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 2020  agosto 23 Domenica calendario

Già sfruttate le risorse della Terra di quest’anno

Dalla loro comparsa sul palcoscenico del Pianeta Terra, i sapiens si sono dimostrati attori megalomani e parecchio prepotenti, ch e non sopportano gli altri coprotagonisti (tutti gli altri viventi), che comunque gli sono indispensabili, e ritengono che sia quasi una loro missione andare oltre i limiti che la natura inevitabilmente impone. Per questo amano illudersi che le risorse siano illimitate e non ne vogliono sapere di risparmiarle e gestirle equanimemente e con saggezza. Invece non è così, e, quando ci sembra che ce ne siano sempre in abbondanza, è solo perché qualcuno sta rinunciando alla sua parte. E non lo fa certo volontariamente.
Se tutti gli abitanti della Cina volessero mangiare lo stesso quantitativo di carne che mangiano quelli degli Stati Uniti, avrebbero bisogno di 49 milioni di tonnellate di carne all’anno, che significa 343 milioni di tonnellate di cereali all’anno sotto forma di carne: una cifra spaventosa, semplicemente impossibile da fornire. Se volessero improvvisamente diventare, invece, consumatori di pesce come i giapponesi, avrebbero bisogno di quasi 100 milioni di tonnellate di pescato solo per loro. Cioè tutto quello che si cattura oggi nell’intero mondo. Come a dire che già adesso non c’è più spazio, cibo, acqua per tutti, solo che gli occidentali campano letteralmente sul fatto che i bisogni degli altri sono compressi rispetto ai propri. Se, ancora, i cinesi volessero tutti possedere e condurre un’autovettura (perché non anche due, poi? Come facciamo noi), ci vorrebbero, solo per loro, oltre 60 milioni di barili di petrolio al giorno, cioè la gran parte dei quasi 85 milioni che si estraggono oggi in tutto il Pianeta. Per dirla tutta, a noi occidentali è consentito emettere quantità di anidride carbonica che non sarebbero permesse se tutti gli altri non ne emettessero molta meno della media: in pratica noi respiriamo meglio perché gli altri respirano appena. Tutto ciò si può riassumere in una sola espressione, «overshoot day», il giorno del sovrasfruttamento, nel quale l’umanità consuma interamente le risorse prodotte dal Pianeta nell’intero anno.
Il 22 agosto 2020 è il giorno in cui l’umanità ha esaurito le proprie risorse annuali, quattro mesi e mezzo prima di quanto si dovrebbe (il 31 dicembre), se volessimo essere gestori oculati del patrimonio naturale a disposizione dei sapiens e degli altri viventi. Il Global Footprint Network calcola l’impronta ecologica dell’umanità rispetto alla biocapacità naturale di ricostituire risorse e assorbire rifiuti (gas clima-alteranti inclusi). Venti anni fa l’overshoot day cadeva in ottobre e il deficit ecologico dell’umanità durava due mesi invece di quattro. Negli Anni 60 l’umanità usava i tre quarti della capacità del Pianeta di generare cibo, legname, fibre, risorse ittiche e assorbire anidride carbonica. Oggi la popolazione mondiale consuma più di quanto riesca a rigenerare. Di questo passo, entro il 2050, ci vorrebbero tre Pianeti come la Terra per mantenere in modo sostenibile i suoi abitanti umani, ammesso che non crescano troppo di numero.
Ma la pandemia Covid-19 ha causato una contrazione dell’impronta ecologica dell’umanità, spingendo indietro di tre settimane rispetto all’anno precedente la data del giorno del sovrasfruttamento della Terra. Il blocco mondiale indotto dal coronavirus ha causato una contrazione del 10% dell’impronta ecologica, un fatto solo teoricamente positivo, visto che è dovuto a un trauma che davvero non auspichiamo per cambiare decisamente i nostri stili di vita. In realtà i sapiens continuano ad usare le risorse ecologiche come se vivessero su una Terra quasi due volte più grande e il sovrasfruttamento delle risorse è l’emergenza più pesante per l’umanità, insieme al riscaldamento climatico, molto più grave della pandemia che stiamo dolorosamente subendo. E riguarda da vicino le nostre scelte: come produciamo il cibo, come ci muoviamo, come ci procuriamo l’energia, quanti figli decidiamo di avere e quanta terra e habitat proteggiamo per gli altri viventi.
Non ci vorrebbe molto, almeno apparentemente. Se, per esempio, riducessimo l’impronta di carbonio del 50% sposteremmo l’overshoot day di 93 giorni. L’umanità, utilizzando tutta la sua capacità rigenerativa, impiegherebbe meno di venti anni per riparare i danni causati dall’uso eccessivo delle risorse naturali, ammesso che quei danni siano completamente reversibili. Ma sembra che i sapiens non riescano a essere diversi da come sono, neanche quando mettono in pericolo la propria stessa sopravvivenza, perennemente intenti a tagliare il ramo dell’albero sul quale sono seduti.