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 2020  agosto 23 Domenica calendario

Gli angeli custodi di Togliatti

Uno dei rimproveri era rivolto a Giuseppe Di Vittorio, in quel momento segretario generale della Cgil, la Confederazione generale italiana del lavoro, già perseguitato dal regime fascista, incarcerato, confinato e più avanti eletto all’Assemblea Costituente. Il rilievo mosso nei suoi confronti era: «Il compagno Di Vittorio abbastanza spesso quando deve intraprendere un viaggio in treno preferirebbe partire senza accompagnatore, accusandoci perfino di “dilapidare il danaro della classe operaia” (sic) acquistando biglietti per il compagno che ha l’incarico di seguirlo. Quando egli parte in macchina, specialmente alla volta di Cerignola, se i posti sono occupati da familiari egli lascia a terra l’accompagnatore».
Il termine desueto che oggi può far sorridere – accompagnatore – era usato nel 1950 per indicare un militante del Partito comunista addetto alla scorta. Una guardia del corpo, compagnia della quale avrebbero fatto volentieri a meno anche altri dirigenti del Pci. Per esempio Gian Carlo Pajetta, che aveva vissuto in carcere circa tredici anni perché antifascista, e Umberto Terracini, che ne aveva scontati quasi dodici, inoltre sei di confino e poi aveva presieduto la Costituente. «Il compagno Pajetta più volte di sera è uscito senza accompagnatore (...). Spesso il compagno Terracini trova strano che il suo accompagnatore lo segua a teatro e ci va da solo», veniva riepilogato con disappunto. Morale ricavata dalle descrizioni: «Una seria vigilanza mai potrà realizzarsi se i compagni dirigenti considerano i compagni della vigilanza come “nemici”, o come dei poliziotti ai quali bisogna far perdere le tracce».
Contrassegnata dalla dicitura «Riservata», la relazione che contiene queste frasi è datata 25 agosto 1950. Riguarda l’incidente di auto che, tre giorni prima, aveva causato al segretario Palmiro Togliatti un’incrinatura dell’osso frontale e la frattura di una vertebra. Evento con echi internazionali, l’infortunio del 22 agosto di settant’anni fa. Non un banale fatto di cronaca sulla statale tra Ivrea e Pont-Saint-Martin, lungo la quale era finita fuori strada l’Aprilia che portava verso le vacanze in Valle d’Aosta Togliatti, Nilde Iotti e la figlia adottiva Marisa. Che un camion, all’improvviso, avesse deviato il percorso dell’auto era una spiegazione insufficiente per Botteghe Oscure. Quali precauzioni non erano state adottate? Quali errori intralciavano la protezione dei dirigenti?
Ne era derivata un’inchiesta, della quale il documento che abbiamo rintracciato nell’archivio del Pci conservato dalla Fondazione Gramsci era parte. A scrivere le otto cartelle fu Antonello Trombadori, responsabile della Commissione di Vigilanza. Le indirizzò alla «Segreteria del Partito». Per coglierne il senso va tenuto presente che due anni prima il Pci aveva due milioni e 99 mila iscritti, era il più grande partito comunista dell’Occidente e il 14 luglio 1948 il suo segretario era stato ferito a colpi di pistola da un attentatore. Il Partito comunista sovietico si era definito «contristato del fatto che gli amici del compagno Togliatti non siano riusciti a difenderlo dal vile attacco». Nella ritrosia di alcuni verso l’essere scortati contava il sospetto che certi accompagnatori raccogliessero informazioni sui dirigenti per il vicesegretario del Pci Pietro Secchia e per Mosca invece di lavorare per Trombadori.
Analizzato subito da molti, dal ministro dell’Interno all’ambasciata americana in Italia, l’incidente di auto riproponeva una questione simile. Era per dimostrare impegno nel garantire l’incolumità del segretario che la direzione del Pci, dopo l’attentato, aveva istituito la Commissione di Vigilanza. E la sicurezza mancata all’Aprilia sarebbe stata tra gli argomenti impiegati da Stalin, a fine 1950, per motivare la sua proposta di mandare Togliatti a Praga per guidare il Cominform, la struttura erede dell’Internazionale comunista. Un’offerta respinta dall’interessato.
Già partigiano nei «Gruppi di azione patriottica», tanto colto quanto incline a romanesco sarcasmo, Trombadori nella relazione ricorse ai toni richiesti dalle circostanze. Seri. Alla segreteria consigliò: «Quale che sia la versione ufficiale che si preferisce dare alle cause del sinistro noi dobbiamo, in sede di lavoro, guardare in faccia alla realtà e riconoscere che soltanto l’elevata velocità (oltre i cento all’ora) e la sottovalutazione dell’ostacolo potevano provocare quanto è accaduto».
L’incidente veniva addebitato a «inammissibile leggerezza dell’autista compagno Aldo Zaia». Con un’aggiunta indicativa di quanto i segretari di partito del tempo fossero potenti eppure non indiscussi, tuttavia, Trombadori metteva agli atti di aver chiesto in precedenza la sostituzione di Zaia e che era stata rinviata tra l’altro «perché il compagno Togliatti non riteneva pienamente giustificata la misura».
Nessuno sapeva, allora, che in ottobre il segretario sarebbe entrato in coma e sarebbe stato salvato da un’operazione chirurgica al cervello. Tanti testi possono far conoscere che cosa sono stati i partiti di massa della cosiddetta «Prima Repubblica», interventi pubblici, resoconti di riunioni e così via. Ma uno spaccato eloquente è in questa relazione. Nella quale si osservava: «Soltanto apparentemente il compito di accompagnatore di Togliatti può essere simile a quello di una sentinella, in realtà quello che conta molto è la capacità che quest’uomo ha per far vivere insieme senza attriti i due autisti, i guardiani della casa, ecc, e lo spirito di iniziativa (...)». In altre parole, occorrevano capacità politiche. Anche per essere «accompagnatori».