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 2020  agosto 23 Domenica calendario

Un saggio sulla vecchiaia

Giacomo Casanova udì raccontare dal conte di Saint-Germain l’incontro che sosteneva di avere avuto, due secoli prima, con i padri del Concilio di Trento. Una narrazione che, a detta del libertino veneziano, era ricca di particolari. Che dire? Innanzitutto: il misterioso blasonato, amico per lungo tempo di Luigi XV e ispiratore di Aleksandr Pushkin per La dama di picche, era un noto alchimista e si vantava di essere in grado di prolungare senza limiti la vita umana. Di certo nessuna polizia riuscì mai a stabilirne con esattezza l’identità e nemmeno il giorno o l’anno della morte. Anzi, una battuta a lui attribuita che circolava da Versailles a San Pietroburgo, riportata da Georges Lenotre nell’opera En France Jadis (Grasset 1938), stupiva con queste parole: «Ho conosciuto il Padre Eterno, io, quando ero giovane».
Il conte sarà stato anche un po’ sbruffone oltre che esperto di scienze occulte (Cagliostro si dichiarava suo discepolo), ma numerose vite lunghe sono testimoniate sia tra i patriarchi della Bibbia, sia in letteratura. Per esempio, Giuseppe Rovani nel libro decimosesto dei Cento anni narra che il 27 dicembre 1813, in una serata conviviale nel Ridotto della Scala di Milano, si notò «un vecchio di anni 127 ed era quel maestro Galmini che, nato nel 1687, doveva morire 138 anni dopo». Era presente perché «non aveva mai sentito la musica di Rossini»; quella sera volle recarsi in teatro per farsi un’idea del giovane musicista, «di cui si pronosticavan prodigi».
Il ricordo di Galmini ci è stato suggerito dall’ultimo libro di Giorgio Cosmacini, uno dei più apprezzati storici della medicina del nostro tempo, che ha da poco pubblicato Concetti di salute e malattia. Un saggio che oltre a rispondere a questioni sempre attuali come «Che cos’è la salute?» o a chiarire l’ambivalenza identitaria tra terapia e cura, dedica sezioni ai temi della vecchiaia. Vi sono, per esempio, parti su «Le insidie della longevità» o «Il concetto di vita lunga»; inoltre non mancano capitoli su nascita e crescita della geriatria o «il cibo e la moda, integratori della terza età». Gli anni senili, in altri termini, sono posti sotto la lente dello storico e rivelano non poche caratteristiche dei «longevi di oggi e di domani». Del resto, due milioni d’italiani hanno superato gli 85 anni e i centenari, circa 15mila, non sono più delle rarità.
Il libro, scritto soprattutto prima dell’irruzione della pandemia dovuta al coronavirus (argomento trattato nell’ultima parte), dedica interessanti pagine anche a spagnola e Sars o al primato della prevenzione. Nella presentazione Francesco Sardanelli nota che «non sfugge a Cosmacini il rapporto tra accresciuta longevità, inverno demografico e immigrazione, in particolare attraverso il nesso dell’assistenza agli anziani».
Il libro è un’eccellente guida per meditare sul concetto di “vita lunga”. L’autore basa le sue considerazioni su una vasta letteratura che va da Omero a Shakespeare, da Boezio a Simone de Beauvoir, da Montaigne a Paracelso. Ovviamente riscoprirete l’Elogio della vecchiaia dell’ottocentesco Paolo Mantegazza, libro prezioso che contiene tra le altre due verità. La prima: la felicità è sempre ardua ed è raro viverla. La seconda: le cose sono tanto più desiderabili, quanto più sono difficili ad aversi, e chi ha la fortuna di possedere «un po’ di sangue nelle vene e un po’ di nerbo nei polsi» dovrebbe mirare anche a quelle difficilissime. Chiudiamo aggiungendone una terza, ricavata da un testo perduto di Sofocle, catalogata dai filologi come frammento 63: «Nessuno ama tanto la vita come l’uomo che sta invecchiando».