e conoscenti di persone scomparse, contribuendo a chiarire i contorni di questo fenomeno. Mauger è convinta che queste sparizioni di massa siano causate principalmente dalla pressione che la cultura giapponese (come peraltro anche quella cinese) mette sul concetto di salvare la faccia, costi quel che costi. 
LO STIGMA
È molto spesso lo stigma di aver perso la faccia a far evaporare i giapponesi: il naufragio del matrimonio, la perdita del posto del lavoro, un debito contratto diventato insostenibile. Tra le vicende incredibili raccontate nel volume quella di un uomo che, non riuscendo a confessare alla moglie di aver perso il posto, continuava a passare la giornata fuori casa fino a tardi, dirigendosi in macchina verso quello che una volta era il suo ufficio. Alla fine, avendo finito tutti i risparmi, piuttosto che parlarne alla consorte, preferì evaporare andando a vivere tra i derelitti di un distretto malfamato di Tokyo. «È un tabù enorme – ha sostenuto in un’intervista Mauger -. È qualcosa di cui non si può realmente parlare. Ma la gente può sparire perché c’è un’altra società sotto la società giapponese. Quando la gente scompare, sa che può trovare un modo per sopravvivere». Gli evaporati in alcuni casi vengono ritrovati o ritornano sui loro passi, ma chi vuole rimanere in questo particolarissimo stato ha a disposizione tutti gli strumenti per farlo. Katsunori punta l’indice contro la legge nazionale sulla protezione dei dati personali, che permette a una persona maggiorenne di andare ovunque senza dover fornire spiegazioni – anche a un marito di abbandonare il tetto coniugale – e il diritto all’anonimato, a rifarsi una nuova vita, senza la possibilità di venire rintracciati dalle autorità, se non in presenza di reati. «Le coppie sposate non manifestano le loro emozioni tra di loro aggiunge lo 007 -: questo è il lato negativo della cultura giapponese. Non riescono a dirsi la verità e quindi spariscono o, peggio, si suicidano». Attorno a questo fenomeno negli anni è cresciuto un business milionario, del quale non fanno parte solo chi, come Katsunori, vuole «aiutare la società» ritrovando gli evaporati, ma anche coloro che, al contrario, li aiutano a scomparire. Mauger e Remael, gli autori del libro-inchiesta, hanno raccolto la storia di un uomo che ha un passato come traslocatore notturno di persone, nuovo mestiere salito alla ribalta negli anni Novanta, quando in conseguenza della crisi economica si registrò un’impennata di evaporati. Molte persone cercavano una via d’uscita e riuscivano a trovarla grazie a questa tipologia di persone: «La scomparsa divenne un business», ha ricordato Mauger. Recentemente i giornalisti di Al Jazeera hanno seguito Miho Saita, un traslocatore notturno, mentre aiutava a evaporare una donna in fuga dagli abusi del marito. I professionisti dell’agenzia di Saita hanno permesso la donna in meno di due ore di raccogliere tutte le sue cose e fuggire assieme ai suoi bambini in una nuova casa, in una nuova città verso una nuova vita.